Figli diversi - New Generation

4 luglio 2005, "AUT", Aprile 2005

AUT incontra Paola e Giovanni Dall'Orto in occasione dell'uscita della nuova edizione Sonda, rivista ed ampliata, di Figli diversi. Il libro verrà presentato a Roma presso il Circolo Mieli sabato 9 aprile 2005 alle 18:30, da Stefano Bolognini, Francesco Gnerre e Andrea Pini.


Figli diversi è l'appassionato e lucido diario corale di una madre e di un figlio che, nel 1991, decisero di venir fuori insieme, anche come famiglia, e di aggregare attorno alla loro scelta i destini di altri figli gay e dei loro familiari con la fondazione dell' AGeDO.

Il testo si propose fin dall'inizio come un'agile mappa per districarsi nei meandri della questione omosessuale, una bussola per disincagliarsi dalle secche dell'omofobia, una sorgente d'acqua fresca dove dissetarsi e riflettere, smontando i meccanismi dell'esclusione, denunciando le irrazionali paure brandite da sempre per perseguitare le persone gay e lesbiche. Insomma, un manuale di sopravvivenza, intessuto di rabbia e speranza, di scavo critico e demistificante di quanto le scienze umane e i poteri istituzionali avevano espresso sull'omosessualità.

Questa edizione di Figli diversi new generation [Sonda 2005, pp. 234, euro 14] si segnala già nel nuovo titolo come un'opera completamente aggiornata a quindici anni dalla prima uscita, che ora si avvale anche dei preziosi contributi di Stefano Bolognini e di Alessandro Galvani.


Il percorso parte con una presentazione dei variegati colori dell'Arcobaleno (delle differenti identità gay, lesbiche e transessuali) ed entra nel vivo con la problematica dell'accettazione dei propri desideri ed emozioni omosessuali.

Si passa poi ad un'analisi serrata e tagliente dei pregiudizi antigay, si suggerisce quando e perché "uscire fuori" (dichiarandosi in famiglia, cogli amici, a scuola e al lavoro), si descrivono le ombre (poche) e le luci dell'ambiente gay.

Viene poi commentato l'amore gay e lesbico, tra sogno e realtà, a partire dalla letteratura; si affronta quindi l'educazione sentimentale in chiave omoerotica, la necessità di proteggersi dalle malattie sessualmente trasmissibili, le opportunità dei nuovi media (internet in testa) per comunicare e allargare le proprie amicizie ed il proprio sapere.

La seconda parte, affidata a Paola Dall'Orto, indaga sulle varie spiegazioni che si sono escogitate per dar ragione dell'orientamento omosessuale, si chiede il perché dell'intolleranza, evidenzia il peso dei discorsi religiosi sulla persecuzione degli amori omosessuali, offre una serie di consigli di rara intelligenza ed umanità ai genitori con figli gay/lesbo/trans, pone al centro l'importanza di cementare solidarietà e aiuto reciproco tra familiari ed operatori sociali e pedagogici.


Ho chiesto a Paola (a cui giunge il caloroso affetto di tutto il Circolo Mieli e della redazione di AUT in un momento delicato per la sua salute) di ricapitolare successi e prospettive del suo generoso impegno ventennale a favore dei figli gay e delle famiglie di persone omosessuali.


Famiglia e scuola troppo spesso seguitano a dimostrarsi agenti di disinformazione sessuale, invece che di una educazione rispettosa e laica alle sessualità e alle diverse opzioni identitarie. Tu che, in tanti anni di battaglie in AGeDO, hai tastato sul campo il polso della accettazione o rifiuto delle identità omosessuali dei giovani, resti ottimista sulla possibilità di una radicale evoluzione culturale?

Da quando è nata l'AGeDO, dopo i primi passi necessari per poterci orientare, abbiamo compreso che l'obiettivo primario (oltre al supporto alle famiglie, ai genitori e ai figli/e) era iniziare un'opera di cambiamento nella società.

Abbiamo identificato la scuola come il luogo in cui questo obiettivo sarebbe stato il più possibile efficace, e da quando abbiamo iniziato ad occuparcene, sicuramente molto è cambiato: i giovani si vergognano meno a parlarne. Anche se insisto a dire che le differenze fra città e provincia sono ancora enormi, e che la coscienza di non potere vivere serenamente la propria identità costringe i giovani e gli adolescenti a stringere i denti mentre frequentano la scuola, per potersi poi emancipare scappando al più presto in città, magari con la scusa di frequentare l'università.

Io, personalmente, ho un carattere ottimista e le frequenti delusioni non mi fanno certo abbandonare il campo: se necessario, si ricomincia da capo con modalità diverse, magari con adattamenti nuovi.


Ma insomma, che ruolo hanno da giocare i familiari delle persone gay e lesbiche nella lotta per il riconoscimento delle unioni civili, dei diritti negati, della pari dignità?

Un ruolo importantissimo, che in genere i genitori non sanno riconoscere. Insisto sempre sul coming out dei genitori stessi.

Questo stuolo di persone, se non si tenessero nascoste per la vergogna e la paura, ma piuttosto si caricassero di amore e di rispetto verso i propri figli/e, potrebbe addirittura cambiare la politica sociale, potrebbe pretendere e ottenere rispetto ed uguali diritti per sé e per loro.

Potrebbe fare sentire la propria voce in parlamento, l'affetto per i propri figli/e non più filtrato attraverso i pregiudizi, potrebbe far sì che anche le gerarchie vaticane giungano a ricordare e poi ad applicare la voce di Cristo. E si arriverebbe con questo anche al consenso sociale.

Sono sicura che di fronte a un simile "partito", il cui collante è solo la richiesta di uguali diritti e rispetto per sé e per tutta la propria famiglia, tacerebbero anche i più accaniti oppositori.

Una delle realtà che più ci sta a cuore è proprio il benessere, la felicità e la serenità di figli/e: per questo vorremmo potere chiudere gli occhi sapendoli con un compagno o con una compagna accanto, come ai vecchi tempi.

È vero, noi mamme non ci smentiamo mai... e perciò facciamo il tifo per le unioni civili: e chi non le vorrà utilizzare, sarà poi libero di scegliere di non farlo.

Ma lo Stato non si rende conto di quali vantaggi acquisirebbe garantendo le unioni civili? Il mutuo soccorso è sempre stato alla base della società!


L'europeizzazione della questione omosessuale (ricordiamo che sei tra le fondatrici di Euroflag) sta dando nuovo impulso per superare ostracismi e arretratezza nel supportare in famiglia i giovani gay?

Grazie per questa domanda. Infatti la mia più grande speranza è riposta nell'Europa: per questo ho fondato Euroflag a Venezia, il 1 aprile 2000, con l'aiuto di Ezio Menzione. I soci? Gran Bretagna, Francia, Germania, e recentemente la Spagna. Il Belgio si sta ritirando perché dice che ormai il governo ha già dato loro delle ottime leggi e "non saprebbero contro chi combattere"...

Qui è il punto: nessuno si rende conto del fatto che il problema di base è la mentalità della società che va educata anche se e quando esistono leggi positive. Queste potrebbero servire solo per appellarsi contro eventuali soprusi, ma non è sufficiente finché i nostri figli saranno oggetto di bullismo o di mobbing.

Finché non esisterà rispetto per le diversità (rispetto che non va imposto, ma fatto crescere attraverso la cultura e l'informazione), non ci sarà pace.

Tornando ad Euroflag, ci siamo un poco arenati per le ultime elezioni, ma ora stiamo rilanciando l'associazione con progetti che dovrebbero indurre la Commissione Europea a rimboccarsi le mani e a iniziare a muoversi anche verso le nostre famiglie, per la prevenzione di situazioni spesso gravi, presenti in tutta Europa.


Giovanni Dall'Orto, classe '58, dirige il mensile Pride, cura uno straordinario sito di studi omosessuali, "La gaya scienza", collabora al sito "Cultura gay". È tra i "magnifici 5" dell'intellighenzia gay italiana (con Consoli, Cucco, Gnerre e Malaroda), uno degli autori più prolifici, noto anche all'estero per le sue ricerche storiche.

Inviso dalle Alpi alle Piramidi per la sua rara vis polemica, che gli ha procurato (a torto o a ragione) detrattori anche all'interno del movimento, in questa seconda parte dell'intervista sferza la disistima che spesso gay e lesbiche provano verso se stessi e i loro simili, denuncia il fatto che il re (il potere politico) è in mutande quando sposa il fondamentalismo omofobico, critica la regressione che vanno subendo i diritti civili e le libertà sessuali tout court.


Omofobia, brutta bestia. Il ruolo dei genitori, fratelli e amici delle persone omosessuali è fondamentale per smascherarla e sradicarla da tutti gli ambiti sociali e dalle istituzioni. Quali ti sembrano le armi più efficaci per combatterla a partire dal nucleo familiare?

Indubbiamente il coming out. Prima di tutto con se stessi. L'Italia è il Paese dei "mezzi froci", che vanno a letto con le persone del loro sesso però no, loro non sono omosessuali, "sono solo persone"... Perché, "cioè, definirzi è nnpo' llimitarzi... nooo??".

Per loro l'identità omosessuale è un ghetto orribile, che va evitata in tutti modi. Eccetera. Quindi in Italia non ci sono persone omosessuali, ma solo "bisex", "trasgressivi", "tuttifrutti", "al di là delle definizioni". Poi dopo si chiedono leggi per mettere allo stesso livello etero e gay. E a che pro? Se i gay non esistono, a chi devono servire 'ste leggi, scusami?

Lo stesso nei confronti della famiglia. Che se deve accettarmi, come prima cosa ha il diritto di sapere cosa cavolo debba accettare.

Se io ho nella testa la menzogna come strategia e la confusione mentale come conseguenza, mica posso andare a chiedere ai miei genitori di accettare che io sia confuso e bugiardo. Proprio non ne ho il diritto.

La prima omofobia da combattere è quella dentro i gay. L'altra può aspettare.

Quando sento i gay che strillano contro i travestiti al gay pride, o contro i "buffoni" del gay pride, o che dicono che il mondo gay è un "ghetto" che va demolito, capisco che noi stiamo tanto a combattere il nemico di fuori, mentre poi ce l'abbiamo in casa.


Quanto seguita a pesare il fondamentalismo religioso e la pavida complicità della politica nella repressione e nel silenziamento delle persone e degli stili di vita omosessuali?

Nella vita reale, ben poco. Sono i preti, non io, è il papa, non io, a denunciare il fatto che nemmeno i cattolici se ne sbattono di ascoltare le imposizioni papali in materia di sesso. Lui si fa il suo bel Giubileo, e i ragazzi accorsi da tutto il mondo per ascoltarlo gli lasciano i prati coperti di preservativi usati... Vorrà dire qualcosa o no?

Ed è sempre il papa a denunciare che i seminari sono vuoti, che nessuno intende più fare il sacerdote, alle sue condizioni, che la società si "laicizza". Eccetera.

Se invece parliamo della politica che si svolge in quattro palazzi di Roma, completamente avulsa dalla realtà e dal mondo, ma che è convinta di essere lei, il mondo, allora il fondamentalismo religioso conta ogni anno di più. Ma questo è un problema loro, non nostro. Zapatero ha vinto promettendo più Stato e meno Chiesa. Rutelli ha promesso più Chiesa e meno Stato, ed ha perso clamorosamente le elezioni. Se la sinistra intende perdere anche le prossime, la strada che sta seguendo Prodi è quella giusta.

Ma a questo punto, davvero, il problema è suo e non nostro. L'Italia prima o poi sarà obbligata ad adeguarsi alla libertà di movimento dei cittadini Ue anche in ciò che concerne il riconoscimento delle coppie dello stesso sesso. Il problema quindi non è se lo farà o non lo farà, ma se lo farà dopo aver bastonato i politici che vi si opponevano o no. Abbiamo già due precedenti: divorzio e aborto (due volte).Vedi tu...


Che ne pensi del ricatto del "proselitismo" e della pedofilia, agitato continuamente e a sproposito per bloccare ogni discorso serio sulla liberazione (omo)affettiva dei giovani, che sempre più vengono allo scoperto precocemente rispetto alle passate generazioni?

Che è stato possibile solo per la mancanza di chiarezza ideologica e culturale sul tema da parte del movimento gay, che ha giocato per troppo tempo al ribasso senza accorgersi che i suoi nemici intanto gli preparavano delle bombe atomiche come questa.

Se passa la legge sulla pedofilia in discussione al Parlamento, chiunque potrà essere accusato di qualunque cosa senza prove. Ma qualcuno di noi lo sa, che questa legge è in discussione? Non mi pare.

Ciò detto, mi pare un po' tardi per pensarci solo ora: la manovra avanza da almeno un decennio. La cultura, compresa quella politica, non serve mai a nulla, a sentire i gay. Si investe solo su abiti, feste e serate. Quando poi ci si accorge che sarebbe servita la cultura, un po' di idee, quattro argomenti in croce con cui ribattere, due analisi statistiche anche di seconda mano, di solito è un po' troppo tardi...


Questa rinnovata edizione di "Figli diversi" sarà per voi anche l'occasione per tirare un primo bilancio d'una presa di coscienza e di un impegno in prima linea ormai ventennale: che obiettivi credete siano stati raggiunti; quali sono state le delusioni/disillusioni più cocenti?

Giovanni: Credo sarebbe ingeneroso parlare delle delusioni, che in tanti anni sono state molte e spesso grosse: occasioni vergognosamente sprecate, miopia, meschinità, sabotaggi del lavoro altrui, deliberata distruzione di risorse e di lavori, ostruzionismo reciproco... per non parlare del gay o della lesbica che ti parla ancor oggi come se quasi 35 anni di movimento gay non ci fossero mai stati, come se il mondo fosse andato avanti per conto suo, dimenticandosi degli omosessuali, rimasti fermi al medioevo... Scoraggiante, per chi ha lavorato per il cambiamento, non trovi?

Però a chi e a che servirebbe parlare in questo modo? Credo semmai sia più costruttivo limitarsi a ricordare che da questo libro (che nel suo piccolo tiene banco da quindici anni e da quattro edizioni) è nata l'AGeDO, che è stata l'unica vera novità politica dirompente nel mondo glbt negli ultimi dieci anni.

Per un banale libro, non mi pare un bilancio positivo di poco conto...

Paola: Come sempre sono ottimista: l'AGeDO ha continuato il suo percorso negli anni, forse con troppa lentezza nei confronti delle consorelle europee, che a differenza di quanto accade in Italia godono dell'appoggio e non delle invidie delle associazioni glbt.

Ora però ha quasi raggiunto gli obiettivi che si prefiggeva, sia nel campo dei progetti nella scuola, delle pubblicazioni e della produzione di materiale che ormai tutta l'Europa utilizza.

Noi genitori vogliamo esclusivamente promuovere la serenità dei nostri figli e delle nostre famiglie e siamo felici del fatto che quanto si sta facendo possa essere utilizzato da tutti, senza volere assurgere a protagonismi che conducono solo ad improduttività e inutile spreco di energie - che occorre invece spendere positivamente.

Chi è ancora troppo assente sono proprio i genitori, anche se ora fanno capolino pure i padri con figli minori che vogliono aiutarli introducendoli in un ambiente protetto, perché si informino e si accettino attraverso lo specchio di altri come loro.

Ora vari sacerdoti, quasi apertamente dissidenti dai dettami vaticani, hanno il coraggio, nonostante le varie sospensioni a divinis, di assumere posizioni di ascolto e di aiuto.

Sappiate che le rabbie e le immancabili disillusioni sono il nostro carburante: permettono di ricaricarci e continuare a rivedere le nostre modalità di approccio alla realtà.
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