Il mio bisnonno Richard Wagner

Intervista a Gottfried Wagner

11 aprile 2005, "Noi - Notizie omosessuali italiane" (oggi "Gaynews.it") del 12/6/1999, col titolo "La famiglia Wagner fornì a Hitler la carta su cui scrivere il Mein Kampf" [Revisione editoriale di Giovanni Dall'Orto]

Gottfried Wagner, nipote del grande musicista Richard Wagner, ci parla del bisnonno, del nonno gay, dei rapporti della famiglia con il nazismo, della sua idea degli omosessuali e dell'omosessualità.


Wagner: lei ha un nome importante, ma è considerato anche "la pecora nera" dalla sua famiglia.

Io sono uno storico appassionato e non mi va che si falsifichi la storia. Specialmente se c'è di mezzo il tuo cognome e se si sta parlando di un periodo storico in cui si fa il nome di Adolf Hitler, dato che Wagner era il modello culturale di Hitler.
Si potrebbe anche dire che Richard Wagner ha fatto la sua parte nella politica tedesca, ha fatto la sua parte per portare ad Auschwitz, dopodiché ci sono molti cantanti wagneriani che sono finiti ad Auschwitz...
Dopo l'Olocausto, cambia il modo di confrontarsi con la storia: non si tratta più solo di bella musica.
Io parlo affinché si sappia del fanatismo di Wagner, che è stato occultato nelle varie biografie, come è successo anche qui in Italia, e allora bisogna confrontare quello che s'è detto in proposito con il testo che io ho scritto, comprese le parti in cui parlo del razzismo e dei gruppi nazisti.
Ho lavorato incentrando il mio lavoro sulla diversità (anche in senso democratico) e chiaramente la questione ebraica è una questione centrale per me, per discutere delle minoranze.


Quindi non c'è dubbio sull'antisemitismo di Wagner.

È un dato di fatto. L'antisemitismo di Richard Wagner falsificava, rifiutava il confronto stesso con la verità.
Wagner era antisemita, antifemminista, nazionalista in un modo duro ed anche molto aggressivo, ed ebbe una grande influenza sulla politica e sulla cultura. In questa dimensione del suo Festival, Wagner non fu soltanto l'artista e il compositore delle sue opere: qui Wagner fu il suo giornale, il "Bayreuther Blaetter", una pubblicazione durata fino al 1938, dagli argomenti razzisti, sciovinistici, antifemministi.
Io considero il ruolo della mia famiglia un peso storico enorme. Ho rotto il silenzio e messo a confronto queste due diverse verità, anche se farlo è stato doloroso.


Però l'antisemitismo di Wagner non è solo nelle sue opere, ma anche nella sua famiglia: raccontavi che la famiglia Wagner ha avuto un ruolo diretto nell'ascesa del potere nazista, di Hitler.

Questo è fuori discussione: Hitler nella sua autobiografia Mein Kampf parla di Richard Wagner come del modello culturale e politico, molto importante.
C'è anche un altro nome di cui Hitler parla scrivendone positivamente: Houston Stewart Chamberlain, e fu Hitler stesso a contattare nella primavera del 1923 (dieci anni prima dell'ascesa al potere) le famiglie Chamberlain, Chenlin e Wagner, specialmente mia nonna. Fu lei stessa, Winifried Wagner, la nuora di Richard Wagner e Cosima Wagner, ad aprire le porte ad Hitler, facendolo entrare nella borghesia ed aristocrazia tedesca, dove avrebbe trovato aiuti per la scalata che noi tutti conosciamo. Prima di allora Hitler non era nessuno.


Questa signora ha fornito addirittura la carta per scrivere il Mein Kampf.

Prima che Hitler tentasse il putsch di Monaco, la famiglia Wagner era già a conoscenza dei suoi piani. Quindi non appena si ritrovarono tutti in carcere mia nonna regalò fondi alle famiglie dei prigionieri e fornì ad Hitler una macchina per scrivere e dei fogli.
Sette anni più tardi muore mio nonno ed Hitler avanza la proposta di matrimonio a mia nonna, rimasta vedova Cosima Wagner; per fortuna oggi io non mi ritrovo il nome Goffredo Wagner-Hitler! Sarebbe stato troppo!


Ma come ci fu allora il sodalizio tra Richard Wagner e Ludwig II di Baviera, che era chiaramente ed esplicitamente omosessuale?

Noi parliamo di un Wagner calcolatore, io direi quasi brutale.
Lui, sapendo dell'omosessualità di Ludwig, ne ha fatto la sua arma per estorcergli denaro: in quel periodo Wagner aveva bisogno di soldi per il suo teatro, per l'orchestra di Monaco.
Wagner era un grande opportunista, non dimentichiamolo; squallidamente era capace di scrivere due lettere, l'una d'elogio, l'altra piena di argomenti negativi: insomma un carrierista senza scrupoli.

Un altro caso in cui ho sentito affrontare in famiglia il tema dell'omosessualità è stato a proposito del figlio [!], Siegfried Wagner [1869-1930]. Richard ebbe il suo unico figlio all'età di cinquantasei anni, e non si può dire che Siegfried fosse il prototipo della razza ariana: allevato da Cosima, con le sue quattro sorelle, figure femminili super-dominanti e oppressive.
Siegfried ebbe una relazione con Clement Harris, molto vicino ai circoli culturali frequentati da Oscar Wilde, fino a quando non venne costretto, come unico mezzo per la continuazione della stirpe Wagner, a sposarsi con mia nonna, che allora aveva solo sedici anni.
Si ritirarono entrambi nella piccola casa al fianco della grande villa Wahnfried, la "Siegfried Wagner Haus", anche nascondendosi perché Siegfried fu perseguitato a causa della sua omosessualità. Fu proprio Adolf Hitler a rinfacciargli la sua "decadenza", il suo lasciarsi andare all'omosessualità, al vizio; ma d'altro canto era sempre il figlio del Maestro e quindi intoccabile.


Nell'iconografia nazista, che ruolo hanno Wagner e le sue opere?

Un ruolo chiave, e qui posso parlare come storico.
Forse sai che nel 1938 ci fu la grande festa della musica a Duesseldorf, che decretò l'apoteosi dell'ideologia nazista, e tutto fu riportato al Modello: a Richard Wagner.
Più chiaro di così non si può.


Ma perché se ci sono prove così eclatanti come queste la famiglia, dopo la caduta del nazismo, ha cercato di nascondere tutto?

Ma è chiaro! Qui parliamo di una potenza commerciale, io la chiamo "redemption Bussiness" [il business del Riscatto] non si può parlare degli aspetti razzisti a nazionalistici, ora. La Germania e le sue industrie hanno avuto bisogno di soldi, ed hanno pensato bene che la famiglia Wagner sarebbe stata un'ottima soluzione.


Ed il tuo libro?

Io ho voluto raccontare tutti quegli aspetti che si preferiva tralasciare: il miscuglio tra arte, storia e il suo antisemitismo.
Ho scritto il mio libro per la necessità di discutere quanto era insopportabile: dell'archivio di Bayreuth si è fatto un uso sbagliato: quello che serviva si prendeva, quello che non serviva si distruggeva. Così è andata persa tutta la corrispondenza tra Hitler e la famiglia Wagner, come le cartoline che sono state trovate poco tempo fa e che hanno scatenato un grande scandalo.


Come riesce a conciliare queste cose: l'arte e le ideologie di Richard Wagner?

Bisogna smettere di pensare che il "bello" voglia dire automaticamente il "buono".
Nel caso di Wagner la bellezza serve come mezzo ideologico, è una seduzione per la logica.
Per me dirlo è molto difficile, dato che questo è stato l'ambiente in cui io ho vissuto, e con il quale mi sono poi scontrato.

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