Per sempre... giovani!

In occasione dell'uscita del romanzo "Per sempre", invadiamo la casa parigina di Eric Jourdan, uno dei grandi della narrativa francese, che esordì nel 1955, a soli quindici anni, con lo sbalorditivo capolavoro "Gli angeli malvagi"

4 marzo 2008, "Aut" n. 99, marzo 2008

- La sua casa è così carica di storia e di memorie...

J Qualche anno fa venne battuta in un'asta londinese una fattura del 1828 intestata a Henri Beyle, pseudonimo di Stendhal. Il romanziere si era attivato per un monumento al Père Lachaise da dedicare a Géricault, morto quattro anni prima. L'artigiano incaricato fece recapitare a mano il consuntivo delle spese al domicilio di Stendhal, in rue de Richelieu, 69, 6° piano: quindi, la carta testimonia che egli abitò lì per un certo periodo. Ed è in questo appartamento, a pochi passi dal Louvre, che mi sono trasferito nel 2000, due anni dopo la morte del mio padre adottivo, Julien Green (1900-98). Per di più sono nato il 29 maggio 1940 a duecento metri di qui, in rue Vivienne (in uno dei tanti immobili demoliti negli ultimi tempi un po' ovunque a Parigi), dove abitò Lautreamont un anno prima della sua scomparsa. Gli autori del "Rosso e il nero" e dei "Canti di Maldoror", quali angeli custodi!

- Giovani in rivolta contro le gabbie sessuali/familiari e le convenzioni ("Gli angeli malvagi", 1955; "Per sempre", 2003), contro il terrore che regna in un impero agonizzante (la trilogia di "Charité", "Révolte","Sang",1985/1992), contro il capitalismo che, con le sue leggi, gli sprechi, le speculazioni e i consumi superflui, finisce per violentare popolazioni e ambiente ("Au gémonies", 2007). Lei dissemina tracce di una visione cosmopolita che rispetta le diverse culture e la natura, rifiuta guerra, ingiustizie e privilegi di classe, esprime i mille modi di essere uomini.

J Il filo rosso che lega i miei libri sta nel non riconoscermi in nessun sistema. Non faccio parte di alcuna congrega, sono agnostico, credo solo nel cervello e nel cuore degli individui. È terribile che ai giorni nostri le persone rinneghino ciò che sono state a sedicianni, un'età in cui non si sa molto, ma carica di un'inesauribile capacità d'amare, di capire gli altri. Poi il tran tran quotidiano, il desiderio di far carriera e di imporsi fanno sì che quella capacità si spenga. Mi è difficile credere in una totale uguaglianza, perché pare assai improbabile che tutti, pur in presenza di una maggiore giustizia sociale e redistribuzione dei redditi, possano riuscire a coltivare lo stesso grado di sensibilità e intelligenza. Quanti disastri scatenati dalle potenze coloniali, dagli eserciti imperiali, dalle religioni universali, che hanno imposto con la violenza e la razzia la propria civiltà ad altri popoli! Non dovremmo mai rinunciare a comprendere i codici e le usanze degli altri. Va evitato come la peste l'appiattimento generale che comporta una globalizzazione selvaggia, col suo esperanto imperiale, che ci rende tutti interscambiabili.

- Nel 2003 esce "Pour jamais", un libro concepito una quindicina d'anni prima e rimasto in fondo ad un cassetto: sorte comune a molte sue opere, che solo dopo il 2000 hanno conosciuto una nuova fortuna con ristampe e riedizioni integrali. Da subito ho desiderato che questa storia di amour fou,vissuta tra la veglia e il sogno, fosse tradotta anche in Italia. La mia versione è poi uscita nell'agosto del 2007: "Per sempre",Edizioni del Cardo.

J In "Per sempre" offro un altro saggio del mio modo di interpretare il gioco dei sensi. Non ci si trova di fronte ad un amore che giunge a sopprimere l'oggetto del suo desiderio (come ne "Gli angeli malvagi"), ma ad una passione che i due protagonisti non arrivano a capire pienamente: non si rivelano, e perciò si genera un cortocircuito nei loro sentimenti. La reciproca attrazione finirà per dispiegarsi solo in un labirinto onirico, con una precisione più vivida di un reiterato amplesso. Se ne "Gli angeli malvagi" l'azione si concentra in un'estate, in "Per sempre" la storia copre più di sessant'anni. L'amicizia tra i due ragazzi dura il breve spazio di un decennio, dalla scuola media all'università, ma il loro amore si proietta al di là della barriera del tempo con la confessione di Ethel, ultima sopravvissuta del dramma, e la promessa del giovane Tom di riunire i due amici.

- Che salto epocale di mentalità dagli anni Trenta ad oggi, con la diversa percezione e coscienza del desiderio e delle identità omosessuali. Dalla paura e dalla clandestinità si approda - col 'passaggio del testimone' a Tom - ad una piena visibilità...

J La felicità per i giovani amanti giunge nel nuovo secolo: i loro corpi si ricongiungono, l'amore autentico annulla la morte. In base a quella dolorosa lezione, Tom impara a decifrare la lingua del desiderio. Certi autori hanno giocato un ruolo chiave nel cambiamento: Yourcenaur calandosi mimeticamente nell'antica Roma, Genêt, dietro il "paravento" di protagonisti popolari, coinvolgendo il lettore borghese in storie 'bizzarre', dai personaggi sulfurei, 'estranei' al suo ambiente. Non ci si rendeva conto che le barriere sociali cedevano poco a poco, in un mondo in cui i figli dei quartieri bene avevano molti punti in comune con i ragazzi di vita. Tra gli scrittori di punta della narrativa gay, mi stanno a cuore due americani: John Rechy ["City of Night", 1963; tr.it. "Città della notte"] e James Purdy ["Eustace Chisholm and the works", 1967; tr.it. "Rose e cenere"]. Mentre Genêt metteva in scena gente di periferia, e Rechy dei marchettari, io esordii ponendo al centro adolescenti della middle-class, e questo il Potere degli anni '50 non poteva accettarlo. Se non fossi stato minorenne, avrei rischiato fino a dieci anni di carcere. Un mio difensore - allora ministro - disse che bisognava evitare di trasformarmi in un martire. Comunque, all'epoca nei confronti dei giovani non c'era la vomitevole mentalità di un Sarkozy.

- Ci parli del suo modo di scrivere...

J Mi servo di un registratore per prendere appunti o fissare delle suggestioni. Poi sviluppo idee trame e personaggi usando la penna. La tastiera del computer ha qualcosa di troppo meccanico, non mi consente di preservare l'autenticità e l'urgenza della scrittura. Diceva Kafka che, se romanzi poemi e opere teatrali son "fatti a mano", il cervello riesce a mantenere la piena direzione dell'atto creativo. Sono molto pigro, quando mi metto a scrivere per me è come un supplizio, perché devo lavorare duro e non ne ho voglia, ma mi ci ostino per almeno dieci pagine a sera per un intero mese. Al mattino, quando torno a leggere il testo, lo trovo pronto per la stampa, dal momento che, a mano a mano che procedo, opero le mie correzioni, finché non c'è più nulla da ritoccare. Giunto al termine del libro, lo détto ad una mia collaboratrice, e in seguito può restare per anni in un cassetto.

- In "Per sempre" la natura partecipa come sorella o matrigna ai diversi stati emotivi dei personaggi, è testimone dei loro incontri nei sogni, sigla col suo muto trascolorare o le sue burrascose metamorfosi i momenti chiave. La notte, l'universo dei sogni, i boschi, l'acqua che turbina nella tempesta, il cielo che si rispecchia in uno stagno, la liquida profondità di uno sguardo, gli occhi di Doug in cui John annega...

J Ho viaggiato molto, ho un vero culto della natura. Adoro le foreste, le notti d'inverno sui monti. In campagna ho ambientato l'esplosione dei sensi che cattura i due cugini de "Gli angeli malvagi"; anche nella storia d'amore inespresso di "Per sempre", la topografia selvaggia gioca un ruolo chiave nell'attrarsi e respingersi dei due giovani studenti. Ma alla mia età non potrei vivere in piena natura, rischierei di annoiarmi, mi considero un 'ragazzo di città'.

- Doug esita di fronte agli inviti dell'amico John di tuffarsi o di salire in barca per una gita al lago: teme che l'acqua sia troppo alta...

J Ho prestato a Doug una delle mie paure più radicate. Se da un canto subisco la fascinazione della montagna e delle foreste, dall'altro non mi attraggono particolarmente fiumi, laghi e mari. Non sono un patito del nuoto, non mi spingo mai dove non si tocca, forse perché da piccolo ho rischiato di affogare. Amo molto la scena in cui i due ragazzi sono su una barca. Doug ha paura per le oscillazioni dello scafo. John allora immagina che l'amico stia annegando, ma, invece di salvarlo, lo trascina sul fondo. Perché il desiderio, specie quello inespresso e soffocato, logora, consuma e spinge a divorare la persona amata, come una mantide religiosa.

- Colpisce la sua sapienza nell'assemblare differenti punti di vista, che scavano negli stessi fatti portandone ogni volta alla luce aspetti inediti: a volte anche attraverso lo sguardo di gente che sta per morire o è già scomparsa (cfr. il finale di "L'Amour brut"). Uno stile di taglio cinematografico, ora molto alla moda...

J Sì, questa tecnica del racconto multiplo, sperimentata la prima volta nel mio romanzo d'esordio, trionfa in "Per sempre" dove si intrecciano quattro versioni degli stessi fatti. Quanto alla moda, presto diviene fuori-moda: uno stile autentico invece rimane vivo nel tempo.

- Eros e Tanatos, facce di un'unica medaglia che è la vita: la morte come continuazione dell'amore, l'amore prefigurazione della morte. La forza dell'erotismo è debordante nelle versioni non censurate ed integrali delle sue opere, e spesso si lega alla violenza. Non di rado al centro c'è un ragazzo 'perturbante' che cattura il desiderio di coloro in cui si imbatte, e finisce per essere violato/sacrificato come capro espiatorio dei pregiudizi, delle paure e dei giochi di potere degli adulti. È quella che io definirei una porno-grafia angelica, perché pone al centro il denudamento, la spogliazione (anche della vita) di un anghelos, di un messaggero.

J Mi servo di una tavolozza dai colori caldi per sviluppare le differenti gamme cromatiche dell'eros. Indago anche tra i fantasmi della bisessualità e dell'attrazione che molti soffocano o vivono con aggressività per i giovani del proprio sesso. Spesso al centro della mia opera è la difficoltà a volte insormontabile di dichiarare un amore omosessuale, di confessare l'attrazione per il proprio sesso. Certo è che, solo quando ci si libera del controllo sociale e dal dominio etero-machista e si risponde ai richiami del corpo e della propria intelligenza, si supera ogni freno e si può approdare ad un pieno soddisfacimento dei sensi.

- In "Per sempre"la Storia si cela, il Mondo pare scomparire come d'incanto.

J Sì, è vero, i conflitti di classe (che provocano il licenziamento di Doug al Messager) e le guerre occupano solo lo sfondo della mia tela. Trovo, invece, che il corpo sia il risultato più bello dell'evoluzione. Vorrei precisare il corpo dell'uomo, perchè quello di una ragazza incanta ma cambia velocemente, mentre i maschi spesso riescono a conservare nel corso del tempo una loro bellezza. L'attuale follia è di affidarsi ad ogni costo al culturismo: alla fine rischiano di somigliarsi tutti come cloni gonfiati, dei veri e propri 'coleotteri palestrati'.

- Spesso al centro della sua opera sono i danni causati dentro e fuori dell'individuo dalla repressione sessuale...

J Per secoli la vita sessuale è stata devitalizzata e ingabbiata dalla superstizione e dal fanatismo. Tutte le religioni sono tenute in piedi da persone ottuse, che colpevolizzano la gente per meglio "fargliela pagare", sia in termini di offerte/denaro, che di rimozione delle proprie pulsioni. Solo col Rinascimento e l'Illuminismo il sesso è uscito, per una boccata d'aria, dal carcere della repressione e della mistificazione. D'altro canto, nel '900 certe banalizzazioni del pensiero di Freud hanno prodotto i loro guasti, ingarbugliando ancor più la materia, senza far emancipare autenticamente le persone, rendendole anzi più timorose di esplorare le proprie potenzialità erotiche. In genere agli uomini non piace che gli si spieghi tutto, vogliono conservare un certo alone di mistero. Bisognerebbe poter sperimentare le proprie voglie e curiosità senza la necessità di doverle prima razionalizzare, certificare e proclamare ai quattro venti. Una totale liberazione dell'immaginario sessuale delle persone è un argine robusto allo strapotere religioso sempre più invasivo. Curioso come la gente si danni a complicarsi la vita che pure è così semplice.

- Lei è avaro di lieti fini, eppure, una volta terminati i romanzi, il lettore rimane con una profonda nostalgia...

J È come se lanciassi un guanto di sfida al destino, dal momento che in realtà ho avuto un'esistenza assai felice. Un po' come l'obolo che si getta per scaramanzia nella Fontana di Trevi, con la segreta speranza di poter ritornare. Tenga conto che l'anno in cui ho terminato "Per sempre" si è rivelato uno dei più belli della mia vita. Nel romanzo, alla fine degli anni Trenta due ragazzi perdono la vita per l'inconfessabile amore che provano l'uno per l'altro. Finale tragico, anche se 63 anni dopo il mondo sembra aver cambiato il modo di vedere l'omosessualità, e il libro si conclude con una nuova speranza di riscatto. Ora, perché la scomparsa di due persone che muoiono insieme per amore non può essere vista come una maniera per sfidare la loro società e il tempo? Io sarei avaro di finali lieti? La passione prima o poi si esaurisce, l'esperienza della perdita è sempre in agguato: queste sono realtà, e non il frutto della mia visione "pessimistica" della vita.

- Quanto nella sua opera è legato all'ispirazione?

J Si attinge dalla propria esistenza, altro che invenzione pura! Non riuscirei ad essere autentico se falsificassi i dati della mia esperienza, confezionando, ad esempio, un polpettone etero. A volte è difficile rintracciare nel testo il vissuto trasfigurato dalla fantasia dello scrittore, ma è là, davanti ai vostri occhi. Le mie storie sono talmente trasformate che quasi non mi ci ritrovo io stesso. Alcuni amici osservano che mi sono 'tradito' in questo o quel punto della narrazione, mentre non colgono l'autenticità di altri episodi della mia vita, che pure sono riportati in maniera trasparente.

- I suoi romanzi sono disseminati di fermenti culturali e citazioni: Marlowe e Shakespeare...

J In "Per sempre", Doug, indimenticabile nella sua interpretazione di Mercuzio in una farsa che presto degenererà in tragedia, è vicinissimo a Romeo. Romeo uccide il fratello di Giulietta, uccide la mascolinità che avrebbe potuto percepire quando Giulietta non fosse stata più una bambina. Tebaldo, non riuscendo a eliminare il suo nemico Romeo, sacrifica/castra il suo alter ego Mercuzio. L'ambiguità è la cifra più evidente in tutto Shakespeare. Adoro i "Sonetti" del bardo inglese, che non possono non richiamare altri canzonieri omoerotici, come le "Rime" di Michelangelo o "L'hobby del sonetto" di Pasolini. Ho scritto anch'io dei "Sonnets du jeune homme brun". Una mia opera di gusto shakespeariano - "Bandiera nera" - è stata data al Festival di Taormina nel 1992, nella versione di Sandro Sequi. A proposito della cittadina siciliana, trovo che i ragazzi immortalati da von Gloeden siano di un kitsch pazzesco, come i modelli di Pierre e Gilles, ma forse avrà ecceduto nei suoi travestimenti bucolici e nel suo teatrino classicheggiante per timore della censura: se fosse stato più esplicito nella sua fascinazione per l'eros pederastico, le conseguenze per lui sarebbero stato ancor più gravi di quanto poi dovette subire dai fascisti. Quanto a Capri - Fersen e gli altri "uranisti" immortalati ne "L'esule di Capri" da Peyrefitte, un grande "pettegolo" che per lo più detesto, autore anche di un celebre "outing" nei confronti di Paolo VI, uno dei pochi pontefici intelligenti della storia [ndr: vedi ora anche il bel saggio di Gargano "Capri pagana"] -, già all'epoca del mio primo viaggio, nel 1972, era ormai invivibile. Ma forse il segreto sta nel visitarla nei mesi in cui è risparmiata dalla chiassosa invasione turistica. E, a proposito dell' "isola delle sirene", confesso che amo molto il Malaparte de "La pelle", che lì aveva costruito una sua avveniristica villa, in cui andrei a vivere domani stesso. Preferisco la trasparenza di Sandro Penna all'opacità dell'alessandrino Kavafis. Mi attrae anche la figura di Rolfe-Baron Corvo nel suo amore spropositato per l'Italia, o le poesie nascoste di Leopardi a tematica pederastica, affidate all'amico Ranieri. Di Visconti non amo "La morte a Venezia" e i grandi film in costume, ma adoro "Vaghe stelle dell'Orsa". Ho un culto per certi capolavori di Pasolini, come l'incompreso "Salò", e per i suoi scritti "corsari" e "luterani".

- Matrimoni gay, Pacs...

J Già il matrimonio è il trionfo del conformismo dei sentimenti, perché andare in cerca del Pacs? Perché integrarsi ad ogni costo nel sistema dominante? Ma naturalmente ognuno ha il diritto di organizzarsi come meglio crede, e di battersi per una tutela legale delle proprie scelte Una volta qualcuno mi ha chiesto se ero bisessuale o omosessuale, e gli ho risposto che ero 'normale', perché considero normale tutto quello che mi somiglia. È mostruoso voler colpevolizzare la gente per poterla poi 'guarire' (perseguitare), come cianciano i clerico-fascisti con le loro "cure riparative".

- Ci dica qualcosa del teatrino della politica.

J Destra o sinistra, même combat: nella loro sessuofobia i politici paiono a volte del tutto interscambiabili, quasi dei cloni. L'attuale presidente francese Sarkozy è un personaggio da Grand Guignol, simile in questo al vostro Berlusconi, se possibile ancora più volgare. C'è uno statista italiano che adoravo per la sua intelligenza: Enrico Berlinguer. Era un signore, ai giorni nostri non ne restano più molti. Bisogna vivere secondo le proprie idee, è questo che più importa, ma se non si fa parte di un qualche circolo, in poco tempo vi emarginano. Non mancano coloro che a chiacchiere amano starsene appartati, salvo poi precipitarsi su un microfono quando ne spunta uno all'orizzonte.

- Anche da giovane, lei è sempre stato un po' in disparte rispetto alla comunità omosessuale francese, che negli anni '50-60 si riuniva più o meno clandestinamente attorno alla rivista "Arcadie", desideroso di evadere da ogni recinto ed incontrare altre culture.

J Dopo il 1955, l'anno del sequestro de "Gli angeli malvagi", ho continuato i miei studi, trascorrendo periodi più o meno lunghi in Inghilterra, in Svizzera, in Germania, in Austria, con brevi viaggi anche in Spagna e in Italia, dove sarei tornato varie volte molti anni più tardi col mio padre adottivo. Il mio coming out, la certezza che i miei più forti desideri erano tutti per i ragazzi, coincise con l'elaborazione del primo romanzo, "Gli angeli malvagi" (1955; Guanda, 1990), cult-book per almeno due generazioni. In Francia il libro subì una vera e propria damnatio memoriae perdurata trent'anni, sotto governi di destra e sinistra. La proibizione era legata all'omosessualità, ma anche al fatto che i protagonisti dell'omicidio/suicidio fossero due minori, per giunta borghesi. In ogni caso la censura ha attizzato un passaparola sotterraneo e il libro è andato a ruba in barba alla condanna in vigore (se ne contano una ventina di edizioni, per lo più clandestine). Negli Stati Uniti la prima traduzione per Pyramid Books (piena di tagli per non rischiare un sequestro) si vendette in 300.000 copie, all'epoca più della Sagan.

- Trovo che la tecnica dei flashback, con il peso riservato al sogno e a una natura tutta chiaroscuri, richiami certi film americani...

J Amo molto il Gus Van Sant di "Cowgirl - Il nuovo sesso", "Will Hunting" e, soprattutto, di "Belli e dannati" ("My Own Private Idaho"): un film di rarefatta tristezza, ispirato a Shakespeare (evocato anche in "Per sempre"), che provoca rabbia perché l'amico più ricco non viene in soccorso del più povero, perdutamente innamorato di lui. Ang Lee, poi, in "I segreti di Brokeback Mountain" mi ha stregato, specie per lo scenario naturale in cui esplode la passione tra i due giovani cowboy/pastori; ho trovato interessante anche i rapporti che i due provano a costruire con le loro compagne: un bel film, notevoli i due protagonisti [ndr: lo sfortunato Heath Ledger è scomparso il 22 gennaio 2008]. Ho una simpatia naturale per quella parte del popolo USA che è democratica e libertaria, in primo luogo perché sono stato influenzato anche dall'educazione di un americano (mio padre adottivo, Green, non ha mai rinunciato alla sua nazionalità), e poi perché, pur in presenza di molte contraddizioni e ingiustizie, sono affascinato dalla straordinaria, generosa gioventù di quel Paese. Bisogna dargli il tempo di sedimentare un loro passato.

- Progetti letterari futuri?

J Il prossimo libro, carico di felicità, sarà "Trois coeurs", biografia sui generis che copre i miei primi 38 anni, fino all'adozione da parte di Green. Narra di me, e dei miei genitori naturali (i "tre cuori" del titolo). Tutte le persone appaiono col loro nome: quello vero per i morti, degli pseudonimi per i viventi. Scrivendolo mi sono liberato di tante domande che mi facevo sulla mia esistenza. Si scrive sempre per 'evacuare' qualcosa di sé che non si vuole conservare. E finché non ci sbarazza di questo qualcosa, ci si impedisce di essere completamente liberi. L'ho terminato e mi è parso di essermi liberato di una parte del mio passato che non volevo 'traslocare' nel futuro. Apparirà nel 2008 per i tipi di Jean-Jacques Pauvert - editore di Crevel, Klossowski, Roussel, Sade. Ho ultimato anche la revisione de "Le Jeune soldat", un romanzo che risale al 2000 e in cui ho trasfuso molto di me. È la storia di un incesto tra un fratello e una sorella. Un terzo personaggio s'incunea tra i due per salvare l' "onore" della famiglia e la morale dominante: sposerà la sorella... e diverrà l'amante del fratello! Un editore a cui l'ho dato in visione ne è restato scandalizzato, ma alla mia età non sono disposto a cambiare una virgola per accontentare la censura. Sto poi lavorando ad un nuovo soggetto: la storia di un amore sfortunato che sfocia in un assassinio organizzato da ragazzi di buona famiglia in vacanza ai danni di un loro coetaneo, la cui unica colpa sta nel non somigliare al branco. Esito tra due località dove situare l'azione: Santa Margherita Ligure o i dintorni di Monaco.

La riproduzione di questo testo è vietata senza la previa approvazione dell'autore.

Potrebbe interessarti anche…

titoloautoredata
Intervista a Eric JourdanFrancesco Gnerre18/01/2008