GSI: lo sport come impegno lgbt

9 dicembre 2009

Nicola e Mattia sono due riferimenti di Gay Sport Italia, un'associazione di associazioni diverse che uniscono persone lgbt interessate alle varie discipline sportive in tutta Italia. Oltre ad avere un significato agonico, GSI vuole impegnare diverse persone nel Movimento per la rivendicazione dei diritti umani e civili e l'autodeterminazione degli omosessuali. Il tutto parte da un presupposto culturale: scalfire il pregiudizio spesso molto radicato nell'ambiente sportivo.


GSI: Coordinamento di lesbiche, gay, bisessuali e trans per lo sport. Come si costituisce e si fonda?


Gay Sport Italia nasce in occasione del Pride di Roma nel 2007. La creazione di un coordinamento nazionale che facesse incontrare i vari gruppi sportivi Lgbt era un'idea che già da un po' di tempo di discuteva in maniera informale a margine di tornei e competizioni internazionali. In Italia c'erano, e oggi ancora di più, molte società sportive attive che parlavano tra di loro a livello locale: Roma, Milano, Bologna, ma nessuna occasione che le mettesse tutte intorno a un tavole per conoscersi e condividere esperienze e idee.


Quali sono le attività che esprime e ha espresso da quando è stato fondato e quali associazioni raccoglie?


Il Gsi è ancora in fase nascente, ma qualcosa è riuscito a fare di importante. Come organizzare la delegazione italiana agli ultimi Eurogames di Barcellona nel 2008: circa 300 atleti vestiti d'azzurro con Paola Concia portabandiera. E al ritorno da Barcellona, grazie alla determinazione della Concia, tutti gli atleti saliti sul podio sono stati ricevuti a Montecitorio dal presidente della Camera Gianfranco Fini.


I media ufficiali e di massa tendono a dividere l'omosessualità da ogni attività sportiva, dando un disegno aberrante di attività ginnica virile ed eterosessista. Le associazioni glbt che si occupano di sport stanno aumentando a macchia d'olio. Come spieghi questo dato?


Soprattutto quando si parla di calcio e omosessualità direi, in tutti gli altri casi diventa una questione di cui non si discute. Oppure se ne discute alla stessa maniera di "donne e motori". In realtà di strada, anche se poca, se n'è fatta. Seoul 1988 Greg Luganis vince l'oro nei tuffi e fa scandalo quando si scopre che è gay e sieropositivo, vent'anni dopo a Pechino 2008, Matthew Mitcham, medaglia d'oro sempre nei tuffi, festeggia senza scandalo con il fidanzato.

Ed ecco che accanto ai gruppi sportivi storici nascono nuove realtà Lgbt che "fanno" sport.

Se qualche anno fa un gruppo sportivo gay nasceva per creare un luogo protetto per praticare il proprio sport, qualcosa alla stregua di un ghetto, oggi invece quando nasce una nuova realtà è proprio per fare sport in maniera aperta e visibile, gareggiando nei campionati delle federazioni sportive nazionali.


Il movimento glbt è in una fase importante della sua storia: occorre uscire visibili per determinare cambiamenti necessari in una società italiana, spesso intollerante, l'alto numero di atti omofobici a danno di persone lgbt, perbenista e fortemente ideologica. Che cosa le organizzazioni sportive lgbt possono offrire culturalmente alla crescita del Movimento?


Ancora maggiore visibilità! Come dicevo le associazioni sportive italiane partecipano ai campionati sportivi e a competizioni federali, si fanno vedere e soprattutto vincono. Una squadra gay scende in campo ogni settimana contro una squadra "etero" così com'è. Quello che conta è la prestazione sportiva, e vincere il rispetto come atleta fa vincere nella maggior parte dei casi anche il rispetto come persona omosessuale.


La vostra organizzazione di coordinamento come si struttura e, soprattutto, esiste un mutualismo tra le diverse discipline di sostegno reciproco e rispettivo soprattutto in molte zone d'Italia dove si incontrano ostacoli culturali e sociali verso le attività promosse da organizzazioni sportive lgbt?


Uno degli obiettivi del Gsi è di dare impulso alla nascita di nuove realtà sportive dove più è difficile uscire allo scoperto, soprattutto al sud. Non è sempre facile. Ci sono nuove realtà in Sicilia e in Campagna che faticano un po' e lì si deve prestare aiuto anche se non è sempre facile. Il nostro coordinamento è nuovo, ma sta funzionando bene come punto di incontro e di sviluppo di sinergie.


L'European Gay Lesbian Sport Federation (EGLSF www.eglsf.info) ha riconosciuto a livello comunitario l'importanza del lavoro e la capacità di organizzarlo eseguito e condotto da Gay Sport Italia, dandone una forte rilevanza in Europa: quanti tornei organizzate e quali sono i prossimi appuntamenti e scadenze future per il coordinamento?


Tutti i nostri gruppi sono federati all'EGLSF. Pepe Garcia era presente con noi all'incontro a Roma con Fini. I tornei che organizziamo sono molti, in tutte le città ogni gruppo organizza un proprio torneo che porta squadre da tutta Italia e dall'estero. Quello che ora stiamo cercando di organizzare è un torneo multisport a Milano o a Roma che ci permetta poi di candidare una di queste due città per una prossima edizione degli Eurogames, il massimo evento sportivo continentale in Europa.


L'accesso alle strutture sportive nelle città italiane non è spesso possibile per molte persone, dato l'alto costo, determinando delle discriminanti di fatto basate sul censo. Come ovviate questo problema?


L'accesso alle strutture sportive varia da città a città. Sia che si tratti di palestre per la pallavolo, di piscine per il nuoto abbiamo gli stessi identici problemi che si presentato a tutti i club sportivi. I costi rimangono accessibili se ci si struttura come associazione dilettantistica, se si chiedono sovvenzioni alle amministrazioni pubbliche, si cercano sponsor. un lavoro a volte a tempo pieno fatto su base volontaria dai soci. L'autofinanziamento rimane comunque la fonte principale per sopperire alle spese di una squadra sportiva per pagare palestre, campionati e divise.


Un brocardo latino affermava "mens sana in corpore sano": è una citazione piuttosto scontata parlando di sport e di attività sportiva. Che cosa lo sport può portare alla crescita individuale e collettiva delle persone, in termini sociali e culturali?


Ed è forse l'adagio meno vero che ci sia. Non conosco sportivo senza una cartella clinica alta una spanna. Certo è che lo sport contribuisce in maniera determinante al benessere psico-fisico delle persone. È un allenamento costante alla socialità, a lavorare e vivere in gruppo, ad ascoltare gli altri. Fare sport è stringere la mano al proprio avversario una volta che la gara è finita. Che sia simpatico o meno, gay o etero.

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