recensione diMauro Giori
Ai cessi in tassì: un classico del cinema gay
Un film che a suo modo ha fatto epoca, soprattutto per la semplicità e la franchezza con cui tratta aspetti dell'omosessualità raramente raccontati (men che mai visti) al cinema. La libertà della messinscena, che si spinge fino a riprendere senza inibizioni di sorta ogni tipo di pratica sessuale, a suo tempo ha scandalizzato parecchio e ha indotto all'oscuramento di alcune scene nella copia italiana, ma in realtà il film si tiene sempre lontano dalla volgarità gratuita grazie a un tono disincantato (complice anche la pochezza di mezzi a disposizione) e a tratti umoristico.
L'esistenza votata all'autodistruzione del protagonista è descritta con lucidità priva di qualsiasi compiacimento, così che tra gli aspetti più truci del racconto non manca spazio per l'affetto e per un'alternativa meno masochista. Il film offre uno spaccato realistico e prezioso della sua epoca e racconta con intelligenza e "pari dignità" due modi differenti di intendere sesso e amore.
Un pezzo importante della cultura omosessuale, da conoscere senz'altro, e da apprezzare al di là di tutti i suoi limiti tecnici. L'autore e protagonista ha firmato anche un seguito meno fortunato, Taxi nach Kairo.