recensione diGiovanni Dall'Orto
Super Paradise
Continua la storia della coppia formata da Conrad e Paul. Questa volta sotto forma di un'unica vicenda filata, non suddivisa in tavole autoconclusive.
Protagonista di gran parte dell'albo è questa volta il solo Paul; Conrad si limita a qualche "comparsata" in un pugno di pagine.
La vicenda si apre con Paul a Mikonos con un amico (la relazione con Conrad è in un momento di crisi, e si sono lasciati... ma si riconcilieranno) e continua, di ritorno in Germania, nel vortice di vita gay, specie leather. Paul è un vero artista del sesso, sa come farlo, come procurarselo, come farlo godere, ne ha sempre voglia, e soprattutto non ha complessi ed ipocrisie, da questo punto di vista. Comprensibile che il sensibile e umano Herbert, che doveva essere solo la scopata d'una notte, s'innamori di lui, e chieda di rivederlo.
Herbert diventa così co-protagonista del volume, che procede attraverso una serie di flashback di momenti di vita gaya, suoi e di Paul. Tutti comunque descritti con il tipico humor dissacrante e spietato di König: ad esempio, è un assoluto capolavoro la scena del funerale di paese d'un amico gay, morto di Aids, con la famiglia che non ce li vorrebbe proprio, gli amici e gli "ex" del defunto, e che ha nascosto (o meglio, rimosso) la vera vita del congiunto. Sghignazzando, l'autore descrive lo scontro fra due mondi e due mentalità che non sono fatte per capirsi a vicenda.
È proprio a questo funerale che a Paul si impone un bilancio sulle sue pratiche sessuali "a rischio" del passato: decide di fare il test. E nell'ambulatorio trova proprio Herbert, che è sieropositivo.
Il resto dell'albo affronta così in modo diretto il tema della sieropositività e dell'Aids, della vita con l'Hiv, dei dubbi e dei problemi che vive chi è sieropositivo (come König ha dichiarato di essere lui stesso).
La cosa incredibile è che l'autore non riesce a smettere di parlare di temi tanto impegnativi senza ridere di se stesso, senza cercare il lato involontariamente comico, le nostre contraddizioni, le nostre piccole meschinità, quando siamo di fronte a problemi di tale peso.
Il risultato è un'opera di enorme impatto emotivo, ma che sdrammatizza costantemente attraverso la risata gli aspetti che altri libri hanno trattato in modo così teatralmente drammatico da rivelarsi controproducente. L'uso del fumetto, dell'ironia, dell'umorismo, permette qui di dire cose che espresse a parole suonano molto più faticose da ascoltare.
Questa è dunque un'opera che non può mancare su nessuno scaffale di libri gay degno di questo nome: caldamente consigliata.