recensione diFrancesco Gnerre
Rainbow boys
Nelson Glassman (o "Nelly", come molti compagni lo chiamano) è il più spregiudicato: lui il coming out lo ha già fatto e la madre, con cui ha un rapporto sereno, fa parte di un'associazione di genitori e amici di gay e lesbiche. Nelson è innamorato di Kyle Meeks, che invece proprio non riesce a vederlo come un possibile oggetto del desiderio, tutto preso com'è da Jason Carrillo, il campione di basket della scuola, che a sua volta ha una ragazza e sembra essere irrimediabilmente etero.
Kyle è un ragazzo timido, ancora non ne ha parlato ai suoi, ma lo farà presto perché, come gli ha detto anche la MacTraugh (l’insegnante di disegno in odore di lesbismo, che ogni anno viene eletta "miglior insegnante" e che gli studenti amano, seguendola per musei, commedie e festival musicali) è sempre meglio che i genitori lo sappiano da lui piuttosto che da qualcun altro.
Jason è il più problematico. Aggrappato al mito della maschilità e terrorizzato dall'idea di essere gay, cerca disperatamente di farsi piacere le ragazze, anche se i suoi turbamenti erotici sono inequivocabilmente altri. Il suo coming out sarà il più drammatico, ma sarà il padre, alcolizzato e violento, e non lui, ad andarsene da casa.
Sono loro, Nelson, Kyle e Jason, i "Rainbow boys" del liceo "Whitman", ragazzi tra i diciassette e i diciotto anni che nei loro turbamenti adolescenziali si accorgono con stupore e paura, ma anche con dolcezza, del fatto che l'oggetto del loro desiderio non è, come la famiglia e la società si aspettano, una ragazza, ma un loro compagno.
A differenza dei gay delle generazioni precedenti, che nascondevano la loro omosessualità e appena possibile lasciavano la provincia per andare a vivere nella grande città, questi ragazzi pretendono di essere se stessi anche in famiglia, nella scuola e nella società. E ci riescono, anche se debbono combattere l'omofobia rozza di qualche compagno violento e aggressivo, e quella più sottile che si annida nel silenzio di molti insegnanti di fronte a insulti e oscenità di cui spesso sono oggetto, o nelle dichiarazioni di dirigenti scolastici per i quali i gay certe reazioni "se le vanno a cercare".
Il fatto è che la realtà in cui vivono è diversa da quella dei gay delle generazioni precedenti. Al gruppo di aiuto per adolescenti gay viene spiegato loro come fare sesso sicuro, come e quando può essere opportuno fare il coming out, come liberarsi dalla sensazione di aver fatto qualcosa di male per il semplice fatto di essere se stessi...
Alla televisione non vedono più solamente caricature e barzellette sui finocchi, ma anche militari gay che si battono per ottenere di stare nell'esercito, madri lesbiche che lottano per tenere i loro bambini, persone che manifestano davanti al Congresso per ottenere fondi contro l’Aids.
A scuola, con l'aiuto di qualche insegnante e di alcuni genitori, possono mettere su un gruppo gay-etero con l’obiettivo di "contrastare la violenza e le intimidazioni che le persone omosessuali subiscono e promuovere un clima di tolleranza".
E allora può anche succedere che qualcuno di loro trovi il coraggio di munirsi di vernice spray e di aggiungere alla parola "frocio" che il solito cretino omofobo ha scritto sul suo armadietto "e orgoglioso". O che il gruppo scolastico gay-etero (nonostante l’opposizione di qualcuno convinto che si voglia contaminare la comunità e avviare "i nostri bambini" "a una vita di peccato"), venga costituito e lavori con successo, e che le storie dei rainbow boys si avviino verso un lieto fine.
Forse la realtà è più difficile e questo è solo un romanzo, ma la letteratura (esplorando attraverso l'immaginazione ciò che accade, o ciò che potrebbe accadere, a un gruppo di ragazzi, credibili nelle loro insicurezze adolescenziali e nella loro ricerca di sé) diventa la prefigurazione di un mondo possibile, forse più vicino di quanto potrebbe sembrare.
Letto in questa ottica, Rainbow boys è un romanzo dall'alto valore educativo che dovrebbe essere letto in tutte le scuole.
A tratti scopertamente didascalico, ma percorso sempre da leggerezza e ironia, il romanzo è una salutare sferzata di energia positiva e di ottimismo.
Il suo autore, Alex Sanchez, americano originario del Messico, ha dato inizio con questo libro a un vero e proprio fenomeno, che sta avendo un grande successo tra i giovani di ogni orientamento sessuale e che la Playground intende diffondere anche in Italia. Rainbow boys inaugura infatti una collana di "storie gay dai licei americani" a cui noi facciamo i nostri più entusiasti auguri.
A quando una collana di storie gay dai licei italiani?