recensione di Massimo Basili
Dick Master - Attacco a Leatherland
A Leatherland, bizzarra città del futuro popolata solo da gay dediti a pratiche sadomaso, vive Dick Master, paladino della giustizia, insieme al fidato (ed infoiato) Roy e al robottino Bip. Quando non combatte per salvare il mondo, trovate il nostro eroe nella dark di qualche club leather a soddisfare orde imploranti di sottomessi quanto muscolosi schiavetti. Stavolta, però, la minaccia viene prima dal terribile mostro alieno Spermagor, poi dalla micidiale Drag-cyber: è ora di far entrare in azione il super robot da combattimento Automathic Leather!
Alieni mutaforma, astronavi spaziali ed automi giganti sono alcuni degli ingredienti di questo divertente fumetto. Ad ogni modo, Attacco a Leatherland non si può certo definire una storia di fantascienza: è chiaro come la cornice futuristica sia un puro pretesto per disegnare maschioni arrapati, sesso esplicito e gran quantità di catene, borchie, fruste, cockring e slig (ovvero tutto l’armamentario leather e s/m).
Roy Klang (pseudonimo di un fumettaro milanese), autore di Dick Master, scatena sulle pagine dell’albo le proprie fantasie erotiche in maniera ironica e giocosa, trasfigurando il suo amore per il mondo leather con i codici narrativi del genere robotico giapponese, tipico di certi fumetti e cartoni animati degli anni Settanta (Mazinga, Goldrake, Jeeg…). Molto spassose, a questo proposito, le sequenze di battaglia nello spazio, durante le quali, al posto della classica alabarda spaziale, l’invincibile Automathic Leather sbaraglia i nemici a colpi di falli giganti e catene di sfondamento sparate dagli anelli ai capezzoli.
In mezzo alle svenevolezze di molti manga boys love, Attacco a Leatherland spicca per la sua assoluta onestà di fondo, la mancanza di pretese artistiche e una frizzante vena politicamente scorretta. Il tutto sorretto da un disegno solido e un aggressivo bianco e nero, che gli fanno perdonare la sceneggiatura un po' convenzionale e qualche dialogo tirato via.