recensione diVari
Maruani
[Recensione di Antonio Rizzo]
Maruani è l'ultimo romanzo dello scrittore pesarese Omar Di Maria.
Il titolo potrebbe dirci tutto o non dirci un bel nulla o addirittura, perché se non sei "de Roma", se non frequenti le borgate romane e i posti giusti, allora non capisci con chi hai a che a fare.
I maruani non sono altro infatti che marchette, che vivono in questa "Stupenda e misera città" descritta cosi da Pasolini, che ringrazia nei suoi racconti di vita per avergli "fatto fare esperienza di quella vita ignota: fino a farmi scoprire ciò che, in ognuno, era il mondo...".
Maurani è un romanzo dai sentimenti forti, come la gelosia e la paura d'essere soli, di non essere più amati, di essere destinato solo all'indifferenza della gente per il semplice fatto che ormai sei vecchio.
Ed è proprio così che inizia il romanzo: con la gelosia ossessiva di un anziano professore che entra in tarda serata nel commissariato di Porta Pia e mette in subbuglio, per una notte, non solo la quiete di chi ci lavora ma anche di chi lo amorevolmente sfruttato e appoggiato.
Si racconta di un delitto passionale scritto in un diario che l'anziano professore porta con sé come prova legittima della sua confessione relativa all'assassinio di un ragazzo.
E quindi ci si addentra in un delitto passionale delirante per il quale la trama, anziché risolversi con la semplice confessione, si ramifica con altri fattori, altre vite, altre situazioni esterne, legate a quella Roma "per bene", dei grandi imprenditori, e protetta da alti dirigenti e prestigiosi politici.
Un romanzo scorrevole, dal linguaggio colloquiale e logiche ben scandite.
Se si volesse riassumere tutta la vivacità e la bellezza di questo romanzo, lo si potrebbe fare in una sola parola: sorprendente.