recensione diMassimo Basili
Kuragehime – La principessa delle meduse
Dal Giappone arriva un altro notevole esempio di fumetto che racconta in modo autoironico l’enigmatico mondo dei nerd (che nella lingua della terra del Sol Levante si chiamano otaku): giovani fanatici appassionati di serie televisive, fumetti, film e quant’altro, in genere poco inclini alle relazioni sociali, mal curati nell’aspetto e votati all’isolamento.
L’autrice ci catapulta nei sobborghi di Tokyo, dentro un vecchio palazzo abitato da un manipolo di sole donne, tutte otaku incallite e definite da loro medesime Amars, ovvero “le monache”. Come in una vera clausura, le Amars tengono ben lontani i maschi dal loro dormitorio-convento, pena l’espulsione dal gruppo della traditrice che infrangesse la regola. Nessuna delle Amars lavora né studia e tutte rifuggono ogni contatto con le persone trendy che vivono là, fuori dalle rassicuranti mura dello stabile.
La sciatta Tsukimi ha diciotto anni e si strugge nel ricordo delle visite all’acquario che faceva da piccola, dove osservava rapita i sinuosi movimenti delle meduse insieme all’amata madre ormai defunta. Una sera viene soccorsa da un’affascinante ed elegantissima ragazza. Tsukimi la fa dormire nel convento, ma al mattino, sorpresa! La donna alla moda è in realtà Kuranosuke, efebico figlio illegittimo di un ricco esponente politico; il giovane rifiuta la carriera intrapresa dal padre e dal fratello maggiore per spassarsela e mostrarsi di sovente in pubblico fasciato da ricercatissimi abiti femminili! Mentre Tsukimi cerca di nascondere alle compagne la vera identità di Kuranosuke, il ragazzo si affeziona alle Amars, e nelle sue fattezze muliebri risulterà determinante nel tentativo di salvare lo stabile da una speculazione edilizia…
Kuragehime è un manga classico e innovativo allo stesso tempo: Higashimura riesce infatti a rinfrescare l’abusato genere del fumetto sentimentale per ragazze stando all’interno del canone e aggiungendo dosi massicce di umorismo, coraggiosi squarci di prosaica vita quotidiana nipponica e spassosi intermezzi da screwball comedy incentrati sullo scambio dei ruoli sessuali, rendendo i suoi personaggi palpitanti e umanissimi.
Una serie da tenere d’occhio, insomma, anche grazie all’originale tratto dell’autrice, capace di passare dal tono grottesco a quello romantico con rara disinvoltura. Di Kuragehime esiste anche una splendida serie animata in undici episodi, fedelissima al manga ma ancora inedita da noi.