recensione di Giovanbattista Brambilla
Cinque sì, ma fantastici?
Che pecca di una visione provinciale e datata dell'omosessualità.
L'unico a salvarsi è l'ottimo Mattia Boschetti, non a caso già conduttore di Gay.tv.
La versione italiana di Queer eye for the straight guy si chiama I fantastici cinque e ha il sottotitolo esplicativo: "Gay specializzati per uomini trasandati".
Il compito dei Fab Five è pigliare un etero a caso e rivoltarlo come un calzino per renderlo più infiocchettato, educato e piacione.
L'omosessuale, depennato dal suo specifico erotico, viene posto nel medesimo ruolo che una volta spettava ai cicisbei da salotto. Qui però non deve istruire damine su come affascinare i cavalieri: all'opposto istruisce uomini etero su come accalappiare fidanzate e fare felice la mamma. Il tutto nel nome d'una presunta affinità elettiva di femminilità tra i gay e le donne.
L'assetto del programma è artigianale, anzi: da due soldi. Il che sarà pure voluto, per dare l'effetto reality, ma resta pur sempre un po' sciattino. I cinque gentil-homos sembrano stropicciati, malvestiti, scalcagnati, itterici e bolsi come ziette attempate e perbeniste. I conduttori non si amalgamano, il sarcasmo che nelle promesse avrebbe dovuto essere deflagrante non decolla. Alla fine, per contrasto, sembrano sempre più autentici, simpatici, dolci e modesti gli etero caduti tra le loro grinfie tra polsi molli ed "esse" sibilanti. Mica male come rivincita!
Cosa dire poi del restyling infiocchettato perpetrato nelle abitazioni dei poveri malcapitati? Orribile era l'arredamento prima, ancora più tremendo è diventato poi. Abitazioni trasandate trasformate in terribili, quanto spaventosi, raffazzonati loculi Ikea, impersonali e decorati come negli anni Ottanta.
L'unico a mantenere una sua decenza è l'ottimo Mattia Boschetti, esperto di lifestyle, non a caso già celebre conduttore sulla satellitare "Gay.tv" dei tempi migliori. A dire il vero il povero Mattia a volte sembra pure a disagio e fuori posto...
Il programma vorrebbe essere la "prova del nove" del teorema che sostiene, sventatamente, quanto eterosessualità e omosessualità siano due realtà che possono convivere molto bene insieme. In pratica s'è riscoperta l'acqua calda.
C'è qui la pretesa di presentare l'omosessualità in maniera "molto" normale. Ma ne nasce un'ambiguità di fondo. Innanzi tutto perché lo stereotipo del gay cultore del lusso e delle buone maniere suona fasullo. Inoltre i cinque gay si affannano tanto per poi riproporre modelli comportamentali piccolo-borghesi da vecchie zitelle ammodino.
Sorge il dubbio che l'immagine dei gay che propone questo programma sfiori l'offensivo: l'etero ha cose più serie ed importanti da fare (lavorare, fidanzarsi ecc.) e non ha il tempo necessario né la buona volontà per curare il proprio aspetto, rifornire il frigorifero, cucinare leccornie esotiche e tirare a lustro la propria abitazione.
Mentre i gay sfaccendati, nullafacenti e frivoli, hanno tutto il tempo da buttare in superficialità graziose. Appunto un surplus, senza il quale si sopravvive lo stesso e senza grandi patemi d'animo. In pratica il gay è il "superfluo" della società civile, il grasso che cola dal fronzolio di tutto ciò che non passa l'Inps.
Inoltre già dal titolo si allude alla diversità tra etero e gay, proponendola come una macchietta divertente. Insomma, un miscuglio tra il programma tivù Il brutto anatroccolo, il cinematografico My fair lady e il mito del Faust tentatore.
Altra ambiguità sta nel fatto che la produzione del programma ha evitato ogni tipo di propaganda sui mezzi di comunicazione gay, sia mezzo stampa che web. Tout pour le peuple mais pas par le peuple!
Sembra quasi che "La7" abbia avuto una paura preventiva verso quello che andava a trasmettere, mettendo le mani avanti dal terrore. E in effetti il Moige (il sedicente "Movimento Italiano dei Genitori") ha pubblicamente affermato che la gayezza si trasmetterà catodicamente alle fragili menti influenzabili degli adolescenti in transito che assisteranno allo spettacolo.
Una portavoce dell'associazione ha avuto modo di esternare tutto il suo disgusto in un'intervista apparsa su Gay.it: "Non è che non si devono vedere i gay in prima serata. Il problema è che si ponga l'accento sul discorso che essere gay possa essere un di più, un essere meglio. Se ha notato, sul fatto che abbia vinto questo personaggio nel Grande Fratello non abbiamo posto nessun accento, perché la cosa non era stata posta in questi termini".
Insomma, froci sì, ma basta che non si dichiarino tali. Perciò uno deve sembrare gay e dichiararsi metrosexual e allora fa moda.
Rimuovendo il fatto che se uno sembra gay è perchè lo è, e basta.
La filosofia del "lo sembra ma non lo è" è stata inventata dai repressoni frustrati che si nascondono dietro un dito, preferendo passare per etero sfigati piuttosto che per gay.
Ma pensa te! Ora che i gay sono sulla cresta dell'onda mediatica, specie con il fantastico (lui sì!) Fabio Canino in Cronache marziane, il gay positivo scatena paure di proselitismo.
Davvero "pericolosa" è semmai Buona Domenica, che mostra un pollaio di passive che si danno della checca l'una con l'altra mentre Ciccio Baffo ride di sottecchi per l'improvvisa impennata Auditel...
Cioè detto, I fantastici cinque aveva tutti i numeri per essere un'occasione importante, perché propone "certe cose" in prima serata, affrontandole con tatto e leggerezza. Il risultato, però è sciapo: non diverte gli etero, e dubito interesserà ai gay.
L'unica parte del programma che si salva è nel finale, quando i cinque maîtres à penser commentano, davvero terribili, come l'etero si comporta dopo i loro insegnamenti...
Peccato. è facile profetizzare che se questo programma, dall'infelice risultato, non cambierà d'urgenza impostazione, rischia di non venire mai più bissato. Purtroppo.