recensione diGiulio Maria Corbelli
Per scoprire la letteratura gay
Non chiedete a Daniele Scalise se la “letteratura gay” esiste. Per lui è ora di smetterla con le chiacchiere perché “la letteratura omosessuale, esiste eccome”. Come dargli torto? Il secondo volume di “Men on men – Antologia di racconti gay” raccoglie undici brevi opere di otto autori contemporanei, tutti capaci di suggestionare, commuovere, divertire. E che, in più, parlano gay.
Giunti al secondo appuntamento con questa antologia edita da Mondatori e curata da Scalise (la prima uscì un annetto fa), siamo lieti di sapere che essa sta per diventare un appuntamento annuale fisso. Men on Men è un’interessante istantanea della letteratura gay: se il primo volume riprendeva tutti i “giovani” autori dello scrivere omosessuale in Italia (da Matteo B. Bianchi a Marco Mancassola) questo secondo curiosamente insiste sul tema della maturità, o addirittura della senilità. Gli autori qui raccolti sono generalmente meno giovani di quelli presente nel primo volume, ma soprattutto, i protagonisti delle vicende da loro raccontate sono spesso uomini intorno alla quarantina, alle prese con un decadimento fisico tanto più grave nel mondo omosessuale, quanto più acceso si fa il desiderio carnale. Sono uomini maturi, che si guardano attorno alla ricerca di un compagno, il meno occasionale possibile, o addirittura cercano in chi ha anche più esperienza di loro una risoluzione alle loro disastrose vicende sentimentali, come nel bellissimo “La fabbrica dei corpi” di Alfredo Ronci, uno dei pezzi migliori della raccolta. E accade anche che alcuni racconti ritraggano uomini sposati, o che sono stati sposati, come fa Gerardo Pepe in “Il mistero del budino scomparso” o Piersandro Pallavicini in “L’altra metà del cuore”, affrontano così uno dei temi tabù eppure diffusissimi del mondo gay, quello della “doppia vita” di chi ha scelto di unirsi a una donna.
Mentre l’attenzione, quindi, si sposta verso l’età adulta, anche lo scrivere si fa maturo, consapevole: si riduce lo spazio riservato alla sperimentazione (fa in parte eccezione la scrittura di Fabio Casadei Turroni, più vicina al flusso di coscienza) e ci si avvicina spesso alla forma diaristica, come a voler fermare nella prosa le tappe in fase di dissoluzione di una vita ancora fremente e non più giovane.
Non possiamo che salutare con favore questa pubblicazione che offre uno spazio importante alla scrittura omosessuale e che ci dimostra (ha ragione Scalise) che la letteratura gay non solo esiste, ma è anche in ottima salute.