Bullismo omofobico a scuola: un manuale per combatterlo

Un testo prezioso che ci aiuta a comprendere le caratteristiche della violenza subita dagli studenti omosessuali è Il bullismo omofobico. Manuale teorico-pratico per insegnanti e operatori, scritto da Gabriele Prati, Luca Pietrantoni, Elena Buccoliero e Marco Maggi (FrancoAngeli, 2010, pp. 302, € 26,00).

Oltre a uno studio rigoroso sulla contestualizzazione teorica del fenomeno, questo manuale espone alcuni interventi realmente svolti nella scuola primaria e secondaria. Giochi pedagogici, questionari, schede di ricerca e di valutazione, oltre a un cd che raccoglie il manuale operativo per la conduzione delle attività e un video didattico sull'omofobia, rendono quest'opera indispensabile per i docenti e per coloro che volessero approfondire l'argomento.Il bullismo omofobico riguarda infatti tutti. Perché - spiegano gli autori - "è prima di tutto un problema culturale molto ampio. Riguarda ragazzi e adulti, prepotenti e vittime e astanti, coinvolti nella stessa dinamica di sopraffazione ai danni del più debole. Contrastare queste forme di esclusione e di discriminazione è particolarmente difficile per gli adulti proprio perché richiede di affrontare argomenti ancora inconsueti nella scuola e legati strettamente alla concezione personale dell'amore, della diversità, della sessualità".
Ma su questi temi non ci si può permettere il lusso dell'improvvisazione. Quando un insegnante parla di omosessualità, gli studenti spesso diventano curiosi a proposito della sua sessualità e può crearsi un imbarazzo nella comunicazione con la classe. Come risolvere il problema? Il manuale invita ad analizzare le aspettative implicite ed esplicite (es., "Il fatto che sia gay potrebbe influenzare la vostra opinione su di me o su quello che stiamo discutendo? Se sì, come mai?"). A questo punto l'insegnante può scegliere se svelarsi come eterosessuale, come omosessuale o declinare la risposta. Se è eterosessuale, mostrarsi interessato pubblicamente alla questione omosessuale e impegnato a promuovere il rispetto fornisce un modello positivo per gli studenti. E se il prof è gay? Dichiarandolo non deve pensare di avere violato qualche confine tra vita privata e pubblica. "Dire di essere gay non significa parlare dei 'propri affari'. Quando gli studenti vengono a sapere l'orientamento omosessuale del loro insegnante hanno una conoscenza ancora generica della persona come quando gli studenti conoscono o danno per scontata l'eterosessualità degli altri insegnanti". In effetti quando una persona ci dice che è omosessuale, non sappiamo ancora nulla di lei. Se infine l'insegnante lascia in sospeso l'esplicitazione del suo orientamento sessuale, non c'è da stupirsi delle chiacchiere da parte degli studenti. Questo stato di incertezza da una parte può essere positivo se diventa un'opportunità negli studenti stessi per discutere le loro implicite aspettative, i preconcetti e le inferenze che hanno messo in atto. "Un insegnante eterosessuale - propongono gli autori - potrebbe utilizzare questa strategia del dubbio esplicitando di essere eterosessuale in un secondo tempo in modo da analizzare i pensieri e le aspettative degli studenti. Dall'altra parte, se un insegnante è omosessuale, gli studenti potrebbero interpretare questo silenzio come espressione della sua vergogna". I docenti che hanno tutta l'intenzione di trasmettere il valore del rispetto ma nello stesso tempo "si nascondono" potrebbero compromettere la riuscita del loro stesso lavoro suscitando confusione invece che fare chiarezza. Che siamo omo o etero non importa. Insegnanti, psicologi, educatori possono "costruire dei loro percorsi educativi indipendentemente dal proprio orientamento o dalle proprie posizioni, purché accomunati da una scelta etica-deontologica che miri a contrastare ogni forma di discriminazione, di violenza sia essa verbale, fisica o psicologica, e di violazione dei diritti umani".
A settembre la scuola ricomincia. Possiamo potenziare esperienze presenti in alcuni istituti già da anni, attivare corsi di formazione per insegnanti e operatori affinché le nuove generazioni di gay e lesbiche non abbiano più a soffrire per paure infondate e colpe inesistenti. Per ora è illusorio pensare che queste iniziative possano partire spontaneamente dal ministero della pubblica istruzione e dalle istituzioni più in generale.

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