recensione diMauro Giori
Solitary Sex
In questa voluminosa - e non proprio scorrevolissima - "storia culturale della masturbazione" Thomas W. Laqueur, professore di storia a Berkeley e già autore di Making Sex: Body and Gender from Greeks to Freud (1990), mostra come la più comune forma di sessualità umana sia diventata una pratica aborrita, oggetto di condanna morale prima e di un'ossessiva attenzione medica poi, solo in epoca moderna, e più precisamente intorno al 1712, anno in cui venne pubblicato il trattato Onania del quacchero John Marten, e quindi quasi mezzo secolo prima della pubblicazione del più celebre trattato di Tissot. Non che prima fosse sempre ben vista, ma di certo non era in prima linea tra i nemici della moralità e della salute.
Già Foucault aveva esplorato la medicalizzazione addirittura isterica della masturbazione tra '700 e '800, considerata madre di tutte le possibili malattie in quanto causa di una generale debilitazione fisica che potrebbe portare persino alla morte. Molti medici (ivi compresi i più - relativamente - "illuminati", come Krafft-Ebing) giuravano allora che tra le malattie cui l'eccesso di masturbazione può dar luogo c'è l'omosessualità.
Anche Laqueur (che discute le teorie di Foucault alle pp. 270-276) si sofferma sul legame tra onanismo e omosessualità per metterle entrambe in collegamento con una più generale "riconfigurazione della mascolinità" (p. 255) cui si assisterebbe a partire dal XVIII secolo. Per Laqueur masturbazione e omosessualità sarebbero dunque viste come manifestazioni di "un più ampio fenomeno di eterosessualità fallita" (p. 257) e per questo si troverebbero costantemente legate (tanto che la loro "associazione era divenuta canonica con l''800", p. 257).
Ma allo stesso tempo Laqueur ci tiene a distinguere la medicalizzazione della masturbazione da quella di cui furono oggetto altre forme di comportamento (omosessualità, prostituzione, ecc.) in quanto le precederebbe tutte, non sarebbe regolata dallo stato e sarebbe la conseguenza di una più generale, diffusa e profonda preoccupazione nei confronti "dell'immaginazione, della solitudine e dell'eccesso" (p. 277) che emergerebbe in parallelo con il "nuovo ordine politico-economico" (p. 280), quello ovviamente legato all'ascesa della borghesia.