recensione diVincenzo Patanè
Riflessi in un occhio d'oro
Tratto da un breve, famoso romanzo del 1941 di Carson McCullers, il film ebbe uno scarso successo, anche perché incentrato sull'omosessualità, la cui importanza è in effetti stranamente amplificata rispetto al romanzo.
Il titolo si riferisce all'occhio d'oro di un uccello fantastico dipinto da Anacleto, ma si rifà anche allo sguardo del soldato Williams che osserva dall'esterno i comportamenti degli altri, bizzarri e cattivi (come nelle violenze contro i cavalli).
E' un dramma psicologico con sei personaggi, ambientato in gran parte in interni (gli esterni invece furono girati nei dintorni di Roma).
La trama si sviluppa attorno a due attrazioni che si incrociano ed interagiscono tra di loro fino al tragico finale: quella di Penderton verso Williams e quella del soldato verso Leonora, che ha per caso visto nuda.
Il personaggio più complesso è Penderton (un eccezionale Marlon Brando, i cui volti in alcuni momenti di sconcerto sono diventati celebri), un accesso militarista, che arriva a studiare le proprie movenze marziali davanti allo specchio, ma soprattutto un omosessuale represso. Per lui l'omosessualità è sinonimo di comportamenti femminili (che non può certo ammettere in sé e che invece riscontra nella checca Anacleto), che possono essere senza problemi estirpati dall'esercito, che forgia i veri uomini. Perciò il suo erotismo si limita ad osservare qualche foto di statue greche, finché sulla sua strada non compare Williams, bello e misterioso, pieno di una sana energia - si pensi alla scena in cui cavalca nudo nella foresta - che risveglia in modo morboso la sua libido (il maggiore arriva a raccogliere le carte di caramelle gettate da lui).
Con l'omicidio di Williams, Penderton, geloso dell'amore del soldato verso sua moglie e non rivolto a lui, si libera dell'oggetto bramato e di quella parte di sé che respinge definitivamente.
Il film è strutturato come una tragedia greca, ma, recitato da tutti gli attori un po' sopra le righe come in una dramma di Tennessee Williams, risulta falso nella credibilità dei personaggi, spesso grotteschi. E tutto, anche grazie all'inquietante musica, si avvia alla fine conservando intatto un senso fastidioso di irrisolto.