recensione diVincenzo Patanè
L'assassinio di Sister George
Tratto da una pièce teatrale di successo di Frank Marcus, il film di Aldrich (qui anche produttore) quando uscì fu oggetto di severe critiche: fu giudicato, tra l'altro, "vischioso, meschino, ripugnante". A dare fastidio fu evidentemente la particolare importanza dell'omosessualità nell'assunto e la presenza di alcune scene decisamente forti per l'epoca, come la festa nel bar lesbico o la scena della seduzione di Childie da parte di Mercy.
In effetti, l'omosessualità è vista senza mezzi termini e con assoluta naturalezza, a cominciare dal rapporto tra June e Childie, visto nei suoi aspetti sentimentali, di convivenza o di gelosia, così come negli addentellati sadomasochistici. Ma lo stesso si può dire del rapporto fra Childie e Mercy o nelle scene del locale lesbico, che Aldrich girò nel londinese "Gateways Club", riprendendo clienti regolari come comparse (delle foto pubblicate sui giornali, uscite prima del film, procurarono il licenziamento di una donna).
Lo straordinario personaggio di June (le cui battute sono a volte esilaranti) è il fulcro di tutto il film. June è del tutto differente dal suo alter ego, il personaggio di Sister George: ciò rientra evidentemente in un'accusa precisa che Aldrich fa alla televisione, già allora molto invadente, colpevole di mostrare un mondo levigato quanto falso.
Se Mrs. Croft nasconde dietro la sua impeccabile facciata una persona ipocrita e cinica, Sister George nel serial è una specie di dama della carità, benvoluta e generosa e pronta a sacrificarsi per tutti. In realtà June è una donna dalla debordante personalità, rumorosa e prevaricante, sguaiata e individualista, che ama fumare il sigaro e vestirsi da uomo (nella festa si veste da Ollio, mentre Childie è Stanlio).
La sua maggiore colpa sociale è nel suo poco tatto, nel suo urlare a tutti il proprio lesbismo (a differenza della falsa Mercy). Così l'assassinio del suo personaggio nel serial equivale di fatto alla sua uccisione sociale perché ha osato imporre agli altri un modus vivendi accettato collettivamente.
Eppure il suo personaggio anticonvenzionale è magnifico: June gronda umanità e è soprattutto fiera di essere lesbica, anche grazie all'eccellente recitazione di Beryl Reid.