recensione diDaniele Cenci
Cioccolata calda
Nulla sembra succedere in questo breve romanzo, eppure è un intero universo ad esser catturato dall'ingenuo sguardo di un ragazzino. Un mondo fatto di piccole cose, di dignitosa miseria e umile nobiltà, di magiche gioie e curiosi dolori, di sovrumana bellezza della natura, di teneri affetti: verso il padre e la nuova "madre" Lalla, verso la Francia e la sua cioccolata calda.
Tre le creature che illumineranno il passaggio del protagonista dall'adolescenza ad una consapevole maturità omosessuale: il mitico biondo Noè (un coetaneo francese lontano ma sempre presente nel suo cuore); un vecchio sapiente cieco; il giovane e conturbante Youssr, che l'inizierà all'amore.
Le pagine del marocchino Rachid, che ha più di un debito con la narrativa dei suoi compatrioti Choukri [Il pane nudo (1980)] e Ben Jelloun [Moha il folle Moha il saggio(1978) e Creatura di sabbia (1985)], richiamano alla mente la visionaria semplicità di alcune novelle de Le mille e una notte, tese come sono a sprigionare il mistero che s'annida nel quotidiano e nei "giochi d'infanzia".