Ho letto in soli due giorni questa bella storia d’un adolescente svedese, Jonas, che scopre e conosce a poco a poco, in una specie di privatissima indagine poliziesca, il fratello maggiore, morto adolescente travolto da un treno prima della nascita di Jonas stesso: scoperta però che non sarà completa, nonostante la lettura febbrile del diario e i colloquî con chi aveva conosciuto il defunto Paul, perché i suoi ultimi pensieri e lo stesso fatto se il suo sia suicidio o incidente rimarranno un mistero per sempre. La scoperta dell’omosessualità di Paul e del suo amore tenero e travolgente per un ragazzo di origine praghese, Petr, sono raccontati con una lingua scarna, piena della misura e del ritegno che siamo soliti collegare con l’arte dei paesi nordici, nella quale lo scrittore cerca anche di riprodurre il pensiero lineare e un po’ ingenuo d’un ragazzo qual è Jonas, che narra in prima persona. Non so se sia per adattarsi a tale mimetismo linguistico che la traduttrice appare qua e là un po’ allergica ai congiuntivi; ad ogni modo, il libro scorre molto bene, interpreta con originalità la categoria del Bildungsroman e si legge volentieri.