recensione diMarco Valchera
Chiamami col tuo nome
Certamente Elio, il protagonista di Chiamami col tuo nome, non si sarebbe mai aspettato che il giovane intellettuale americano, ospite nella casa al mare della sua famiglia sulla Riviera Ligure (B. dovrebbe rappresentare Bordighera, come è possibile leggere da Città d’ombra, recente autobiografia di Aciman) gli avrebbe rubato il cuore e reso impossibile di provare un sentimento più forte nel resto della sua vita. Figlio di un professore universitario, accorto pianista classico, incredibilmente colto per i suoi soli diciassette anni, egli aspetta, come ogni anno, l’“ennesima scocciatura”, uno studente in arrivo da New York per lavorare alla tesi di post dottorato, in questo caso su Eraclito. Ma Oliver lo colpisce fin da subito: dal quel suo continuo “Dopo”, spogliato della dimensione del saluto e assurto a segno di superiorità intellettuale, al suo aspetto delicato e impalpabile, fino al suo carisma, il quale fa sì che tutti coloro che vengano in contatto con lui ne rimangano attratti. Elio, in dubbio perenne sulla sua sessualità, cerca di scacciarne il fantasma dalla mente attraverso la relazione con una ragazza, Marzia, ma al centro di ogni suo pensiero e fantasia rimane Oliver: così egli si lascia andare a una serie di incontrollati soliloqui – forte è l’influenza proustiana della Recherche – in alcuni casi troppo nevrotici e snervanti per il lettore, in cui ogni minimo gesto o parola dell’altro vengono iper-interpretati sotto ogni angolatura. Ovvero Elio, come qualsiasi adolescente, è convinto che il suo amore per Oliver sia il più profondo sentimento che proverà nella vita e, per una volta, è veramente così. Dopo aver tirato forse un po’ troppo per le lunghe questa fase di paure e angosce (sebbene sia splendida la scena sulla collina da cui Monet traeva ispirazione per i suoi squarci naturali), Aciman decide che Elio debba confessare il suo amore totalizzante a Oliver, che, fino ad ora distaccato e misterioso, contraccambia. I due fanno l’amore per la prima volta in un misto di piacere e disgusto per Elio, che, inizialmente, spaventato dal sesso con un uomo, respingerà l’altro, per poi capire che nessuno potrà prendere il posto di Oliver nel suo cuore. Il loro rapporto si trasforma in qualcosa di primigenio, carnale (l’americano arriva a mangiare una pesca, piena di sperma, con cui Elio si è masturbato) e talmente viscerale, che i due decidono di ribattezzarsi l’uno con il nome dell’altro: non c’è più un’identità definita, non ci sono più personalismi, ma solo due esseri umani talmente legati da creare un nuovo ed unico uomo. Ma l’estate sta finendo e, dopo una breve gita a Roma, tra intellettuali e baci tra le stradine, la situazione inevitabilmente subirà dei mutamenti.
Aciman è abilissimo nel creare una serie di figure di contorno che arricchiscono la fabula senza mai essere troppo invadenti: da Viola, bambina malata di leucemia e profonda conoscitrice dell’animo umano, ai genitori di Elio, da Mafalda, governante della casa al mare, al giardiniere Anchise. Protagonista assoluta è anche la bellezza della Riviera Ligure: il mare, i suoi profumi, i colori, un mondo lontano dalla realtà e quasi racchiuso da una bolla. La stessa che protegge Elio e Oliver nel corso della loro relazione: un amore così irreale e inaspettato per entrambi da essere sconvolgente. E la narrazione, ricchissima di dettagli (in alcuni momenti, un labor limae non avrebbe guastato), riesce ad essere così coinvolgente e toccante, che, pur immaginando, fin da subito, quale potrà e dovrà essere il necessario finale, non si può fare altro che sperare che i due giovani non riconquistino le proprie identità, ma che rimangano uniti per sempre. Chiamami col tuo nome non è, dunque, solo una storia di amore adolescenziale, ma racconta del più grande amore che si possa incontrare nella propria vita, un amore contrastato dal tempo (“Il tempo ci rende sentimentali. Forse, in fin dei conti, è colpa del tempo se soffriamo”), ma così totale, da annullare ogni cosa.