recensione diDaniele Cenci
Chiamami col tuo nome
L' "intricata matassa del desiderio" avvolge il diciasettenne Elio, immerso nei libri e negli spartiti, quando, ospite del padre, giunge d'estate a casa loro sulla Riviera ligure Oliver, un professorino newyorkese di ventiquattro anni.
Disarmante l'astuzia di cui si serve l'adolescente nel tentativo di amare e farsi amare, con "l'urgenza di criptare e decriptare ciò che non è mai stato codificato".
È l'inizio di un estenuante gioco fatto di attrazione e repulsione, di toccate e fughe, un moto perpetuo disseminato di "botole del desiderio" e "buchi del tempo" nel "cassetto a doppiofondo" dell'identità, come in una tortuosa scala di Escher, come in un "deserto rosso". Finché il più grande confessa di averlo voluto anche lui fin dal primo giorno, ma di essere stato più bravo a dissimularlo.
A quel punto il ragazzino non sa più come contrattaccare, come confondere le acque, dove nascondersi o fuggire.
Si realizza un sogno che l'aveva a lungo ossessionato, si colma il vuoto patito per l'assenza di un compagno:
"mio fratello, mio amico, mio padre, mio figlio, mio marito, il mio amante, me stesso".
Oliver è il passaggio segreto che conduce Elio a se stesso, un catalizzatore che gli disvela la sua natura polimorfa, fino al definitivo approdo omoerotico. Notti di sesso dove il tempo sembra dilatarsi all'infinito, e psiche e corpo s'incontrano nel più profondo del "buco del culo, la vera ghiandola pineale".
E, nel momento del'orgasmo, Elio mantiene la promessa che gli ha strappato l'americano prima di coglierne la verginità: "Chiamami col tuo nome e io ti chiamerò col mio".
Al termine della loro torrida vacanza, Oliver torna nella Grande Mela per sposarsi. Una scelta che spinge Elio, tradito, a pensare che l'esistenza del suo primo amante sia ormai mutata in "un'eco distorta sepolta per sempre in un santuario di Mitra": o, forse, soltanto "una vita parallela".
Tre topoi rimandano al lacerante racconto della Proulx Brokeback Mountain. In primo luogo la camicia dell'amante, gelosamente custodita: nella novella americana la camicia del rude Ennis, macchiata del suo sangue dopo una scazzottata col compagno, viene rubata da Jack, che la conserverà come una reliquia all'interno di una sua sdrucita camicia, "due pelli, una nell'altra, due in una"; qui la camicia di Oliver, con cui l'uomo ha delicatamente ripulito Elio dalle tracce del loro sperma, e che il ragazzo si farà donare come pegno d'amore dopo una vacanza romana.
C'è poi una cartolina che immortala l'Eden degli amanti: nella Proulx, Ennis, ormai solo, tiene sul cruscotto della sua caravan l'immagine, speditagli dall'amico, della Montagna Spaccata dove era divampato il loro delirio; in Aciman, Oliver, prima di tornare negli States, sottrae a Elio una cartolina ingiallita della collina di Monet per serbare traccia del luogo dove si era intrecciato il loro amore. E infine il tempo che resta: lì i due cowboy si separano definitivamente dopo vent'anni; qui Elio e Oliver si rincontreranno vent'anni dopo nella villa del loro primo incanto.
Nel romanzo si respira il sortilegio de Il grande Meaulness di Fournier e di Jules e Jim di Rochè, le seduzioni de Il piccolo Archimede di Huxley (con un occhio al magico film di Amelio) e dell'Ospite nel pasoliniano Teorema; le metamorfosi dell'amicizia virile in Per sempre di Jourdan; la diaspora comune ai protagonisti, entrambi ebrei, stregati da un Eros inafferrabile e dal fantasma di Shelley, naufragato proprio nel tratto di mare che fa da sfondo alla storia. Di lancinante bellezza la traduzione di Call Me by Your Name (2007) firmata da Valeria Bastia.