recensione diMauro Giori
Modern family
Sitcom di routine mediamente brillante, non si discosta troppo dai canoni classici del genere, salvo che nei siparietti recitati direttamente in camera in cui i personaggi commentano le proprie vicende giocando con le convenzioni dei reality.
Come vorrebbe implicare il titolo, si cerca soprattutto di aggiornare la composizione della famiglia-tipo su cui la serie è incentrata (così come ogni sitcom che si rispetti), tramite relazioni più disinibite e combinazioni inedite per le commedie televisive pensate per tutta la famiglia. I Pritchett discendono infatti da un padre di mezza età, Jay, sposato con una giovane e procace colombiana, alle cui grazie non è indifferente Phil, che di Jay ha sposato la figlia. I tre ragazzi di Phil rappresentano l'ossequio più evidente alle convenzioni del genere, con la consueta ragazzina fatua, quella intelligente e un figlio tonto fino all'anomalia.
L'altro figlio di Jay, Mitchell, è invece l'elemento più "moderno": un avvocato gay che fa coppia con il corpulento ed effeminato Cameron. I due hanno anche adottato una bambina asiatica. Mitchell e Cameron (e la loro famiglia) sono accettati senza condizioni da tutti i personaggi, anche se talora si gioca su qualche malinteso (come quando Jay evita di presentare Mitchell ad alcuni amici, uno dei quali - interpretato da Chazz Palminteri - è in odore di omosessualità). La correttezza politica dell'impostazione della coppia sacrifica - come è stato fatto notare polemicamente - la componente affettiva per affrontare temi diversi (legati soprattutto all'adozione), al punto che in tutta risposta gli autori si sono inventati che Mitchell detesta esibire in pubblico la propria affettività. Mitchell e Cameron arrivano comunque infine a baciarsi, fatto che appena quindici anni fa era ancora impossibile vedere sul piccolo schermo.