recensione diFabio Bazzoli
Maurice. Primavera di corpi che si abbracciano nella lotta
E' stato il libro della mia adolescenza e prima giovinezza, più di Amado mio.
L'ho spesso riletto, tenuto vicino. Come Maurice si appunta le lettere dell'amico sul pigiama per dormirci insieme, io sentivo il bisogno di tastarlo e averlo prossimo.
A lungo ho preferito incondizionatamente la prima parte, ambientata a Cambridge, dove fiorisce l'amore fra Maurice e Clive. Quella primavera di corpi che si abbracciano nella lotta, di pantaloni di flanella, di prati dove accoccolarsi era per me la più accreditata versione del paradiso.
Non pensavo lontanamente di meritarlo, nemmeno in un'altra vita, ma potevo almeno contemplarlo.
Infatti le pagine in cui Forster spezza l'incanto e porta Clive all'eterosessualità erano come il tradimento di Lucifero, l'inferno che si spalanca. Lette una volta, poi le ho sempre saltate. Perché poi mi piaceva abbastanza l'incontro con Alec, che immaginavo bello e strafottente.
Solo in seguito ho compreso lo schema del libro.
L'esclusione voluta soprattutto da Clive del sesso rendeva il primo rapporto intimamente falso. Per incontrarsi con se stesso Maurice doveva tendere la mano verso un'altra classe e i bassifondi della sensualità.
Forse anche io dovevo farlo, prima di capire quale libro perfetto avesse scritto e sciaguratamente non pubblicato Forster.
Il quale, mi sono convinto a fatica, davvero non poteva far tornare assieme Maurice e Clive, come nostalgicamente avevo sperato fino alle ultime pagine della prima lettura. Invece doveva proprio accoppiarlo con il proletario Alec, in una trasgressione almeno altrettanto sociale che sessuale.
Di cosa parleranno?, si chiedeva in me l'inconsapevole snob, per il quale aver letto lo stesso libro era la forma privilegiata di affinità.
Forster nella prefazione confessa di avere vagheggiato per loro un futuro di taglialegna e fedeli compagni.
Ma giustamente nelle ultime pagine li vediamo andarsene insieme senza che nessuna morale, in alcun senso, possa rinchiuderli.