recensione diFabio Bazzoli
L'amore che non si può dire. Loro come noi.
In questo libro mi ha colpito soprattutto la somiglianza della situazione araba attuale con la nostra (ma anche europea in generale) fino a pochissimi anni fa, diciamo gli anni Cinquanta.
Non c'è nulla, alla radice, che renda l'islam particolarmente nemico dei gay; non c'è alcuna giustificazione di fondo della discriminazione in atto, se mai qualche complicazione legata al fatto che - oggi - i nemici dei gay in medioriente hanno anche l'arma dell'avversione all'occidente imperialista da usare.
Illuminanti le pagine dell'alleanza fra islamici e cristiani fondamentalisti contro la legittimazione di tutte le forme di famiglia che già esistono. In effetti la considerazione appena fatta (che si tratti cioè di moralismi incoerenti e attardati) non rassicura affatto, perché dove negli anni "giusti" non si sono potuti piantare paletti di laicismo a tutela dei diritti (per esempio in Italia) il vecchissimo pregiudizio e il nuovo antiilluminismo ratzingeriano si saldano e producono autentica illibertà e sopraffazione: vedi la criminalizzazione dell'aborto.
Stilisticamente il libro è stato pessimamente tradotto (ho trovato almeno un "scholars" tradotto con "scolari"!), e non è particolarmente ben scritto di suo, secondo me, con quel tipico stile da reporter-che-verifica-le-sue-fonti-fino-al-dettaglio, che produce a volte frasi involontariamente comiche.