Vita
Vogel in gioventù si iscrisse in gioventù al partito comunista e venne arrestato una prima volta e segnalato alle autorità. Successivamente, dopo aver rifiutato di entrar a far parte della Hitler-Jugend, la gioventù hitleriana, come portabandiera, venne nuovamente arrestato e rilasciato in libertà vigilata.
Arrestato una terza volta con l'accusa di omosessualità, punita dal paragrafo 175 del codice penale tedesco, Vogel subì una condanna a sette anni di lavori forzati da scontare presso il campo di lavoro penale di Emsland, nei pressi del confine olandese, dove venne impiegato per l'estrazione di materiali dalle locali cave.
Relativamente al periodo di Emsland, Vogel racconta:
"Per circa sei mesi sono stato «piegato in due»; i miei polsi erano ammanettati alle caviglie. Quando portavano il cibo la mia ciotola era sul pavimento ed i soldati versavano la minestra dall'alto e così schizzava tutta fuori. Io dovevo leccarla per terra per riuscire a mangiare qualcosa. Non potevo uscire dalla colonia penale e non potevo liberarmi dalle manette; così mi facevo i bisogni addosso ed i miei pantaloni erano sporchi e puzzolenti.
Poi mi spedirono nella baracca dell'isolamento, nella cosiddetta «squadra dei miserabili» del campo di concentramento. Qui il kapò era il peggiore; le guardie delle SS erano pigre, ma lui era quello che ci tormentava più di tutti. Anche a lui però piacevano gli uomini, ed aveva un ragazzo giovane che usava da «stallone». A lui nessuno diceva niente, ma quando due prigionieri venivano trovati assieme venivano picchiati ed insultati; «porci, froci schifosi», ci dicevano" (testimonianza di Vogel)
I prigionieri gay del campo, contraddistinti dal triangolo rosa, subirono le vessazioni anche degli altri prigionieri internati.
Dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale e la conquista della Norvegia da parte delle forze tedesche, Vogel vi venne inviato come lavoratore "schiavo" per la costruzione di una strada da Alta a Capo Nord e costretto a spalare scalzo la neve durante i lavori di costruzione.
Vogel riuscì a sopravvivere fino al termine del conflitto e si vide negare dal governo tedesco postbellico le richieste di risarcimento che aveva inoltrato.
Nel 1992 Vogel venne intervistato, insieme ad altri omosessuali sopravvissuti, nel documentario tedesco We Were Marked with a Big A, diretto da Joseph Weishaupt e Elke Jeanron.