recensione diMauro Giori
A mia madre piacciono le donne
Una madre di mezza età annuncia con un po' di trepidazione alle sue tre figlie il suo nuovo rapporto, con una donna, anzi con una donna parecchio più giovane di lei, straniera e che come lei vuole diventare pianista. Le tre figlie reagiscono in modi diversi, e in più sono sospettose, perché credono che la ragazza voglia solo sfruttare l'amore della madre per fare carriera.
Di carne al fuoco ce n'è tanta, e tanto si poteva trarre dalla situazione iniziale: bastava giocare con intelligenza sui tre caratteri delle sorelle, e sul loro atteggiamento di fronte alla notizia del lesbismo della madre. Una di loro reagisce bene (è la più disinibita), un'altra reagisce male (è la più repressa), una terza entra in crisi, si fa per dire, perché in crisi c'è da sempre, ansiosa e insicura com'è, e nemmeno la terapia sembra giovarle molto.
Purtroppo le due autrici lasciano tutto a un livello molto superficiale, abbandonando i tre personaggi a un macchiettismo risaputo e trascurando due delle sorelle per sbilanciare l'attenzione del film sulla terza, nevrotica, la più folcloristica e potenzialmente divertente delle tre.
Ma nemmeno la commedia riesce particolarmente brillante e si perde in un intreccio favolistico (tanto che la sorella repressa lascia il marito bigotto e si mette con un bel fiorista che ha tamponato e che invece di scuoiarla viva la accompagna gentilmente all'aeroporto).
Alla fine si rimane piuttosto perplessi anche per la gestione dell'intreccio, a tratti incoerente e del tutto privo di vere tensioni: le tempeste annunciate all'inizio non arrivano mai e si passa direttamente a un lieto fine trascinato per mezz'ora.
L'impressione è quella di una modesta imitazione annacquata di Almodovar, ma che, nonostante le due registe/sceneggiatrici donne, fallisce persino il ritratto dei personaggi femminili (quelli maschili sono solo comparse prive di spessore: il principale tirchio, lo psicanalista disonesto che vuole portarsi a letto la paziente, lo scrittore paziente e comprensivo che fa da principe azzurro).