recensione diMauro Giori
Bolle di sapone
In questa geniale parodia delle soap opera gli autori si sono divertiti a fondere insieme la comicità delle sit-com con le assurdità narrative e i colpi di scena improbabili di una tipica soap: il risultato è una delle serie più esilaranti della televisione americana.
Com'è spesso accaduto, la comicità - unita qui alla voluta follia dell'intreccio - ha fornito il pretesto per affrontare temi tutt'altro che consueti per la televisione, specialmente in quegli anni: abbiamo un'adolescente che seduce un prete; un giovane affiliato alla mafia che deve uccidere il patrigno, impotente per i sensi di colpa dovuti al fatto che ha assassinato il primo marito di sua moglie; un avvenente maestro di tennis che si porta a letto le sue allieve, tra cui una madre e la figlia (la stessa che ha sedotto il prete); la sorella di quest'ultima che ha una relazione con un politico, ovviamente sposato; e via di seguito.
Così, fin dalla prima puntata appare tra i personaggi quello di Jodie (interpretato da un bravo e misurato Billy Cristal, ancora sconosciuto), un giovane omosessuale. Jodie è perfettamente a proprio agio con se stesso e nelle primissime puntate fa coming out con la madre e il patrigno, quindi con il fratello maggiore, emblema di virilità che non lo prende mai sul serio, pensando che stia solo scherzando.
Tutto ciò sarebbe già molto per il 1977, ma gli autori non si sono certo fermati qui: Jodie annuncia infatti di voler cambiare sesso. Non è però una questione di transessualità, ma solo di amore per un famoso giocatore di football, che lo ricambia ma non vuole che si sappia. Jodie pensa quindi che diventando donna potrà vivere con lui alla luce del sole. Tuttavia, quando si ricovera in ospedale per l'operazione il suo amato campione lo lascia, avendo deciso di ripiegare su un matrimonio di copertura, e Jodie tenta il suicidio. Ma tutti intorno a lui lo supportano in tutte le sue scelte, anche quando sono perplessi, e lo aiutano a rimettersi rapidamente in piedi.
Più avanti Jodie avrà anche un figlio, di cui otterrà la custodia diventando il primo genitore gay fisso di una serie tv.
È facile capire perché la serie abbia tardato parecchio a raggiungere la televisione italiana. Da noi infatti è stata distribuita solo dopo il successo ottenuto dal film Bolle di sapone (Soapdish, 1991) di cui fu usato il titolo nella speranza di sfruttarne la notorietà, sebbene il film non avesse nulla a che fare con la serie, chiusa ormai già da dieci anni.
Ma anche in patria Soap non ha avuto vita facile. Il solo annuncio dei temi che sarebbero stati affrontati nella serie, lanciata con una grande campagna stampa che ha preceduto di qualche mese la messa in onda, scatenò un putiferio provocando oltre trentamila lettere di protesta e l'ira di una quantità di organizzazioni (tra cui vari gruppi religiosi, gli italoamericani offesi dagli stereotipi sulla mafia, e anche i gruppi gay, che subodoravano in ciò che era filtrato del personaggio di Jodie la riconferma di tutta una serie di stereotipi). Era quello che la ABC voleva, almeno in parte: tutta pubblicità gratuita che si tradusse nel successo enorme della serie, che una volta messa in onda mise tutti d'accordo per l'intelligenza e la fine parodia che la contraddistingueva. Anche il personaggio di Jodie sorprese i gruppi gay per la sua positiva serenità, l'equilibrio e la mancanza di tormenti (certo tenta il suicidio, ma per una delusione d'amore, non perché omosessuale: la sua sessualità non gli procura nessun tipo di tormento), sicché tutte le progettate proteste furono presto archiviate. Gli unici a non gradire il carattere troppo rivoluzionario della serie alla fine furono gli sponsor: Soap fu un grande successo di pubblico, ma la ABC perse 3 milioni di dollari a stagione.