recensione diDaniele Cenci
Men on men 3
Nella sua introduzione a Men on men 3, Daniele Scalise diffida
"di coloro i quali, non volendo affermare la propria identità omosessuale, piuttosto che tacere ricorrono a penosi trucchi del tipo: "io-non-amo-gli-uomini-amo-le-persone".
Penso che quel continuare a pararsi dietro a scudi così miserelli sia più che altro segno di nevrosi irrisolta, di fragilità e ipocrisia."
Giusta reazione al carnevale in maschera di certo personalismo catto-reazionario con pretese universalistiche, che castra le differenze e inocula il germe dell'omofobia, col salvare l'anima-persona (la maschera insomma) lobotomizzando la carnalità dell'eros omosessuale.
Tra i leit-motiv, che in Men on men 3 s'intrecciano in spiazzanti combinazioni, segnalo le dinamiche culturali dell'incontro-scontro metropoli/provincia e cittadini/stranieri: in Lo scocciato, l'assicuratore e il cinese, Bergamini tratteggia un clone frocio del commissario Ingravallo (di gaddiana memoria), alla ricerca di una marchetta orientale accusata di aver rubato a una criptochecca un giubbotto sdrucito e due cd di Tenco: un giallo senza soluzione che si impantana nella stessa geografia esquilina di Quer Pasticciaccio brutto de via Merulana.
In Pappamobile di Carena una passeggiata dà la stura a un inarrestabile flusso di coscienza goduriosamente camp; mentre Stanziani, in Paese mio, evoca la disillusione di un uomo che tenta di riagganciarsi alle sue radici, ma è respinto dalla nanità di una provincia machista che imbozzola nel sudario dell'ignoranza qualsiasi anelito di vita, anestetizzando nell'indifferenza e nella mancanza di rispetto ogni identità non omologata.
Un sottotema gravido di sviluppi è la dicotomia tra vita artificiale/violenza e eden naturale/pace.
Largo spazio anche alle iniziazioni nell'infanzia e nell'adolescenza. In La seconda vita di Tommaso, Tavella proietta l'antitesi dell'orco pedofilo interiorizzato dall'isteria collettiva delle nostre società, mettendo in scena un mangiafuoco zingaro latore di un massaggio-messaggio liberatorio, che susciterà, insieme al primo orgasmo, una scintilla di verità nell'educazione alla vita di un ragazzino.
In Profumo di jacaranda di Stanziani la magica parola "bonito", rocamente mormorata sul collo da un misterioso maschietto, è l'"apriti sesamo"che fa scattare il desiderio omoerotico in un adolescente inquieto, intruppato in un gregge di coetanei in gita a Lisbona.
Saune e bagni turchi (vere e proprie "acque della memoria") coi loro fortuiti incontri (Un mondo premuroso di Bo, Lettera da Istambul di Pezzana) facilitano un disincantato bilancio della propria esistenza.
C'è giusto il tempo di citare le strategie dei single a caccia e delle coppie scoppiate: Pedote, già autore con Lo Presti del formidabile centone dedicato all'Omofobia nel corso dei secoli, orchestra ne La collezione di Giulio la parodia di un incontro-rimorchio all'Opera, un'attrazione fatale che s'attizza in una stanza disseminata di cartelli di divieto - la collezione del titolo.
Sul fronte delle famiglie di fatto hanno la grazia di piccoli capolavori Traslochi di Mancinelli e A family di Gastaldi.
L'ebraismo e una passione omosessuale sono la doppia fonte d'ispirazione di Shabbat di Gabbanelli (autore del romanzo Perduti in un vagare adriatico). Vi si intrecciano memorie e nostalgie di due ebrei che il destino ha fatto incontrare in un campo di sterminio: una momentanea separazione dà l'abbrivio alla rievocazione di un amore che ha resistito per mezzo secolo alle tempeste dell'odio e dell'oblio.