recensione diDaniele Cenci
Tredici centesimi. Nell'inferno di SoWeTo
L'odissea atroce e disincantata di un ragazzino di colore "con gli occhi azzurri" a cui hanno ammazzato i genitori, che vende il suo corpo a 13 anni per sopravvivere nella giungla d'asfalto di una grande metropoli sudafricana.
Paure e desiderio di evasione, vessazioni da parte dei clienti e degli adulti d'ogni razza e condizione sociale, botte e minacce da parte dei boss di una disperata gang giovanile: il libro è l'apprendistato alla vita di un cucciolo d'uomo cresciuto troppo in fretta e "bruciato"dall'indifferenza degli uomini.
Il linguaggio, intriso di espressioni crude e vivide (specie quando il ragazzino rievoca le botte, gli stupri subiti e il sesso a pagamento) rende mimeticamente la psicologia a tratti ribelle, a tratti rassegnata di un'infanzia violata.
Vissuto a Soweto (una delle baraccopoli più povere del continente, simbolo della lotta all’apartheid), l'autore s'è suicidato non ancora trentenne nel gennaio 2005.