Tempesta su Washington

18 agosto 2005

Preminger è stato tra i primi a sfidare il Codice Hays approfittando del suo indebolimento negli anni '50, dimostrando che si poteva avere successo (e rifarsi dei soldi spesi nella produzione) anche non rispettando più in modo rigoroso i dettami sempre più anacronistici della censura.

Insieme a Quelle due, Tempesta su Washington è uno dei primi film di Hollywood a trattare esplicitamente di omosessualità. Se si considera che il Codice Hays (e una buona parte dell'opinione pubblica) considerava l'omosessualità un tema talmente scandaloso che non bisognava nemmeno parlarne e che il semplice rappresentarlo sullo schermo poteva tradursi in una sua indiretta promozione, la scelta stessa del tema risultava piuttosto eversiva per i tempi. Ovviamente Preminger non era un militante gay: per lui i temi tabù erano anche un modo per attirare il pubblico sfruttandone il potenziale scandalistico. Ma comunque anche grazie ai suoi sforzi il cinema di Hollywood inizia a cambiare atteggiamento sulla questione e il Codice Hays, cercando di salvare la faccia, si adegua modificando leggermente l'articolo relativo all'omosessualità.


Tempesta su Washington per molti versi è un film notevole: è un dramma ben strutturato, coinvolgente, ben sceneggiato, che offre della politica americana una descrizione critica per certi aspetti inedita, benché basata su un solido fondo morale, e trasforma il senato americano in una sorta di tribunale (tensione e meccanismi narrativi sono quelli di un court-room drama). Preminger gioca sulle paranoie dell'era maccartista ma senza fare cinema paranoico (che sarà invece di moda nel decennio successivo). E il cast è di prima grandezza, dominato da un monumentale Charles Laughton, attore (gay) di immensa bravura qui nel suo ultimo ruolo.


Detto tutto questo, credo sia impossibile salvare il desolante ritratto dell'omosessualità che il film offre. Se nel coevo Quelle due l'equivalenza omosessualità=peccato non veniva smentita, ma poteva essere un modo per sottolineare la repressione ingenerata nella protagonista dalla stupidità dei pregiudizi, in Tempesta su Washington l'omosessualità è un'ombra indelebile nel passato di Brig, e benché appartenga al tempo andato (nulla ci fa pensare che Brig sia ancora gay) è una tale vergogna per la sua irreprensibile moralità che Brig non può che suicidarsi, tagliandosi la gola nel suo ufficio.

Gli omosessuali sono rappresentati solo da uno squallido magnaccia, da un giovane prostituto ubriacone senza moralità che vende il suo passato permettendo il ricatto di Brig e pretende persino di essere giustificato, e da un bar gay che è il primo del cinema americano, ed è una cantina buia entrando nella quale Brig è preso dall'orrore e dal panico al punto da fuggire subito, inseguito dal prostituto che viene prontamente sbattuto a terra in una pozzanghera che è facile trasformare in metafora.

Tyler ha scritto con opportuna ironia che in questo bar "l'omosessuale appare nel suo habitat mitico": questo antro buio e nebbioso relegato nella squallida periferia di New York, voragine sepolcrale velata da vapori sulfurei e bazzicata da prostituti, in cui tutti divorano con gli occhi il nuovo venuto, è il mondo omosessuale come lo potevano immaginare gli eterosessuali che viveano invece nel mondo diurno e solare delle loro ville con giardino e tenera bambina riccioluta inclusa nel prezzo, come quelli che vediamo per tutto il film.


Vito Russo fa giustamente notare poi che dei due soldati omosessuali della vicenda, quello che è rimasto tale si è degradato a fare la puttana nei bassifondi, mentre quello che ha rinnegato la sua omosessualità e si è sposato diventando etero ha fatto carriera fino a diventare senatore. Non solo, ma ha anche una bella casa, una moglie buonissima, una figlia dolcissima e viene eletto meritatamente (perché è mostrato come un personaggio irreprensibile che non si piega al ricatto) presidente della commissione che deve giudicare il candidato alla carica di segretario di stato (il solito Henry Fonda campione della moralità americana).


Come Quelle due, in realtà Tempesta su Washington non giustifica e anzi condanna apertamente malignità e ricatti (operati da un giovane senatore detestato da tutti i suoi colleghi per i suoi metodi poco ortodossi e per la sua intemperanza), ma diversamente da Quelle due non muove un dito per salvare da stereotipi, luoghi comuni e aura peccaminosa la realtà omosessuale.

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