Io ti amo...Io nemmeno - Intervista a Fabio Casagrande Napolin.

6 novembre 2016

La prima volta in cui ascoltai Je t’aime… moi non plus (brano uscito nel 1969, e cantato da Serge Gainsbourg, anche autore, e Jane Birkin), fu circa venti anni fa. I miei genitori, dopo aver recuperato vecchie fotografie dei primi anni del loro fidanzamento, avevano chiesto ad un amico fotografo di salvarle su DVD, e di creare uno slide con sottofondo musicale. Tra i brani scelti, tutti pezzi anni Settanta alla Fausto Papetti, c’era anche quello del duo Gainsbourg-Birkin. Un contesto quantomai inusuale per un singolo che, alla sua uscita, aveva provocato scandalo in molti tra i paesi in cui era stato distribuito. Già, perché non di classica canzone d’amore si tratta, ma di un brano in cui è simulato l’amplesso tra i due interpreti, peraltro coppia anche nella vita reale. Ovviamente l’Italia, a metà tra vagiti di rivoluzione sessuale e perbenismo soffocante, accolse il “disco dello scandalo” con una bella censura RAI, a cui fece seguito la messa alla gogna da parte de L’Osservatore Romano, che ne pubblicò peraltro una traduzione a dir poco imbarazzante. La Procura della Repubblica di Milano ne ordinò addirittura il sequestro e la distruzione di tutte le copie, su territorio nazionale. Ciononostante il disco continuò ad essere venduto clandestinamente, divenendo un vero e proprio oggetto di culto, con quotazioni che dalle L. 750 iniziali schizzarono sino a L. 3.000. Insomma, forse l’ultimo disco che ci si aspetterebbe di ascoltare come sottofondo per innocenti foto di due fidanzatini in riva al mare. O forse no…. Comunque, Je t’aime… moi non plus scatenò un vero terremoto, negli ormoni degli adolescenti dell’epoca, e nel mercato discografico, creando immediatamente un nuovo genere musicale, fatto cioè da brani in cui fosse messo in scena un amplesso, con tanto di orgasmo finale. A questo genere, che ebbe fortuna, con alti e bassi, dal 1969 ai primi anni Ottanta, ha dedicato un intero volume Fabio Casagrande Napolin. Orgasmo song è il titolo del libro (uscito per VoloLibero nel maggio di quest’anno), e orgasmo song è il nome con cui viene definito questo genere. Una nicchia che tale poi non è, vista la mole notevole di cover, o brani sulla falsariga di Je t’aime.. moi non plus usciti in quegli anni. Una produzione musicale che non lascia da parte nessun genere e orientamento sessuale. Ho incontrato Fabio, per farmi raccontare un po’ qualche retroscena sulla stesura di questa enciclopedia dell’orgasmo su vinile, e chiedergli delle curiosità sulle orgasmo song “gaie” da lui citate, visto che dovrò pure svolgere l’infausto (più per lui, forse…) ruolo di relatore (sono il meno adatto sul globo terrestre a farlo) durante la presentazione del suo libro per il Florence Queer Festival di Firenze.

1 – Ciao Fabio, e complimenti per il tuo libro, che è veramente impressionante per accuratezza e mole di informazioni. Ma andiamo subito al punto; per “i profani”, a che cosa ci si riferisce qualora si parli di orgasmo song?
Ciao Luca, ti ringrazio! In effetti è stato un lavoro molto impegnativo e sono molto soddisfatto delle tante recensioni positive che ne sono state fatte.
Veniamo al significato di “orgasmo song”. Il termine definisce precisamente tutte quelle canzoni in cui viene messo in scena in modo inequivocabile un amplesso. “Orgasmo song” sono canzoni in cui, su di una melodia solitamente lounge rilassante, sentiamo qualcuno avere un orgasmo, appunto. Questo può avvenire in tutte le combinazioni possibili (in un caso c’è anche una pecora, ma si tratta di una parodia). Ma esistono anche molti “orgasmi solitari”, dove solitamente una donna (che io ricordi di orgasmi solitari maschili ce n’è uno solo, quello di Rod McKuen, all’interno di un LP particolarmente gay friendly, per di più) geme per tutta la durata del pezzo facendo pensare (o capire) che si stia masturbando.
Il genere si rifà naturalmente a Je t’aime… moi non plus di cui racconto la genesi nel primo capitolo del libro, ma non sono orgasmo song quelle canzoni che comunque in qualche modo si rifanno a questa pietra miliare senza rappresentare un amplesso. Non lo sono i brani dove si parli di sesso, si voglia alludervi con sensualità o si usi un linguaggio triviale. Né lo sono le canzoni delle varie pornostar che parlano di sesso (e sono tantissime) e neppure quei documenti sonori pornografici privi di una base musicale e una breve storia autoconclusiva.
Il genere si sviluppa in seno alla Rivoluzione Sessuale (di cui, nella postfazione Gianluca Meis ci racconta brevemente la storia), al radicale cambio di rotta in ambito dei comportamenti e del rapporto tra pubblico e privato che avviene grossomodo tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, trascinandosi fino alla fine del decennio. L’orgasmo song ne diviene in qualche modo l’inno, Je t’aime… moi non plus è l’anthem di una generazione che si sta liberando dalle catene del bieco moralismo cattolico. Ma la Rivoluzione Sessuale non si esaurisce con quella fase. Penso che sia ancora in corso, dato che molte conquiste e una completa emancipazione sessuale debbano ancora essere raggiunte. Purtroppo c’è ancora una gran ipocrisia in giro.

2 – Quando hai iniziato a interessarti e a fare ricerche su questo genere musicale?
Diciamo che questo è avvenuto in due momenti differenti. I primi dischi di questo genere mi sono venuti all’orecchio a metà anni Ottanta, quando lavoravo in una radio privata del padovano. Nell’86 ho acquistato il primo disco contenente una orgasmo song: la prima stampa della versione originale di Je t’aime… moi non plus cantata da Brigitte Bardot e Serge Gainsbourg, registrata nel dicembre del 1967 e rimasta negli archivi Philips per 19 anni. Interessatomi per anni ad altre sonorità, questo genere di dischi è tornato a incuriosirmi verso il ’96, dopo la mia conversione sulla via di Damasco avvenuta grazie ai libri del purtroppo recentemente scomparso Tommaso Labranca (che mi ha fornito anche informazioni utili alla stesura di Orgasmo Song e mi ha fatto il grande onore di fare da relatore alla prima presentazione del libro). In quegli anni ho iniziato a ricercare e archiviare dischi bizzarri, soprattutto erotici ma non solo. E negli ultimi vent’anni sono andato via via scoprendone di sempre nuovi e più strampalati, ma anche spesso giocati su melodie incantevoli, composte da autori di tutto rispetto.

3 – Hai impiegato molto tempo per concludere la stesura di questa vera e propria “orgasmopedia”?
Sì, Orgasmo Song ha rappresentato un grosso impegno che mi ha preso ben tre anni di lavoro, destinati soprattutto alla ricerca di informazioni. Questo è un argomento sul quale non si può andare in una biblioteca e chiedere libri sulla “orgasmo song”. Bisogna mettersi a spulciare vecchie riviste con la speranza di reperire articoli, consultare gli archivi dei quotidiani nazionali, cercare e ascoltare i vinili originali, contattare gli autori per ottenere interviste che rivelino retroscena inediti e scambiare informazioni con avveduti collezionisti di dischi (per il libro molto devo in particolare alle collezioni di Massimiliano Bruno e Dmitriy Orlovskiy). Senza contare i vent’anni precedenti di ricerche.
Orgasmo Song è un progetto che coltivavo da tempo. Da circa una quindicina d’anni. Da quando, cioè, ho scritto un articolo per il sito Hit Parade Italia che desideravo ampliare. Ho prima pensato a creare un sito web, ma resomi conto della vastità del fenomeno, mi sono detto “questo argomento merita un libro!”, perché nessuno ne aveva mai scritto prima. E così ho tergiversato per anni finché non ho trovato un editore disposto a credere nel progetto e darmi praticamente carta bianca, cosa che è avvenuta con Claudio Fucci di VoloLibero, che ha realizzato una bella edizione davvero ben curata e ricca di illustrazioni a colori, di cui sono molto soddisfatto.

4 – C’è qualche brano che hai scoperto dopo la pubblicazione del libro, e di cui non hai fatto in tempo a parlare?
Sì, ne ho scoperto più di uno: a ogni presentazione salta fuori qualcuno che mi rivela l’esistenza di una orgasmo song che non conoscevo. Nel libro mancano ad esempio Squisita, bionda e morbida di Ugo Tognazzi, che non è una orgasmo song vera e propria, ma è comunque una parodia ben riuscita e divertente; S.O. Selfservice di Enzo Jannacci, dall’album Secondo te… che gusto c’è? del 1977; gli Halloween, un gruppo metal friulano che nel 1985 ha pubblicato un oscuro e rarissimo EP contenente una orgasmo song nell’inedita versione hard rock; la favolosa Hiasmina dalla colonna sonora del film Kill! composta da Berto Pisano. Ma alle colonne sonore ho voluto solo accennare, altrimenti ci sarebbe voluto un altro libro…
Ce ne sono molte altre, comunque. A volerle mettere tutte non bastavano le già corpose 400 pagine che formano il volume! Dal libro ho anche lasciato fuori (volutamente) tutti i “pornofonoromanzi”, cioè quei documenti sonori su cui è inciso un radiodramma erotico o anche pornografico, pubblicati semiclandestinamente e perciò oggetti molto rari e spesso anche molto costosi, che attraggono molto i collezionisti di dischi bizzarri come me. Negli anni Settanta ne sono stati pubblicati a bizzeffe, soprattutto in Germania. Io mi sono limitato ad accennarne parlando della serie Playore, perché un paio di dischi contenevano delle autentiche orgasmo song, ma ne sono stati stampati molti altri anche in Italia. OK, in ogni caso queste non sono vere e proprie orgasmo song. Poi non ho scritto delle musicassette per camionisti o della moltitudine di musica underground, soprattutto industrial, pubblicata anch’essa su musicassetta, nella quale l’erotismo esplicito ed estremo è stato messo in scena in più di qualche occasione. Ho voluto concentrare la mia attenzione sulla scena pop degli anni Settanta, accennando alle varie diramazioni e alla moltitudine di cover di Je t’aime… moi non plus, di cui sono arrivato a contarne non meno di 200 (nel libro ovviamente non le descrivo tutte, sennò avrei annoiato mortalmente i lettori!).

5 – Non potevo non essere incuriosito da tutti quei brani, da te citati, in cui l’amplesso su disco fosse tra due uomini o due donne. Hai avuto modo di chiedere a qualche autore o personaggio coinvolto nella produzione di alcuni tra questi pezzi, se nel crearli avessero pensato anche a potenziali acquirenti LGBT?
Il contatto con gli autori è stato complicato. Alcuni, quelli intervistati e ringraziati alla fine del volume, sono stato in grado di raggiungerli e si sono dimostrati molto gentili e disponibili, altri non sono riuscito a raggiungerli, purtroppo. Tra quelli non raggiunti figurano proprio i due responsabili delle maggiori orgasmo song a tematica omoerotica.
Grazie ad articoli di giornale che ho reperito è comunque emerso che in particolare Luciano Telli a.k.a. Timothy intendeva rivolgersi esplicitamente a una platea gay. O meglio, voleva farsi portavoce di quelle istanze di rivendicazione dei movimenti omo che negli anni Settanta stavano emergendo e chiedendo attenzione. La sua Due è dichiaratamente una canzone tesa all’emancipazione gay.
Ma anche in Cecilia Polizzi troviamo una qual certa rivendicazione lesbica autentica. La sua Les biches (Le cerbiatte) – nome scelto naturalmente per stimolare pruriti saffici negli acquirenti, data la sua assonanza con “lesbiche” – suona come un manifesto lesbico, una dichiarazione di indipendenza dal “dominio fallocratico maschile”, come si diceva allora.

6 – Prendiamo l’acronimo LGBT: direi che tutte le lettere siano ben rappresentate nella discografia orgasmica… O forse no, sbaglio o manca un brano in cui sia presente la figura di una transessuale o travestita/o?
Per la verità esiste una parodia di Je t’aime… moi non plus reggae (sic!), per opera di Judge Dread (personaggio “scandaloso” spesso censurato per il suo linguaggio esplicito e per i temi trattati nelle sue canzoni), di metà anni Settanta in cui appare una travestita. Si tratta di una fan del cantante britannico che vuole appurare di persona se è vero quel che si dice a proposito del suo “big nine” (riferimento ai pollici – che vi lascio tradurre in centimetri, ma vi dico solo che un Big Jim Mattel di pollici ne misura 10 – della sua “dimensione artistica”), che Judge Dread, così come il Renato Zero di Sbattiamoci, scopre essere in realtà un uomo. È comunque commedia e il transgender di turno viene puntualmente messo in ridicolo. Per un buon periodo l’unico modo di trattare di omosessualità maschile e travestitismo era la parodia. Comunque meglio questo che l’omofobia espressa da canzonacce come La ballata del finocchio o I frocioni

7 – Tra i moltissimi pezzi in cui si celebra l’amore tra donne, ce n’è qualcuno che preferisci, e nel caso per quale motivo?
Beh, il più bello in assoluto è Viens… di Virginie et Barbara. Forse perché è stata anche la prima lesbicata che ho scoperto ed è una delle primissime orgasmo song di cui ho reperito il disco. Poi perché è composta da Robert Conrado e Albert Verrecchia, quest’ultimo anche apprezzato autore di colonne sonore. Ma anche per la storia rappresentata, che è la tipica situazione che veniva messa in scena nei dischi a tematica omoerotica, cioè la conversione operata da parte di una navigata lesbica d’oltralpe (Virginie) sulla più giovane e inesperta italiana (“Barbarà”), all’indomani della fine di una storia eterosessuale. “Barbarà” nel finale scoprirà che le piace molto di più quello che le ha fatto scoprire Virgnie, del sesso che le somministrava il suo ex.
Da notare una cosa, comunque: le “lesbicate” sono sempre attribuibili in qualche modo a delle francesi, perché in Italia, per decreto regio, non potevano esistere lesbiche: le italiane dovevano ritenersi pienamente soddisfatte da ciò che aveva loro da offrire il vero maschio italiano e sarebbe stato considerato alto tradimento, passibile di fucilazione, insinuare che una donna italiana potesse desiderare qualcosa di diverso dal fare l’amore con il proprio uomo.

8 – Non vorrei svelare troppe cose sul tuo libro, e togliere la curiosità a chi volesse leggerlo. Però mi piacerebbe tu facessi cenno alla prima orgasmo song italiana in cui si parli di sesso tra due uomini. C’è qualche aneddoto a essa riferito che non hai avuto modo riportare nel testo?
Immagino tu ti riferisca a Particolare di Dorian e Valentino… Beh, per la verità non se ne sa molto. È stata composta da due colonne portanti della SAAR Records, Alistar e Lablion, cioè Giovanni Moretto e Sergio Balloni, per la compilation Le canzoni proibite Vol. 2, uscita nel 1977 su etichetta UP International. Ma è una orgasmo song a metà. Però è la prima canzone erotica italiana a mettere in scena una tresca gay, in cui uno dei due (dalla canzone è impossibile identificare le parti, dato che parla sempre uno solo), “corrompe” l’altro al fine di liberarlo dal giogo della schiavitù della vagina e fargli scoprire nuovi orizzonti, dicendogli che “le donne sono cattive” e “noi ne possiamo fare anche a meno”. Però la canzone si ferma qui, si assiste cioè alla seduzione, che fa da preambolo al rapporto sessuale vero e proprio, ma manca l’orgasmo, cosa che invece avviene in Due di Timothy e Luca.

9 – La disco music, specie con l’uscita di Love to Love You Baby di Donna Summer, dette un forte impulso al ritorno in voga dell’orgasmo su vinile, dopo la prima ondata tra il 1969 ed i primi anni Settanta. Ed è un brano tardo-disco, Cruisin’ the Streets della Boys Town Gang, a detenere forse il primato di sfacciataggine in ambito gay. Me ne vuoi parlare brevemente?
Sì, Crusin’ the Streets è anche uno dei pezzi che chiude la fertile stagione dell’orgasmo song degli anni Settanta. Uscito nel 1981, è un disco che mette spudoratamente in scena una tipica serata di “battuage” lungo una strada americana destinata agli incontri gay. La prima parte del brano che dura ben 13 minuti, è una vera e propria canzone che funge da “guida gay”, declamando tutti i luoghi in cui è possibile fare “incontri caldi” negli Stati Uniti dei primi anni Ottanta, compresa la celebre Castro Street di San Francisco. La seconda parte è invece un “pornofonoromanzo” in cui assistiamo all’incontro tra due uomini in un vicoletto di una di queste “vie del sesso”, con tanto di prostituta che assiste e si masturba. A un certo punto arrivano due poliziotti, che, anziché punire il terzetto per atti osceni in luogo pubblico, pensano bene di unirsi allegramente all’orgia e preferire quindi fare l’amore che non la guerra. E questo bisogna pensare che, mentre veniva censurato dalle trasmissioni radiofoniche, veniva invece mandato a tutto volume dai dj nelle discoteche.

10 – In confronto con la discografia “saffica”, i maschietti hanno ben poco spazio nel filone delle orgasmo song gay, e in alcuni casi all’interno di brani dal sapore chiaramente parodistico. Io un perché me lo sono dato, ed è forse un po’ scontato; il sesso tra due donne rientra nelle fantasie erotiche di molti uomini etero… Solo mie supposizioni, o c’è del vero?
È così, infatti. Quella di due ragazze che fanno sesso tra loro è una fantasia erotica che accende gli uomini e negli anni Settanta era ampiamente sfruttata sia nella discografia che nella cinematografia italiane. Mentre al cinema questa si incarnava nella classica “lesbicata” (due belle attrici nude a letto che fanno l’amore) gratuita, piazzata a metà praticamente di ogni poliziottesco e thrilling italiano che si rispetti, nella discografia esiste un vero e proprio filone “lesbico” volto a soddisfare la morbosità maschile. Perciò, nonostante esistano non meno di una decina di “lesborgasmi”, questi sono per lo più messi in scena per accontentare i maschi, non quali rivendicazioni lesbiche.
Le lesbiche ci piacciono un sacco, è innegabile, anche se la fantasia è ovviamente ben distante dalla realtà. Negli anni Settanta, nel momento in cui cadono finalmente le barriere della bigotta censura cattolica e si assiste a una progressiva laicizzazione della società (che ahimè è stata poi frenata e ancora adesso dobbiamo subire una parziale imposizione del cattolicesimo, cosa che non dovrebbe essere ammessa in una laica società civile, contro una vergognosa assenza di una minima educazione sessuale scolastica: un autentico progresso si avrebbe, ad esempio, se si abolisse l’ora di religione e la si sostituisse con un’ora di educazione sessuale), la fantasia erotica delle lesbiche invade tutti i media e viene servita un po’ in ogni spettacolo così da attirare il pubblico nelle sale. I film lesbici autentici sono veramente pochi (mi vengono in mente ad esempio i due capolavori Scacco alla regina di Pasquale Festa Campanile e Baba Yaga di Corrado Farina), perché non serve: troviamo lesbicate ovunque, come detto, in film “di genere” soprattutto, più che non nei film erotici, che vengono invece inondati di lolitismo: Gloria Guida, per esempio, ha costruito la sua carriera sulle “ragazzine”, le “minorenni” e le “liceali”.
In sintesi: è la risposta alla domanda del marketing cinematografico e discografico del periodo. I dischi e i film vengono realizzati per essere venduti: agli uomini piacciono le lesbiche, ergo se per vendere di più bisogna metterci le lesbiche, allora ce le mettiamo.

11 – Il libro è uscito già da qualche mese, e hai fatto varie presentazioni. Ce n’è qualcuna tra queste che ricordi in particolare?
Ogni presentazione è in sé un evento singolare e irripetibile, condotta assieme a persone differenti e in cui si parla ogni volta di qualcosa di diverso. Il tema infatti è talmente ampio che potremmo continuare a parlarne ancora per mesi senza mai ripetere le stesse cose. Farei perciò torto a qualcuno se dovessi dire di preferirne una rispetto a un’altra. Ho avuto relatori straordinari, come detto Tommaso Labranca, ma anche tutti gli altri.  A fine maggio a Roma, alla libreria/pub Altroquando, è stato divertente vedere come la presentazione si sia trasformata in un’autentica serata di cabaret, grazie alla presenza in contemporanea di Toni Santagata e Detto Mariano, che sono intervenuti sul palco apportando le loro esperienze in merito alla orgasmo song. Santagata si è esibito per noi nello sketch Je t’aime, Peppi’ (che va letto così com’è scritto), nato in seno al Derby Club di Milano e che non faceva più da quarant’anni. Ne sono stato veramente lusingato. Comunque l’intera presentazione di circa un’ora e venti, si trova integralmente su YouTube, per chi volesse vederla.
In settembre a Bologna ne abbiamo fatta una contestualmente a una cena “erotica” ne La Casetta Sopra al Degrado di Marzia. Abbiamo cioè preparato un menu con pietanze afrodisiache e a doppio senso (c’erano dal bigolo rosso fuoco alla patata e salsiccia, per dire), presentato il libro e ascoltato orgasmo song in sottofondo. Altre si sono rivelate coinvolgenti per le letture o per gli ospiti intervenuti. Insomma, ognuna presenta una qualche singolarità.

12 – Mi hai fatto scoprire quanto fosse usato il mio nome (Luca) nei brani gay italiani di fine anni Settanta. Insomma, da Due di Timothy e Luca del 1979 a Luca era Gay di Povia di trent’anni dopo, dei gran passi indietro…
Sì, infatti. Alla presentazione di Milano, Labranca, con una battuta, suggerì anche il motivo di questa scelta: prova ad anagrammare il nome Luca…

13 – Aiuto! Ehm, prossime presentazioni, oltre a quella durante il Florence Queer Festival?
Ce ne sono in programma alcune nei mesi prossimi. A fine novembre mi hanno invitato al Festival dell’Erotismo di Pesaro, in gennaio ci sarà una presentazione con dj set di orgasmo song a Pisa e a febbraio nuovamente una presentazione con lettura dei testi a Pordenone, al Tune Music Lab. Comunque per chi fosse interessato, può seguire la pagina del libro su Facebook per mantenersi aggiornato.

14 – Hai qualche altro libro in cantiere?
Idee ne ho un sacco. Sto valutando la fattibilità e la “pubblicabilità” delle varie idee. Comunque si parla sempre di ricerche in ambito discografico o di giocattoli degli anni Settanta, di cui sono un appassionato cultore e collezionista.

15 – Grazie, Fabio, alla prossima!
Grazie a te!

Fabio Casagrande Napolin: nasce con l’orgasmo song nel 1968, lo stesso anno in cui Jane Birkin e Serge Gainsbourg registrano Je t’aime… moi non plus, pubblicata l’anno successivo. “Fanzinaro”, collezionista di dischi e giocattoli, dj e speaker, ha portato avanti per 16 anni la fanzine Abastor (1994-2010), ha scritto i libri Trash Music (1996) e Attacco Alieno! (1998) e ha collaborato con diverse riviste, comprese Mondo Bizzarro Mag 1999, Il Giaguaro e Amarcord. Attualmente cura due rubriche fisse sulla rivista Classix! dedicate a giocattoli vintage e 45 giri bizzarri e il blog del Centro Studi Abastoriani.


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