Love Story versione gay

8 febbraio 2008

Come già A Very Natural Thing, Making Love trova nella sua banalità estrema il suo motivo di interesse: è proprio il fatto di essere una melensa storiellina d’amore alla Love Story (senza morti, però) a farne un passo significativo nella storia della rappresentazione cinematografica dell’omosessualità. Finalmente anche una storia d’amore gay poteva essere raccontata – in tutta, ma proprio tutta, la sua quotidiana banalità – al pubblico di massa. Se A Very Natural Thing era rimasto in fondo un film di nicchia, nonostante la sua distribuzione regolare, Making Love venne inflitto al pubblico di mezzo mondo, portando il suo piccolo contributo alla rottura di un tabù. È il “nostro” Love Story (il regista è lo stesso).

Per tutto il film non accade assolutamente nulla, salvo che il protagonista, un giovane medico sposato, incontra uno scrittore che lo seduce. A differenza di quanto aveva fatto in passato, il giovane riesce sempre meno a tenere nascosta la propria omosessualità, mentre lo scrittore si sente insolitamente attratto da lui. Insolitamente, perché lo scrittore, come si conviene al mestiere, tende a starsene solo, sicché si compiace delle sue conquiste di una notte e non è disposto ad andare oltre. Così, il medico manda all’aria il suo matrimonio per uno scrittore che lo spinge a fare coming out, ma poi non se lo vuole tenere perché non vuole una relazione. Se vi state chiedendo quale debba essere il senso di tale vicenda, desistete: è un melodramma allo stato puro, e i melodrammi allo stato puro sono come i film surrealisti; la logica, semplicemente, non c’entra.

Se le valanghe sentimentali sin qui descritte non vi sono bastate, non temete: il film è completo di epilogo prolisso nel quale il medico fa pace con la ex moglie (e con il suo nuovo marito), sicché tutti vissero felici e contenti. Giusto per non lasciare la povera donna senza riscatto, visto che aveva preso la notizia dell’omosessualità del marito un pochino male (certo le occasioni per farsi qualche domanda non è che le fossero mancate ma, di nuovo, la logica non c’entra).

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