recensione diMassimo Basili
Barba di perle
Il primo titolo italiano pubblicato dalla casa editrice di fumetti glbt Renbooks è anche il felice esordio su una storia lunga della ventiquattrenne Flavia Biondi, che rielabora un breve fumetto di quattro tavole col quale ha partecipato al concorso Komikazen, e prima ancora ad un contest della rivista indipendente Lok sul tema della metamorfosi. L'idea era già tutta nell'impatto visivo originario, fulminante, sintetizzato nell'incantevole copertina del volume: un ragazzo ha un alterco col fidanzato, poi scopriamo che l'oggetto del contendere è una collana che il primo indossa cercando di superare l'imbarazzo che questo “ossimoro socioculturale” (maschio/accessorio femminile) provoca nei più. Se nella prima stesura l'intenzione di Biondi era quella di raccontare un vero e proprio passaggio di genere, nello sviluppo della storia questo aspetto si sfuma, e il volume racconta più che altro la difficoltà di un giovane fruttivendolo che vive nella Firenze dei nostri giorni, Santo, ad accettare la propria omosessualità; questo avviene attraverso l'accoglimento della propria passione “proibita” per i gioielli di bigiotteria che si vede costretto a taccheggiare perché “gli uomini non comprano quelle cose! È roba da froci!”. Il percorso di maturazione del protagonista avviene grazie alla comprensione del suo ragazzo, Davide, che lo incoraggia a giocare coi gioielli se questo lo fa sentire a suo agio, e di una tabaccaia transessuale nera, la quale lo esorta a coltivare le proprie passioni – e la propria indole più autentica - senza curarsi troppo di quel che pensa la gente. Come il commesso nazistoide del negozio di bigiotteria, che tormenta Santo insieme alla sua banda di camerati e che verrà elegantemente liquidato in un finale genialmente catartico e liberatorio. Lo storytelling di Biondi si dimostra già sapiente, limpido e scorrevole, accompagnato da un disegno originale e suggestivo in sorprendente rapida evoluzione: basta confrontare le quattro tavole del “pilota” pubblicate in appendice per rendersene conto.