recensione di Gallucci Pier Luigi
Secondo natura
Secondo o contro natura? Per gli antichi greci e romani i rapporti omosessuali, largamente diffusi, erano parte della cultura.
Eva Cantarella, docente universitaria di Diritto romano e greco antico, in questo libro ricostruisce il quadro complesso dell'omosessualità (principalmente maschile, ma non solo) nel mondo antico attraverso un'ampia e documentata analisi di testi giuridici, testimonianze dei poeti, riflessioni dei filosofi. Al di là delle differenze tra il rituale educativo della pederastia greca e l'omosessualità di "stupro" della cultura romana, appare in tutta la sua evidenza che sia i greci sia i romani erano bisessuali.
I greci e i romani, infatti, vivevano i rapporti tra uomini in modo molto diverso da quello contemporaneo, poichè (salvo eccezioni) l'omosessualità non era una scelta esclusiva: amare un altro uomo non era un'opzione fuori della norma, ma solo una parte dell'esperienza di vita che si alternava e si affiancava, a volte nello stesso tempo, all'amore per una donna.
Sia in Grecia sia a Roma, l'opposizione fondamentale tra comportamenti sessuali non era tra omosessualità/eterosessualità, ma tra attività/passività, rispettivamente caratteristiche del maschio adulto e delle donne e dei ragazzi: così la riprovazione e il ridicolo si riversavano solo sull'adulto passivo.
L'omosessualità greca (la cosiddetta pederastia) era di origine iniziatica con una precisa funzione pedagogica, ossia un presupposto sociale indispensabile per la nascita di un individuo che avrebbe assunto il ruolo virile e le virtù del futuro cittadino. Così, attraverso esempi che passano dagli amori di Zeus ed Apollo ad Achille e Patroclo, dai poeti lirici a Platone ed Aristotele, scopriamo che il terreno della questione non era quello della morale ma dell'utilità sociale, e che il galateo dell'amore omosessuale comprendeva precise norme sociali (oltre che giuridiche) che stabilivano i tempi e i modi di questi rapporti.
Per i romani, invece, la pederastia era "il vizio greco" che aveva fiaccato l'antico vigore e indebolito la virilità di un popolo destinato al dominio. Per un romano, la virilità era la massima virtù, una virtù morale e politica legata all'educazione fin dall'infanzia ad essere un conquistatore.
L'amore greco richiedeva invece che l'amante ingaggiasse un gioco intellettuale, psicologico e sessuale fuori della mentalità di un romano. In Grecia, chi amava un ragazzo doveva corteggiarlo, dimostrargli il suo amore, convincerlo della serietà delle sue intenzioni; per un romano, tutto questo era mancanza di virilità (con le eccezioni di sottomettere il proprio schiavo e pagare un prostituto)..
È solo dalla tarda repubblica, con la progressiva ellenizzazione della cultura romana, che l'omosessualità si va trasformando: da espressione di totale mascolinità, virilmente sfogata sugli schiavi, diventa una manifestazione del desiderio di sedurre, non solo sessualmente, un giovane oggetto d'amore. La bivalenza sessuale del maschio romano, da pura manifestazione di un'esigenza fisica, si era trasformata in un'etica amorosa più complessa e sofisticata. Lo testimoniano, da un lato, un poeta come Catullo (che non si limitava a dare mille baci all'amata Lesbia), dall'altro lato i Carmina Priapea o le satire di Marziale.
Così, a partire dall'età degli imperatori, la diffusione di massa (anche tra personaggi insospettati come Cesare e Augusto) di un costume sessuale così contrario agli antichi principi non poteva essere tollerata e, anche per l'influsso della cultura neoplatonica e della morale giudaico-cristiana, una serie di costituzioni imperiali cominciò a stabilire sanzioni sempre più severe, dapprima nei confronti degli omosessuali passivi, poi anche contro quelli attivi. L'opposizione pagana attività/passività cede così il passo al principio della "naturalità" dei soli rapporti eterosessuali: ogni manifestazione di omosessualità era destinata alla condanna a morte perchè il rapporto "contro natura" era contrario alla nuova religione di Stato e offendeva Dio.
Un saggio agile e stimolante, ricco di riferimenti e citazioni, ma anche di aneddoti piccanti e disquisizioni sul vocabolario sessuale degli antichi, utile per approfondire il complesso rapporto tra omosessualità ed eterosessualità nell'antichità ed evitare eccessive semplificazioni o paragoni impropri con i nostri tempi.