I triangoli rosa di Benedetto XVI

"Come accade per ogni altro disordine morale, la attività omosessuale impedisce la propria realizzazione e felicità perché è contraria alla sapienza creatrice di Dio".

Questa è una frase che mi è tornata alla mente stamattina, leggendo qui e là le notizie che riportavano la situazione politica in seno all'Unione del centrosinistra; effettivamente, lo ammetto, questo è un richiamo un po' forte per essere legato "solamente" a minuzie, quali delle mediazioni elettorali (soprattutto perché delusioni simili cominciano a essere all'ordine del giorno), ma vorrei che si sapesse quale è questa fonte: questo è un passo della "Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali" (Homosexualitatis problema), datata ottobre 1986.


L'autore è Joseph Ratzinger, alias Benedetto XVI. Qualcosa, quindi, c'entra: da una parte e dall'altra si sta discutendo e decidendo qual è la soluzione migliore per una società ideale.

Il testo in questione è riportato integralmente all'interno di un volume edito dalla Kaos, I triangoli rosa di Benedetto XVI.
Il libro, a dispetto di quanto ci si possa aspettare da un saggio di ambito teo-politico, è di una godibilità estrema, chiaro e scorrevole nonostante la marea di informazioni che si fa carico di sdoganare, delle quali ne citerò solo qualcuna.

A prescindere da alcune informazioni poco facilmente documentabili (purtroppo, e chissà poi perché) e su cui si può concedere il beneficio del dubbio, come ad esempio la militanza nazista dell'attuale papa, ve ne sono invece altre assolutamente incontrovertibili, in quanto dati di fatto puri e semplici e solamente riportati nero su bianco.

Joseph Ratzinger è stato fatto sacerdote nel giugno 1951 dall'arcivescovo Faulhaber, lo stesso arcivescovo che in passato aveva lodato la Provvidenza per aver salvato la vita di Adolf Hitler durante un fallito attentato (anzi, pardon: il suddetto arcivescovo aveva definito "miracolo" il fatto avvenuto. Poi vengano ancora a parlarci di bestemmie...).

Anni dopo il cardinale Ratzinger si esprimerà e tornerà più volte a battere sul chiodo dell'omosessualità come abominio infernale.

Premetto che non voglio (come del resto il libro stesso) stare a discettare sulla semplice posizione di Ratzinger in merito all'omosessualità, in primo luogo perché non è una novità e in secondo luogo perché è la classica linea di trincea adottata, dove più e dove meno, dalla Chiesa in senso lato, e da che se ne ha memoria.

Voglio piuttosto indirizzare l'attenzione di chi legge sugli illuminanti paragoni storico-teologici portati avanti da questo volume.

Le parole del futuro Benedetto XVI contenute nella citata Lettera ricordano molto, un po' troppo forse, il discorso pronunciato da Heinrich Himmler alle SS per giustificare la repressione e poi lo sterminio omosessuale.
Ora: a livello istituzionale la storia si è pronunciata a vive lettere su quegli anni, su quella Germania, su quello sterminio; perché allora continuano ed esserci eccezioni di giudizio?

L'allora cardinale Ratzinger si ispirava peraltro alle parole del Levitico, in cui l'omosessualità era definita "abominio"; è stato più volte reso noto come nel Levitico, di cui il nostro papa sembra essere grande cultore, siano condannati altri comportamenti e situazioni comuni e quotidiane, come ad esempio il flusso mestruale.

Nel Levitico peraltro si concede agli uomini liberi di avere delle schiave... vogliamo ancora parlarne oggi? Ovviamente no, di questo, ma meno ovvio sembra esserlo riguardo all'omosessualità.

Nella citata Lettera pastorale Ratzinger pronuncia una frase aberrante sullo sviluppo di forme specializzate di cura, che è bene tenere a memoria:

"Ciò potrebbe includere la collaborazione delle scienze psicologiche, sociologiche e mediche, sempre mantenendosi in piena fedeltà alla dottrina della Chiesa".

Questa frase è spaventosa: non solo Himmler, dunque, è da tenere a mente nei grotteschi paragoni (o sarebbe meglio dire "precedenti"?) di Benedetto XVI, ma anche il dottor Mengele.

Viene ribadito a più riprese il carattere reazionario e scientificamente perverso delle sue posizioni, sfiorando qui la fantascienza nel consigliare anche l'uso della medicina, come qualsiasi altro mezzo, per "salvare" queste anime per(ver)se in nome di Dio. In nome di Dio...

...c'è una linea comune, una linea sottile e orrenda che accomuna le gerarchie ecclesiastiche a un certo fondamentalismo islamico che si va deprecando ad ogni piè sospinto: innanzitutto la parola stessa "fondamentalismo" sta ad indicare una lettura cieca delle sacre scritture, di qualsiasi religione si stia trattando; in questo senso papa Ratzinger sembra non essere da meno di Bin Laden.

Inoltre, questa stessa linea di congiunzione passa attraverso un sistema ormai rodato all'interno delle religioni che vogliano risolvere rapidamente dei problemi: anteporre la parola "Dio" per poter giustificare qualunque genere di nefandezza.

Non importa, dunque, che si debbano fare vittime in una piazza mediorientale, a New York, in una vecchia Germania militarizzata o nella moderna Europa, non importa neanche quante possano essere le vittime né quanto tempo occorrerà, non importa di chi bisognerà fare uso: basta giustificare tutto con un grande Progetto Divino, ed ecco che anche l'abominio può assumere il suo senso.

Allora mi ritornano in testa le parole con cui ho iniziato.

Io non sono sicuro che, alla luce di quanto detto, quelle parole siano state pronunciate da un "puro di cuore", come vuole il Vangelo, non sono dunque sicuro che sappia di cosa parla quando nomina la felicità, anzi, non sono nemmeno sicuro che la mia felicità gli interessi qualcosa.

Il Vangelo è mosso dall'amore, e dunque non so neanche quanto quelle parole possano saperne della "sapienza creatrice di Dio".

Sarebbe ora che ognuno si mettesse a tirare i conti della propria realizzazione e della propria felicità senza nessuna mediazione.

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