Hitler era omosessuale? Sulla presunta omosessualità dei capi del nazismo

Premessa

Lo storico tedesco Lothar Machtan è riuscito a piazzare contemporaneamente in una dozzina di Paesi un libro, uscito in italiano come Il segreto di Hitler [1] che sostiene una tesi audace ma non nuova: Adolf Hitler era omosessuale, e molte azioni della sua vita furono motivate dal bisogno di preservare questo "segreto".

La tesi, dicevo, non è nuova, e circola da almeno tre quarti di secolo, come lo stesso Machtan documenta minuziosamente, catalogando una per una le allusioni e le voci di collaboratori e conoscenti di Hitler.

Ciò che è nuovo è l'acribia con cui Machtan ha buttato all'aria archivi e biblioteche, testimonianze e diari, mettendo al lavoro una squadra di ricercatori per rintracciare, con teutonica scrupolosità, ogni più piccolo frustolo di carta che servisse alla sua tesi. Tanto di cappello a una simile capacità lavorativa.

Ne è uscito un libro storicamente impeccabile (al contrario di altri che avevano in precedenza sostenuto questa tesi [2]), che documenta e dimostra:

  • che l'alta dirigenza nazista fu accusata sin dalla nascita di praticare turpi amori contronatura (in qualche caso, vedi Ernst Röhm, del tutto a ragione);
  • che l'accusa di omosessualità fu usata contro Hitler dagli avversari politici prima, e dai nemici in guerra poi;
  • che quando una persona acquisisce il potere di Hitler, ha (e non è una novità) la possibilità di far sparire qualunque documento compromettente da schedari di polizia, archivi e quant'altro. Consegnando agli storici archivi "ripuliti", e un Paese sgombro da testimoni "scomodi". Hitler poteva farlo... e lo fece;
  • che una volta al potere Hitler fu ricattato da personaggi ambigui, ex amici ed ex collaboratori, alcuni dei quali omosessuali, che minacciarono d'unirsi al coro di chi già l'accusava d'essere frocio, testimoniando che lo era se non fossero stati pagati o favoriti;
  • che sulla vita sessuale di Hitler si sa poco anzi nulla (ma neppure questa è una novità) perché egli volle tenerla segreta, e che non esistono documenti in proposito, perché furono sistematicamente distrutti;
  • che Hitler frequentò ed accettò omosessuali nel suo partito (e nemmeno questa era una novità: ciò fu rinfacciato e documentato da comunisti e antifascisti in genere sin dall'inizio della sua carriera politica) dichiarando esplicitamente che aveva cose più importanti a cui badare dello spionaggio della vita privata dei suoi più efficienti manganellatori e assassini [3].
  • Ciò proseguì almeno fino al 1934, quando o liquidò fisicamente gli omosessuali (come il citato Röhm) o li obbligò a rientrare nei ranghi, utilizzando l'omosessualità come arma di ricatto per tenerli in suo potere (anche se Machtan sostiene che viceversa certi omosessuali fecero carriera in cambio del loro silenzio sull'omosessualità di Hitler) [4].

Un libro che non ha raggiunto il suo scopo

Come si vede, Machtan dimostra molte cose, alcune delle quali interessanti.

L'unica che non riesce a dimostrare, ahimè, è proprio quella per cui ha scritto il libro, cioè che Hitler fosse omosessuale: da questo punto di vista l'opera fallisce lo scopo.

Intendiamoci subito: come gay antifascista non sono per nulla terrorizzato dall'idea che un criminale come Hitler fosse omosessuale (tanto, da Gengis Khan a Stalin a Pinochet, la storia è già piena di massacratori eterosessuali).

Né mi turba il sonno il fatto che un assassino di professione come Röhm fosse provatamente omosessuale (e Machtan s'è premurato di allungare la lista d'omosessuali - veri o presunti - che ruotarono attorno a Hitler o al partito nazista: Peer Baedeker, Hans Blüher, Erich Ebermayer, Ritter von Epp, Heinz Hanns Ewers, Karl-Günther Heimsoth, Rudolf Hess (?), Max Lorenz, Kurt Lüdecke, Siegfred Wagner, Hans Severus Ziegler ed altri ancora) perché tutto questo a me al massimo dimostra solo, una volta di più, quanto sbaglino (ieri come oggi) gli omosessuali che militano a destra, credendo che l'omofobia sia un "accidente" correggibile e non parte dell'essenza profonda del pensiero di destra.

All'epoca di Hitler molti omosessuali pagarono con la vita questo "errore d'analisi" ma, di nuovo, ciò non rende "scandalosa" un'ipotesi come quella di Machtan, né illecita la ricerca che ha compiuto.

Sono anzi lieto del fatto che egli abbia scritto il libro, e sono lieto di averlo letto, perché nella massa (addirittura eccessiva) dei documenti citati, qualcosa di nuovo s'impara comunque (per esempio, il capitolo su Röhm è la migliore monografia sulla sua omosessualità oggi disponibile in italiano).

Il problema è semmai un altro, cioè che Machtan si muove nel vuoto pneumatico di documenti sul suo punto centrale, e giustamente sottolinea che all'epurazione degli archivi da parte dei nazisti non è sopravvissuto nulla di "compromettente".
La spiegazione è plausibilissima, io la sottoscrivo e la comprendo... ma ciò non toglie il fatto che tali documenti non ci sono, punto e basta.
Fine del libro.

Oppure no? Chi trova in libreria un volume di 400 pagine su un simile tema ritrito spera che ciò che ne ha motivato la scrittura sia stato un colpo di scena, una scoperta inattesa, un documento riemerso da qualche oscura legazione tedesca o da una cassetta di sicurezza svizzera...

Purtroppo quest'attesa risulta, capitolo dopo capitolo, vana: non c'è nessun colpo di scena: solo le vecchie voci, o voci a proposito di voci, o accuse, o accuse a proposito di voci. Più spesso, il puro e semplice silenzio. Che a volte Machtan cerca di spacciare per prova ("Il programma prevedeva anche qualche passeggiata. Ma per il resto? Ziegler tace, ma il suo è un silenzio eloquente" [5]), passando così i limiti del consentito [6].

Manca un fatto, almeno uno, che permetta di inferire l'omosessualità di Hitler, autorizzandoci così a rileggere tutti gli indizi in questa luce. In assenza di tale fatto (una lettera, un diario, la confessione o le memorie di un ex amante, una denuncia, un...) lo sforzo di Machtan equivale a quello di sollevarsi da terra tirandosi per i capelli.

Sul dare per scontato ciò che va invece dimostrato

Machtan inizia il suo libro affermando subito, apoditticamente, che Hitler era omosessuale, dopodiché procede immediatamente a rileggere alla luce di questa affermazione ogni fatto della sua vita.
Ebbe amici intimi, in gioventù? Erano certo amanti.
Ebbe cari commilitoni, in guerra? Erano ovviamente amanti.
Ebbe segretari, autisti, compagni di partito, fedelissimi? Erano amanti: e che altro?
Ebbe seguaci, persone che lo ammiravano, che lo frequentavano? Amanti, o omosessuali innamorati di lui...
"Infatti", dato che Hitler era omosessuale, non si spiega altrimenti (?) la sua amicizia o intimità o frequentazione con persone del suo sesso...

Ebbene, questo metodo è scorretto. Gli stessi gesti assumono significati diversi a seconda del fatto che un personaggio sia o no omosessuale, quindi usare questi gesti per provarne l'omosessualità è una petitio principii, cioè l'utilizzo della teoria da dimostrare come dimostrazione della teoria da dimostrare...

Il serpente si morde la coda. Se Hitler era omosessuale, allora quei documenti possono essere letti in quel modo. Tuttavia, se non si leggono quei documenti in quel modo, allora non si ha il minimo dato che suggerisca che Hitler fosse omosessuale!
E così il serpente continua a mordersi la coda - per 400 pagine...

Il problema non è la raccolta dei documenti, ma la loro interpretazione

Il problema di Machtan non è insomma la raccolta dei documenti (scrupolosissima, lo ripeto), quanto la loro interpretazione.

La questione è presto detta: come ben sanno gli storici gay (ma non Machtan) i documenti che parlano dell'omosessualità d'una celebrità "velata" del passato (quando essere omosessuale era un'infamia e/o un reato) vengono, con pochissime eccezioni, solo dai loro nemici (o ex-amici). Dai quali, spero, nessuno s'aspetta il massimo dell'attendibilità e veridicità...

I documenti antichi che parlano d'omosessualità vivono di accuse ed incriminazioni quando sono ufficiali, di pettegolezzo quando dicono la verità, e di calunnia quando non la dicono... Belle alternative!

Ecco perché, dovendo muoversi fra o accuse o pettegolezzi o calunnie, capire le motivazioni (politiche o meno) per cui certe affermazioni sono state fatte è essenziale, se si vuole fare storia gay...

Tralasciando il caso palese a chiunque dell'inaffidabilità (in assenza di riscontri) delle semplici insinuazioni di nemici e ricattatori, vorrei usare un caso più elusivo e meno autoevidente per rammentare quanto la contestualizzazione delle testimonianze, e delle loro motivazioni, sia indispensabile.

Nel suo saggio Machtan usa qua e là come griglia interpretativa alcune tesi di Hans Blüher, teorico e militante omosessuale di destra, che nel nazismo vide la realizzazione del suo sogno misogino d'una società di soli maschiacci che si palpano fra loro (però virilmente, neh?).

Per Machtan il fatto che Blüher fosse omosessuale è garanzia di significatività delle sue analisi. Invece, al contrario, è proprio l'omosessualità nazisteggiante di Blüher a farne un testimone quanto mai inattendibile: egli infatti non descriveva ciò che vedeva, bensì l'ideale erotico che sperava di vedere realizzato (e il bello è che Machtan lo sa, perché non è uno stupido: cfr. p. 241): a Blüher il maschiaccio garbava brutalone.
Non a caso dopo il 1934, liquidato Röhm, sentirsi accusare di simpatie per le idee di Blüher significava, in àmbito nazista, essere nei guai (si veda in che termini alluda Heinrich Himmler al "signor Blüher" nel suo discorso segreto alle SS sull'omosessualità) [7].

Insomma, non è vero che, come scrive Machtan,

"L'analisi di Blüher non va letta come una rappresentazione della realtà storica fondata su dati empirici" [e fin qui siamo d'accordo, NdR], "bensì come una proposta interpretativa utile a comprendere la cruda logica del dominio hitleriano, soprattutto per quanto riguarda le conseguenze sulla politica sessuale, e in particolare la nuova situazione del periodo successivo a Röhm.
Tale analisi offre l'opportunità di spiegare il fenomeno apparentemente paradossale per cui nel Terzo Reich l'omosessualità veniva insieme perseguitata e protetta: Hitler seppe piegarla alle proprie esigenze politiche e personali" [8].

Non è vero, in primo luogo, perché Blüher non fu un ideologo della virilità nazista, ma solo (con Benedict Friedlaender e il sopra citato Karl-Günther Heimsoth) un ideologo dell'estrema destra del movimento omosessuale tedesco d'anteguerra [9].

Non è vero, poi, perché ammesso che abbia avuto qualche influenza, poté palesemente averla solo prima, e non certo dopo, l'uccisione di Röhm ed Heimsoth, assieme ai quali morirono le loro idee eterodosse in fatto d'omosessualità. (Chissà se per Machtan vorrà dire qualcosa il fatto che la sterminata bibliografia di Blüher registri un buco totale fra gli anni 1933 e 1949?).

E non è vero, infine, perché non si capisce da dove spunti il fatto che l'omosessualità fosse "protetta" sotto il Terzo Reich!
Questa incredibile affermazione è un cavallo di battaglia del Revisionismo e del Negazionismo ("non è mai esistito un "Omocausto"! Anzi nella Germania nazista gli omosessuali erano protetti, anzi, comandavano loro!").
Trovare tale assurda affermazione in questo libro, forse bizzarro ma comunque serio, getta una luce sinistra sulla lucidità di Machtan [10].

Per l'antifascismo omofobo tutti i nazisti sono omosessuali

La seconda debolezza del libro di Machtan emerge non da quanto egli discute, ma da quanto egli non discute, mai, cioè i saggi storici che prima del suo hanno sostenuto l'omosessualità di Hitler. Magari basandosi sulla propaganda visceralmente omofoba di certo antifascismo, specie cominternista... della quale l'accusa d'omosessualità alle gerarchie naziste fu un cavallo di battaglia [11].

Non si trattò d'una tesi circoscritta all'Urss e al ComIntern, bensì d'un luogo comune che mise salde radici anche nel mondo occidentale ed anticomunista.

Già durante la guerra troviamo da parte americana la produzione di un'analisi [12] che riporta le voci d'una possibile omosessualità di Hitler, pur non dando molto peso alla teoria (ma affibbiando a Hitler una collezione d'altre perversioni sessuali).

Da qui in poi fu un crescendo. Nonostante lo scarso credito iniziale, a poco a poco l'idea penetrò nel senso comune, infiltrandosi come dato noto e autoevidente che non aveva bisogno d'ulteriori prove. Ed arrivando fino ai nostri giorni (in fondo il libro stesso di Machtan è solo il rampollo più recente di tale pianta).

Si vedano, per un esempio fra tanti, le dichiarazioni della psicoanalista israeliana Eliane Amado Lévy Valensi, che nel suo L'enigma dell'omosessualità [13] arrivò a sostenere che il nazismo era e non poteva che essere "intrinsecamente" omosessuale, aggiungendo:

"il nazismo, con l'esaltazione della forza bruta, della (falsa) virilità, era certamente (sic) un tempio dell'omosessualità. Le testimonianze dei deportati, a questo proposito, non mancano" [14].

Rincarando la dose:

"Bisogna ancora distinguere tra l'omosessualità convenientemente camuffata, attribuita a volte ai più alti "dignitari" del nazismo, e l'omosessualità latente di cui il nazista tipo non vuole prendere coscienza e che fa sì che egli torturi colui che egli considera, a torto o ragione, omosessuale, e che gli riflette un'immagine insopportabile di se stesso.
(...)
Gli orrori dei campi di concentramento, il sangue e la morte, sono stati legati a ogni sorta di perversioni sessuali.
(...)
Il nazismo è decisamente legato ad ogni sorta di alienazione. Porta in sé la persecuzione dell'Altro. è eminentemente fallocratico e narcisistico, e non sopportando di vedersi tale, e è molto verosimile che sia preso da un furore folle davanti ad giovane "effeminato" che lo rimanda alla sua problematica" [15].

L'esempio più sorprendente della persistenza e diffusione ai giorni nostri di tale luogo comune è il libro The pink swastika, che riprende la tesi da un'ottica di... estrema destra [16].

Gli autori, Scott Lively e Kevin Abrams, sono due fascisti (un cristiano americano ed un ebreo canadese/israeliano, esponenti dell'assurda alleanza tra fanatismo ebraico e fanatismo protestante), che sostengono appunto che il nazismo fu una congiura di froci decadenti ed europei, aggiungendo che il movimento gay attuale ne è la diretta prosecuzione... [17].

"Nazisti = omosessuali" nel cinema

Una citazione dal sito dei due autori di questo testo ci mostra poi un ulteriore campo di diffusione "popolare" della teoria cara a Machtan:

"Negli anni Sessanta l'omosessualità dei nazisti era tanto ampiamente riconosciuta in America (almeno fra le "elites sociali") che il ritratto del bruto nazista come omosessuale era un'apparizione frequente nei film di Hollywood" [18].

E in effetti è proprio vero: il luogo comune era penetrato anche nel cinema, e non solo ad Hollywood. Per restare all'Italia si pensi solo a un film come La caduta degli dèi, dell'omosessuale e comunista Luchino Visconti, in cui omosessualità, "decadenza" e crollo della civiltà sono legati (secondo un purissimo cliché stalinista) a doppio filo.

Di più. Scagliare accuse di perversione sessuale divenne talmente banale negli anni Settanta-Ottanta che nacque addirittura un filone di pellicole "porno-nazi", con il pretesto della denuncia sociale... sulla scia aperta da film più colti come Il portiere di notte di Liliana Cavani o Salò di Pierpaolo Pasolini (anch'egli omosessuale e comunista) che legavano (oh, ardita metafora! oh, audace simbologia!) nazifascismo e pervertimento sessuale come un tutt'uno indistricabile.

"Nazisti = omosessuali" nella storiografia... gay!

Ma non basta. La capacità mimetica di tale luogo comune è dimostrata ulteriormente dalla sua infiltrazione nella già citata prima edizione di Homocaust [19] del militante gay Massimo Consoli. Segno che era ormai talmente banalizzato che nemmeno nel movimento gay se ne percepiva più la carica ideologica, fortemente omofoba.

Questa tesi, come ho detto, al momento in cui Consoli accrebbe notevolmente l'opera per la terza edizione [19] semplicemente evaporò: è palese che non aveva retto a una verifica.

Eppure Consoli era almeno riuscito a trovare ciò che Machtan ha cercato invano: la testimonianza d'un rapporto omosessuale di Hitler, da lui pubblicata nel lontano 1971 nell'articolo Un maschio per il fuehrer [20], basato sulla testimonianza d'un certo Ernst Waldbauer.

Costui affermava d'avere avuto, sedicenne, un rapporto sessuale con il futuro Führer. La testimonianza (esplicita e circostanziata -- Waldbauer specifica che Hitler lo masturbò) era apparsa su una rivista gay tedesca dell'epoca, ma non è citata nel documentatissimo libro di Machtan, che pure esce pazzo per trovare, invano, la minima evidenza d'un atto sessuale compiuto da Hitler con un uomo.

"Nemici = omosessuali"

Insomma, come mostra questo esempio, uno spoglio della letteratura precedente non sarebbe stato disutile a Machtan. Perché non l'ha fatto, allora? Ma palesemente perché farlo avrebbe documentato il fatto che l'accusa d'omosessualità rivolta a Hitler esiste da sempre, per motivi politici, ed avendo motivi politici (e non di analisi storica) sta in piedi anche in totale assenza di prove[21]. In altre parole: è un mito, che vive di ciò di cui vivono i miti: la voglia viscerale che quanto afferma sia vero, e non fatti o riscontri.

Nello stesso modo, oggi, non occorrono prove per dare del "frocio" a Bin Laden o a Saddam Hussein... e infatti lo si fa. Gli americani che hanno leggiadramente soprannominato "Sodom Hussein" il dittatore iracheno, o scritto "Dirottate questo, froci" sulle bombe destinate agli afgani (suscitando gli strilli isterici del movimento gay americano - non per le bombe: per l'insulto) mostrano in che modo nascano certe voci: anche in assenza di qualunque prova.
"I froci fanno schifo, Saddam Hussein fa schifo, quindi Saddam Hussein è frocio". Amen.

Parimenti, sono apparse durante la seconda guerra mondiale cartoline di propaganda [22], che davano del rottinculo sia ad Hitler che a Mussolini... Sono forse "prove"?
"I froci fanno schifo, Adolf Hitler fa schifo, quindi Adolf Hitler è frocio"... quod erat demonstrandum.

Insomma: sarebbe questo il "tabù" che, secondo Machtan, nessuno storico avrebbe mai voluto infrangere prima di lui?
Sarebbe questo il tema su cui sarebbe calata una cortina di silenzio fino a che lui ha rotto il silenzio e l'autocensura?
Era davvero necessario che egli dedicasse agli storici una postfazione, "La storia di un tabù", incitandoli a liberarsi da un assurdo "tabù"?
A giudicare da quanto ho elencato sopra, lo si direbbe semmai un tema fin troppo discusso, anche a sproposito: altro che tabù!


La tesi dell'omosessualità di Hitler non chiarisce, anzi confonde

Visto il risultato, resta da chiedersi allora perché Machtan abbia voluto scrivere un libro come questo, imbarcandosi in un'impresa di cui alla fine non è riuscito a venire a capo.

Di sicuro non per "Revisionismo", dato che lo scopo dei revisionisti è rendere accettabile il nazismo, permettendogli il ritorno sulla scena politica. Escludo che un libro che scaglia contro Hitler l'accusa più grave per un nazista (a parte quella d'essere ebreo) abbia uno scopo revisionista (si leggano su amazon.com-le reazioni furibonde e gli insulti a suo carico da parte dei lettori neonazisti).

Cui prodest, allora? Forse a nessuno, e questo temo sia un giudizio più grave di quello che darei se dicessi che, almeno, questo libro serve a qualcosa o a qualcuno (fosse pure ai Revisionisti). Al contrario, con le sue spiegazioni inconsistenti Machtan si limita, per amore caparbio d'una tesi di cui è aprioristicamente incapricciato, ad ingarbugliare la nostra comprensione della storia, rendendo strano e incomprensibile ciò che prima del suo intervento non lo era.

Per fare un esempio: è noto il fatto che l'assassinio di Röhm in realtà ebbe poco a che fare con la sua omosessualità, e che semmai suggellò la definitiva liquidazione delle istanze "proletarie" del "Partito nazional-socialista dei lavoratori tedeschi", e la sua consacrazione definitiva quale partito dei capitalisti tedeschi e delle gerarchie militari tradizionali. A tutto ciò il populista Röhm era d'ostacolo, tanto più che controllava l'imponente forza armata delle SA. La sua liquidazione fu insomma la resa dei conti con l'ala sinistra (in ambedue i sensi) dell'NSDAP.
Non capisco allora cosa ci ricaviamo, in termini di migliore comprensione dei fatti storici, riducendola come fa Machtan alla semplice liquidazione mafiosa d'un testimone scomodo per impedirgli di "cantare" sulla (presunta e mai dimostrata) omosessualità di Hitler.
Detta così, pare la trama di un film di gangster, più che un'analisi storica.

Insomma: a cosa e a chi serve trasformare la storia, da analisi dello scontro fra i progetti di diversi gruppi sociali, a sequela di beghe di condominio fra checche isteriche che si pugnalano alle spalle?
Davvero in questo modo la capiamo meglio?
A mio parere, no.


La tesi non riesce a spiegare la persecuzione nazista dei gay

Per ultimo ho tenuto il mio dubbio maggiore.

Se davvero il nazismo fu quel che sostiene Machtan, come si spiega la persecuzione degli omosessuali che esso scatenò appena raggiunse il potere?
Con gli strumenti forniti da Machtan non la si può, semplicemente, spiegare (e infatti Machtan non si preoccupa minimamente di spiegarla), a meno di utilizzare un'analisi rozza come quella di Amado Lévy Valensi citata più sopra... (i nazisti colpivano gli omosessuali perché in loro odiavano quel che erano essi stessi... ma a me tremerebbero i polsi volendo usare questa giuliva "metodologia" per spiegare la persecuzione nazista degli ebrei... Mai sentita la storiella secondo cui Hitler era figlio bastardo d'un ebreo?) [23]. Online non esiste forse già un delirante sito che sostiene che il nazismo fu una congiura ebraica, e che i nazisti erano tutti ebrei e che dimostra per il solo fatto di esistere che sulla "vera" natura "segreta" dei nazisti si può dire, letteralmente, tutto?

E qui emerge quanto le ricerche degli storici gay siano un'entità aliena per gli accademici tradizionali alla Machtan, che appare poco interessato agli studi sul tema dell'Omocausto, delle sue radici ideologiche e politiche, delle sue cause sociali, del suo radicamento nelle ideologie otto-novecentesche... Tutto questo, in un libro di 400 pagine sul tema dell'omosessualità di Hitler, è assente! Sarebbe come scrivere un libro per sostenere che Diocleziano era segretamente cristiano, per poi scordarsi del problemino posto dalle sue persecuzioni ai cristiani...

Eppure, se una cosa non si può rimproverare ai nazisti, è di non avere minacciato di fare ciò che fecero. Molti anni prima della presa del potere promisero che avrebbero risolto il problema dell'omosessualità in base all'antico diritto germanico... che prevedeva la morte per l'omosessuale. Lo promisero... e lo fecero (in barba ai vari Blüher, che furono molto "delusi"... poverini!).

Le persecuzioni naziste, viste alla luce della documentazione storica raccolta fin qui, non hanno nulla di misterioso: sono l'attuazione d'un programma che era stato annunciato con ampio anticipo. Promisero, e mantennero. Punto.

Tuttavia, se nell'equazione s'inserisce l'elemento "x" proposto da Machtan allora i conti, anziché tornare in modo più preciso, sballano di nuovo.
Infatti se il nazismo fu prodotto da una cricca d'omosessuali, se lo stesso Hitler fu omosessuale, se omosessuali furono sempre i suoi più stretti collaboratori, che necessità avevano d'essere così tanto omofobi (il fascismo italiano, per esempio, fu omofobo, ma non sentì l'urgenza di assassinare omosessuali su scala industriale), al punto da dover massacrare parte della gerarchia per evitare imbarazzi, e da vivere sotto una spada di Damocle per il resto della vita? Se le cose stavano così, occorre spiegarle.
Invece Machtan non dà la minima risposta a questo problema che è lui a creare, se non quella che Hitler massacrò gli omosessuali perché era un egoistone che voleva riservare a sé solo l'omosessualità!-[24]
Io spero che questa sia una boutade, sia pure di pessimo gusto... dato che di sicuro non è una spiegazione storica!

"Provaci ancora, Lothar...".


Conclusione - Un libro che crea molte più domande di quante ne chiarisca

Insomma: stabilito che in assenza di documenti storici che provino il suo punto di vista quella di Machtan è per ora solo un'ipotesi, non si capisce il senso storico e l'utilità di tale ipotesi.

Non si capisce cosa ci aiuti a capire, dato che essa crea molte più domande di quante contribuisca a chiarirne.

E allora, a cosa serve?

Be', Machtan ha venduto grazie al succès de scandale-[25] un sacco di copie di questo libro, in tutto il mondo.
Il che spiega, alla fine, se non proprio a cosa, almeno a chi sia servito scriverlo.

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