recensione diGiovanni Dall'Orto
Dentro (2011). Un gay "atipico" molto stereotipico
Qualcuno vada a spiegarlo al protagonista di questo fumetto spagnolo, che batte saune, feste, parties, spiagge nudiste, sex clubs di Barcellona e dintorni... alla ricerca del grande amore. Ed è convinto, esattamente come tutti gli altri frequentatori di quei posti, di "essere un gay atipico".
Il che è molto tipico di quel tipo di persone.
Sia chiaro, io non ce l'ho con quei posti. Avrei detto la stessa cosa se il marito l'avesse cercato ai meeting dell'Opus Dei, o ai convegni di Forza Nuova. Ce l'ho infatti con la contraddizione in termini di un simile comportamento. Che il personaggio del fumetto non percepisce affatto. Da questo punto di vista, sembrano molto più coerenti gli altri personaggi, quelli che lo "illudono", che almeno negli scopatoi vanno con l'intenzione di scopare.
Nelle mani di un Ralf König (che adora mettere a nudo le contraddizioni del mondo omosessuale), un personaggio di questo tipo sarebbe stato il fulcro d'una farandola di gag esilaranti. In quelle di Martín, invece, dà vita a un fumetto tutto sommato banale, con personaggi che costituiscono una sfilata di macchiette scontate: dalle checche modaiole, ai bonazzi palestrati con il cervello grande come una noce (vuota), alle mamme castranti, ai dongiovanni che promettono eterno amore e poi si fanno beccare in sauna, ai preti italiani che organizzano orge di notte e tuonano dal pulpito contro i gay la mattina... Non manca neppure il parente gay che, più su d'età, ha lavorato in passato... dove? Ma nel mondo dello spettacolo (a Cinecittà)! E che muore di Aids, tanto per fare colma la misura.
Colpisce la superficialità con cui vive questo gay sedicente "anomalo". Che sceglie i candidati al ruolo di marito in base a tutti gli elementi che garantiranno una serena e duratura relazione stabile, e cioè: i pettorali, i bicipiti, quel che sta fra le gambe, i glutei... senza dimenticare i deltoidi. I gay che non abbiano queste categorie non rientrano neppure di striscio nel suo "gaydar", nel senso che proprio non ce lo vediamo neppure una volta, assieme a costoro. Che magari, invece, uno straccio di marito lo vorrebbero sì, eccome.
Ma si sa, i gay sono fatui e superficiali e non capiscono i veri e profondi sentimenti di una persona "anomala" come lui, pronta ad esaminare pettorali e bicipiti di chiunque aspiri a condividere la vita con lui, salvo essere costantemente deluso!
L'autore ha voluto concludere la vicenda concedendo al protagonista un ennesimo bellone, che a sorpresa bidona il bonazzo con cui aveva già appuntamento per preferirgli proprio lui, cadendogli fremente tra le braccia.
E questo sarebbe il lieto fine: buttare fiduciosamente il cuore ulcerato nelle mani di uno che ha appena bidonato un altro spasimante, convinti del fatto che questa volta sarà diversa. Tanti auguri...
Questo fumetto è senza infamia e senza lode. Si lascia leggere con un certo divertimento (a furia di cliché, è impossibile che non azzecchi almeno una situazione che abbiamo conosciuto di persona), che a tratti lascia spazio all'irritazione, ma senza mai scadere nel cliché omofobo, e questo è già tanto.
Abbondano immagini di bonazzi discinti in posa da pin-up, e scene di sesso esplicito, che a qualcuno possono anche piacere, ma che sinceramente in un fumetto gay "di contenuto" ci stanno come i cavoli a merenda. In questo modo infatti Dentro non riesce né ad essere un fumetto genuinamente e spensieratamente erotico (alla Wally Rainbow, per intenderci), né un fumetto che fa perno sulla trama e sull'analisi dei personaggi, visto che i bicipiti la vincono sempre sul carattere.
Il disegno, per di più, è un tantino goffo, anche se è sempre al di sopra del livello della decenza.
Insomma, siamo di fronte a un prodotto commerciale e di consumo, creato per piacere, senza spiacere a nessuno, ma proprio per questo condannato a non distinguersi per nulla di particolare: i colpi di vero genio, infatti, possono spiacere a molti.
Soppesati i pro e i contro, il fumetto vale il costo del volume, ma a patto di non aspettarsi un altro capolavoro alla Ralf König.
Dopo tutto, essere geniale non è alla portata di chiunque...