recensione diStefano Bolognini
Il tempio
Romanzo a tinte autobiografiche ambientato negli anni che vanno tra il 1929 e il 1931 e che racconta l'esperienza di un giovane scrittore omosessuale e ebreo, Paul, che si trasferisce dall'Inghilterra alla Germania a ridosso del periodo nazista.
Paul, un giovane Spender (lo scrittore era inglese e di madre ebraica) entrerà a far parte, in poco tempo di un gruppo di effervescenti artisti, omosessuali e non, ad Amburgo.
E esattamente dietro a nomi di fantasia, questo romanzo cela le esperienze giovanili di artisti del calibro di Herbert List, Wystan Auden e Christopher Isherwood, delineati in forma quasi caricaturale dall'amico di gioventù Spender.
Tra le righe, oltre alle difficoltà di vivere l'omosessualità in quegli anni, il dipinto della vita gay durante la Repubblica di Weimar e degli amori di questi artisti.
Sullo sfondo, una Germania progressista che in breve tempo cambierà volto, assumendo quello degli orrori hitleriani.
Romanzo delicato e mesto, come l'evocazione di ogni giovinezza perduta, e grande.