recensione diStefano Bolognini
La Cabala
Ricompare in italiano il primo acerbo romanzo dello scrittore omosessuale americano Thorton Wilder.
La Cabala, pubblicato per la prima volta nel 1926, è ambientato nella Roma dei primi del Novecento e racconta di uno studente che si fa strada nell'alta società, tra personaggi misteriori che sembrerebbero gestire le sorti della città eterna e conoscerne i misteri più reconditi e gli intrighi.
E' la cabala appunto, una cerchia esclusiva di nobili o arricchiti, stranieri e non, che operano nelle segrete stanze dei palazzi romani e in Vaticano. Lo studente non tarda ad accorgersi che dietro a quell'aurea mistica c'è un'umanità con molto tempo libero e,tutto sommato, arida.
Lo stesso Wilder visse da studente a Roma, e il romanzo racconta di personaggi realmente vissuti, anche se non ho riscontri certi, o studi comparativi, che possano dire se il testo è autobiografico.
Di certo l'omosessualità è conociuta all'autore e, come in tutta la sua l'opera è solo vagamente richiamata, ed è necessario conoscere particolarmente bene il contesto nel quale viveva per accorgersene.
E' il caso, a p. 23, dove parla di un parente di una cabalista, Miss Anne Grier, descritto come "cagionevole" ed evidentemente omosessuale: "era giunto a una misera fioritura con una passione per le opere di Rossini, e le altre cose che ingenuamente credeva italiane, per i vistosi rosari, per i costumi dei contadini di Capri". Qui il riferimento appare chiaro all'esercizio della prostituzione degli isolani capresi con turisti stanieri.
Ancora, qualche pagina dopo, si accenna ad un vestito dello stilista omosessuale Fortuny. A p. 37 lo studente parla "di Saffo" ad uno scrittore gravemente ammalato. E questo è tutto.
Nell'insieme, al di là di qualche nota curiosa sulla vita dell'epoca, lo scritto, un poco pretenzioso, annoia anche per la trama esageratamente esile.