recensione diStefano Bolognini
Da quale pulpito...
Senza entrare nel merito dell'adozione di bambini da parte di omosessuali, lui si è limitato a critiche già sentite noi l'abbiamo fatto altre volte, ci pare decisamente curioso che lo slogan di Maggiolini richiami sinistramente tutta una serie di volantini e cartelloni di Forza Nuova, Lega e cattolici che sovente legano omosessualità e pedofilia. Quello slogan però richiama anche il titolo di un libretto che nessuno, pare, si è ancora sognato di recensire in Italia e che indica più propriamente chi dovrebbe tenere le mani a posto e cioè numerosi colleghi dell'arcivescovo.
Il testo coraggioso è Reverendo giù le mani Clero e reati sessuali negli anni trenta e negli anni novanta edito dalla piccola casa editrice di Ragusa la Fiaccola e raccoglie, nelle prima parte, una lunga serie di denunce degli anni trenta recuperate nell'Archivio di Stato di Roma nel fondo "Preti immorali". Eccovi un triste campionario di testimonianze estrapolate dal libro.
Incominciamo con la denuncia dal 1932 al parroco di Buttigliera Alta, Garrone Natale, per "abuso di mezzi di correzione, atti osceni e corruzione di minorenni appartenenti all'Associazione Aspiranti Cattolici ai quali era incaricato di impartire settimanalmente le istruzioni religiose". Passiamo a Don Fabio Barbieri denunciato nel giugno 1933 a Venezia per "atti di libidine violenta" su sette minorenni dagli 8 ai 17 anni con il risultato di un "temporaneo allontanamento del Don Fabio dalla frazione. Ancora a Gorizia negli anni trenta agiva un sacerdote, tale Don Luca, insegnante di religione all'istituto tecnico imputato per aver commesso "nelle aule del suddetto istituto e durante le lezioni, atti di libidine su diversi alunni minori degli anni sedici". L'insegnante sfuggì alle maglie della giustizia rifugiandosi in Austria. Curiosa anche la vicenda del Cappellano dell'Istituto Figlie di Gesù, Don Emilio Colò, che tiranneggiava le "bambine ricoverate". In particolare al Collegio di Albereto, a Modena, "nelle ore di ricreazione e quando le Suore erano a pranzo od altrimenti occupate - il Padre - aveva l'abitudine di mettersi le bambine sulle ginocchia e introdurre la mano sotto le loro mutandine" le bambine avevano dai 5 ai 7 anni mentre con le più grandicelle usava una tecnica lievemente diversa. La mancanza di querela, in questo caso come in molti altri presentati dal libro, ha impedito che Don Colò fosse condannato. Sempre con bambine, di dodici e tredici anni, si intratteneva don Anselmo Volpato nella canonica di Lastebasse a Vicenza dopo la "riunione delle aspiranti".
Una tredicenne ricorda: "Mi introdusse quindi un dito della mano nella natura senza però farmi alcun male. Mi tormentò in tal modo per circa dieci minuti. io nel frattempo gli dicevo sempre che dovevo andare a casa ma egli non mi lasciava".Queste testimonianze senza commento andrebbero approfondite ma per la loro mole, e pensare che vagliano solo gli anni trenta e novanta, ci bastano per rispedire al mittente lo slogan antipedofilo usato contro gli omosessuali da Maggiolini. Se questo non gli bastasse anche alcuni testi americani, di difficile reperibilità e che non vedremo mai tradotti in Italiano, come Pedophiles and Priest di Philip Jenkins edito da Oxford University Press o Lead Us Not into Templation chatolic priests and the sexual abuse of children di Jason Berry offrono numerose testimonianze inattaccabili.
Se Maggiolini si fosse informato avrebbe ora le idee più chiare. Al contrario continua a peccare di ignoranza e sul settimanale Sette, del 31 ottobre scorso, parlando di omosessuali ha affermato :"La Chiesa vuole bene alle persone che scoprono di avere una tendenza omosessuale. Vuole loro così bene che li invita a sottoporsi a terapie che possano aiutarli a tornare alla normalità. La tendenza non è cattiva, lo sono gli atti, l'esercizio dell'omosessualità. E' questo che non è giustificabile moralmente". Non abbiamo più testi da consigliargli la sua ignoranza è incurabile.