Looking

19 aprile 2014

Grande curiosità aveva suscitato la notizia di una nuova serie tv a tema omosessuale firmata HBO, la rete via cavo nota per produzioni gay friendly come True Blood o Behind The Candelabra, pellicola biografica su Liberace. Messe a tacere le voci di paragone con la coeva Girls o la storica Sex & The City, Looking si differenzia anche dall’arcinota serie gay Queer As Folk. Di cosa tratta, dunque, Looking? Della normalità dell’essere gay, del vivere la propria sessualità senza alcun tipo di dramma, di ricercare un compagno giusto, di riuscire a raggiungere i propri obiettivi. E anche i tre protagonisti vengono presentati fin dal primo episodio ex abrupto: Patrick è un creatore di video giochi, alla continua ricerca dell’anima gemella; Agustin è un artista contemporaneo in crisi di ispirazione e che ha appena deciso di trasferirsi a casa del ragazzo; Dom, il più maturo fra i tre, è degustatore di vini in un ristorante nell’attesa di poterne creare uno tutto suo.

Il loro passato, le esperienze vissute sono solo lievemente accennati: l’obiettivo è mostrare le vite quotidiane di tre uomini gay che, come qualsiasi altro essere umano, cercano di essere felici e realizzati. Non ci sono eccessi, dark rooms, macchiette, ma solo una rappresentazione sincera ed autentica del mondo omosessuale. Sembra che il gruppo di sceneggiatori di Looking comprenda nove scrittori, di cui sette gay e una donna, ma l’unitarietà delle vicende non è messa a rischio: ciò che stupisce è che, contrariamente a quello che viene mostrato attualmente in ogni serie televisiva, non vi sono colpi di scena eclatanti, Spannung drammatiche, peripezie narrative, ma soltanto una profonda ordinarietà. Questo rende Looking qualcosa di nuovo: lontano da quel presupposto scandalo che avrebbe dovuto suscitare nel pubblico, è, invece, una serie rassicurante. Guardare Patrick passeggiare con il suo nuovo ragazzo, Dom cucinare il suo pollo peri peri o l’oggettivamente antipatico Agustin strafatto fuori da un locale è straordinario. Straordinario proprio perché fondamentalmente ordinario.

Questo è il punto di forza di Looking, insieme a quella che può essere definita la quarta protagonista: come una New York cunninghamiana, San Francisco vive e pulsa come un essere umano, con il suo oceano, i suoi tram, le strade in salita, i quartieri popolari e il Golden Gate Park, centrale nel quinto e migliore episodio, Looking for the Future, in cui il regista Andrew Haigh, già noto nel mondo gay per la sua pellicola Weekend, riprende Patrick e il suo ragazzo Richie mentre passeggiano e osservano romanticamente le costellazioni nel Morrison Planetarium. Un momento romantico e quotidiano di una coppia che, citando Ryan Murphy, rappresenta “The New Normal”. Quindi lasciamoci trascinare dalle continue insicurezze e fragilità di Patrick, l’arroganza da artistoide hipster di Agustin, le paure di invecchiare di Dom e godiamoci questo piccolo grande show.

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titoloautorevotodata
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