Ayakura. Il manga all'italiana

1 maggio 2005

Ayakura è il primo numero di una collana di manga disegnati da autrici italiane.

Fin qui niente di nuovo, infatti la particolarità di Ayakura e delle storie che la seguiranno è di essere uno shounen ai, un genere di fumetti che raccontano romantiche storie omosessuali tra ragazzi. Infatti, shounen vuol dire ragazzo, e ai vuol dire amore.

Questo genere è disegnato e letto principalmente da giovani donne, ecco perché lo stile e le trame sono spesso molto simili agli shoujo, i manga per ragazze, come ad esempio quelli delle famosissime CLAMP, per fare un esempio noto a tutti. Come gli shoujo, quindi, gli shounen ai sono spesso popolati da personaggi graziosi e dagli occhi grandi, e le storie ruotano intorno alle loro emozioni, ai loro sentimenti e alle loro relazioni.

Ma veniamo ad Ayakura. Pur essendo sotto molti punti di vista un tipico shounen ai, è però una produzione italiana, infatti è ambientato a Roma. L'autrice, Eva Villa, ha scelto di rappresentare una realtà che le lettrici conoscono bene, così che possano sentire più vicine le situazioni che vivono i due personaggi.


Uno dei protagonisti della storia è Elio, un giovane che lavora in una copisteria ma che, finito il lavoro, si allena in palestra, sperando di diventare un grande atleta.

Una sera, nella palestra deserta incontra Simon, che lo sorprende offrendogli un veloce incontro sessuale e poi sparendo, richiamato da un oscuro impegno.

Elio riesce però a rintracciarlo dopo averlo visto a un incontro di arti marziali trasmesso in televisione. Simon è infatti un ex-maestro di discipline orientali che ha vissuto tutta la sua vita in Giappone, pur essendo svedese. Da allora, Elio inizia a frequentare Simon, nel cui passato c'è qualcosa di molto misterioso...


Elio è un giovane romano come tanti altri: vive in famiglia con la nonna, lavora in un negozio di fotocopie per guadagnare qualcosa, ed è per realizzare il suo sogno nel cassetto - partecipare alle Olimpiadi come ginnasta - che ogni sera, dopo il lavoro, si allena in palestra.

Proprio durante una di queste sere incontra Simon: bello, alto, biondo, con gli occhi azzurri e "due spalle così", ben felice di ricoprire il ruolo di "principe azzurro che impalmerà la principessa", ruolo che sembra spettargli di diritto. Ma Elio non sembra essere del tutto d'accordo.

Dopo il loro primo incontro sessuale - rapido e contrastato - Elio torna da Simon, ma le sue inibizioni e paure lo spingono ad essere contraddittorio ed aggressivo, fino a ferire l'altro e a compromettere le basi del loro nascente rapporto.

Nonostante la prima parte di Ayakura si interrompa qui, il fumetto non è per questo meno godibile. Questo primo numero, infatti, può essere letto come una storia a se stante, con un finale aperto che ci permette di immaginare molte possibili conclusioni.

Ayakura, a una lettura molto superficiale, potrebbe ricordare le vecchie storie stereotipate di cartoni animati sportivo-sentimentali come Mimì e le ragazze della pallavolo o Hilary; la tipica vicenda del "giovane che viene dal nulla e riesce a realizzare i propri sogni e a vivere per sempre felice e contento". Fortunatamente, non è così.

Ayakura è molto più di questo, nel suo essere "vero", esce dagli stereotipi.

Sin dalle prime pagine, Ayakura ci lascia in bocca un sapore di cenere, di sogni bruciati dal sole di un agosto romano. Sentiamo che, quando tutto sarà stato detto e fatto, lo spiegazzato sogno di Elio lo ritroveremo dimenticato in un vecchio cassetto foderato con quella carta a fiori da poco prezzo che usano le donne di una certa età, come la Signora Amelia, la nonna di Elio.

Ayakura ci restituisce un sapore di vissuto quotidiano, lontano dal glitter della discoteca, dallo scintillante gay chic, ci racconta una storia di "tira a campà", spinti in avanti dall'inerzia quasi esaurita di un desiderio in cui mai nessuno ha creduto veramente.

Ci racconta una sofferenza senza essere melodramma: è la piccola storia di un disinganno e di un crescere, è il bildungsroman di Elio, poco importa che lui non sappia cosa un bildungsroman sia.

Ayakura merita di essere letto perché ci ricorda, con un tono che non ha nulla di pretenzioso, che la crescita spesso non è un processo gioioso, ma può anche e soprattutto essere, come sa bene Simon, imparare a sopravvivere con quel che ci resta di noi stessi una volta che la nostra vita è andata in frantumi.

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Altre recensioni per Ayakura

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Ayakura [2000]. L'amore gay nelle palestre di Roma.Giovanni Dall'Orto
22/09/2004

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