recensione diVincenzo Patanè
Cruising
E' il film che vanta il record di proteste della comunità gay americana, che addirittura arrivò a bloccarne le riprese e a picchettare i cinema.
Le accuse erano probanti: nel film il mondo gay i rapporti sono consumati velocemente, senza un briciolo di umanità, tutti sono psicopatici ed è impossibile non rimanerne contagiati, se lo stesso Burns ne è attratto e alla fine - così si intuisce - uccide Ted, peraltro l'unico personaggio positivo del film.
Accuse giuste, tutto sommato: lo spettatore medio, seppure non arriva alla conclusione che tutti i gay sono assassini, ne rimane negativamente colpito.
Ma molta acqua è passata sotto i ponti e forse conviene rivedere il discorso più obiettivamente. Cruising (ossia "battere") è un film omofobo, ma non è un cattivo film, nonostante i suoi vistosi difetti, e comunque è da vedere.
Nel romanzo a cui si ispira, il poliziotto (lì John Lynch) è un agente che odia tutti gli "anormali" e che finisce per diventare un gay assassino. Il significato è perentorio: i gay non possono essere che violenti. Modificata rispetto al romanzo, nel film la vicenda appare poco credibile e fa acqua in più punti: il braccio rinvenuto poco ha a che fare con lo stile degli altri omicidi; Burns non ha nessuna prova attendibile contro il presunto assassino; e, se la sua gratuita pugnalata fa nascere dei sospetti ad Edelson per la morte di Ted (o anche le altre?), questi è stato ucciso differentemente.
Inoltre l'ambiguità di Burns (che sin dall'inizio dice a Nancy: "Ci sono tante cose che non sai di me") e i cambiamenti che avvengono in lui rimangono inespressi e fanno girare la storia a vuoto, anche se però scatenano le pulsioni e le tensioni del desiderio.
Ma è anche vero che il film, con l'ottimo Pacino, è girato con maestria. In particolare la fotografia è eccellente: ad una solare New York fa eco la cupezza delle scene del quartiere gay, che si qualifica come un inferno, uno spazio chiuso e quasi invalicabile.
Proprio nell'esplorazione dei locali ("Ramrod 731" e "Private Club 837") ci sono le scene più belle, in un'atmosfera madida di corpi e di suoni, dove tutto accade, dai popper al fist fucking, dalle frustate alle golden shower. E' inutile nascondersi: quei posti ci sono ed erano (sono) proprio così. Piuttosto, questo sì, il film avrebbe potuto mostrare come esistano anche altre filosofie di essere gay.