Chi ha paura del lupo cattivo?

21 agosto 2007, Edito originariamente in "Pride", agosto 2007

"Tutto quello che avete sentito su Cruising é vero".

Così indicava la locandina italiana della tanto famigerata, quanto contestata, pellicola del 1980,con Al Pacino e diretta daWilliam Friedkin, regista di film shock come L'esorcista (1973).


Mai esagerazione pubblicitaria fu più veritiera.

Oggi il film è stato riproposto, dopo l'ultimo festival di Cannes, nelle sale in Francia ed inoltre è annunciata in USA, per il 18 settembre, una nuova edizione su DVD.

Solo i film maledetti e pieni di difetti diventano da "culto", o li si ama o li si odia, senza compromessi.

Cruising rientra appieno nella categoria.


Quando lo vidi all'epoca che ero un ragazzino, rimasi esterrefatto per l'estrema crudezza. Lo sono ancora di più oggi che sul film, in teoria, si dovrebbero trovare sedimentati tutti i valori culturali, positivi o negativi, dovuti al trascorrere del tempo.


Incredibilmente, non riesco a prenderne debita ed obiettiva distanza, neanche considerandolo alla stregua d'una pellicola "in costume" su quel periodo.

Già mi parve un film gratuitamente violento e confuso. Oggi ne noto maggiormente i contenuti ignobili e vergognosi.

Una disonestà di fondo che salta subito agli occhi: un thriller hollywoodiano assai pastrocchiato in cui i gay sono tutti mostri viziosi senza un briciolo d'umanità. Asserviti ai propri impulsi notturni e che per sopravvivere devono vampirizzare e uccidere propri simili, incapaci d'articolare ogni minima interazione che assomigli a un rapporto umano.

C'è l'idea d'infezione e contagio dell'omosessualità-violenza. Non è un caso che quando, pochi anni dopo, si diffuse l'Aids i benpensanti sostennero che i gay se l'erano cercata e meritata.


All'epoca ci furono proteste della comunità gay americana, che addirittura arrivò a boicottare le riprese sulle locations a New York, nella tarda primavera del 1979, e a picchettarne poi l'uscita nelle sale cinematografiche l'anno dopo.

Un film fatto con pregiudizi etero sugli stereotipi gay che alla fine fece incazzare i gay e non interessò affatto agli etero.


Stroncato dai critici, finì snobbato dal pubblico già dopo una settimana dall'uscita.

Per fortuna. Così s'evitarono imitazioni e sequel anche peggiori. Dirottando Hollywood su vari serial killer che soddisfacevano meglio le paure oscure degli spettatori adolescenti: Halloween (1978) e Venerdì 13 (1980).

Sin dall'inizio non ci si aspettava nulla di buono perché la trama era tratta dal libro omonimo uscito nel 1970. Scritto dal giornalista Gerald Walker, vi si narrava la vicenda di un poliziotto etero che per smascherare un serial killer nel Village gay newyorchese, svolgeva le sue indagini in loco "sotto copertura". Frequentando battuage e saune, col finale a sorpresa in cui lui stesso, una volta arrestato il presunto maniaco omicida, diventa omosessuale ed assassino seriale.


Il racconto era stato ispirato da una serie di delitti gay irrisolti negli anni '60. La trama del film, invece, è simile ma è ambientata nei fetidi locali leather S/M e il finale col poliziotto forse convertitosi in omicida, interpretato da Al Pacino, è assai più ambiguo, anzi, quasi incomprensibile. Per di più iil film s'ispira a ben più recenti, ed orridi, delitti accaduti due anni prima: cadaveri fatti a pezzi e ritrovati dentro a sacchi gettati nel fiume Hudson.


Fu grazie ai sacchi, provenienti da un ospedale che nella realtà si riuscì a catturare il maniaco: un infermiere di nome Paul Bateson.
La cosa colpì molto Friedkin perché Bateson aveva fatto la comparsa in una scena de L'esorcista, nei panni dell'assistente neurologo che ha in cura l'indemoniata.


Era normale per Friedkin, alla ricerca di spontaneità, non prendere mai come comparse degli attori ma gente trovata sul posto.

Anche per Cruising , non solo girò scene in veri bar leather, ma ne reclutò anche l'abituale clientela. La cosa creò scontri con gli attivisti gay che arrivavano a sbarrare gli ingressi dei locali.

Alcune comparse dichiararono che nei loro ruoli macho avrebbero dimostrato d'essere virili quanto gli etero e che era ora di finirla con le checche che caratterizzavano i gay sugli schermi.


E qui ritornava in ballo il regista Friedkin che nel 1970 aveva diretto il celebre "Festa per il compleanno del caro amico Harold", in cui un branco di frocie acide si sbranano tra loro con rara cattiveria.

Cruising è senza capo né coda, forse rimasto incompiuto proprio a causa delle rimostranze durante le riprese.

Voleva essere un'opera sperimentale e confondere lo spettatore di pari passo alla confusione mentale-sessuale che investe il poliziotto protagonista. Da vittima ad assassino. Da cui la neppure tanto sottintesa opinione che fa d'ogni gay un potenziale maniaco assassino.


Pochi lo sanno ma Friedkin usò lo stratagemma disturbante dei "fotogrammi subliminali". Cioè nelle scene dei delitti, il coltello che lacera le carni è inframmezzato da impercettibili fotogrammi d'una penetrazione anale rubata da un vero hard-core.

Il killer in realtà non sarebbe uno solo ma almeno tre o quattro. E li si scorge bene in faccia.


Il regista, però, alla fine accantona questa teoria. Ma si vede bene che il primo omicida diventa la vittima del secondo delitto nel parco e il colpevole arrestato nel finale ha dei flash-back dei primi due delitti che non poteva aver compiuto lui.


Ed è dello stesso attore che interpreta suo padre morto, che appare nei suoi sensi di colpa, la voce dell'assassino che cantilena alle vittime "Chi ha paura del lupo cattivo?". Non a caso tale voce nei credits è indicata come "Jack's voice", cioè Jack Lo Squartatore, giusto per ricordarsi che di film horror si tratta.


Nell'edizione italiana del film (trasmessa ogni tanto in tivù, mozzata di 30 minuti rispetto a quella che io vidi al cinema nel 1980, con orride scene di pissing e first fuking incluse), è restata l'inquietante inquadratura iniziale di un muro, luogo di battuage in Central Park, su cui c'è il graffito "Siamo dappertutto". Cosa assai offensiva, perché inno di Stonewall e dei Gay Pride, con cui s'erano ottenuti parità di diritti e raggiunto un il clima di totale libertà sessuale.


Il film è disonesto perché fa leva sulle paure delle persone gay o no che fossero. Per gli etero perché vedono rafforzata e giustificata la propria omofobia. Nei gay per fare affiorare il proprio senso di colpa, duro a morire anche nei più "accettati". Proprio come i sensi di colpa verso il padre che attanagliano l'omicida del film.


Era la prima pellicola importante incentrata sul mondo gay e vederlo rappresentato a quel modo non fu un grande servizio. Il fatto, poi, che l'unico gay "normale" e positivo del film fosse scannato nel finale, per di più forse proprio dal poliziotto neo-killer di cui s'era innamorato, m'aveva disgustato.


Cruising
fu davvero "pericoloso". Non a caso Ron Nyswaner, poi sceneggiatore del film Philadelphia (1993), ha raccontato d'essere stato picchiato a quell'epoca, in un cinema, da ragazzi che gli urlarono: "Se hai visto Cruising capisci il perché!"

Senza poi dimenticarsi che un fanatico religioso, solo due mesi dopo l'uscita della pellicola, fece incursione nel locale Ramrod in cui fu girato il film e brandendo una mitraglietta sparò al proprietario del locale, che recitò tale ruolo pure sullo schermo, uccise due clienti e ne spedì altri dodici gravi in ospedale.

Si sperò che l'accaduto desse vasta risonanza al lancio del film. Ad Hollywood, si sa, tutto fa brodo pur di far soldi.

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titoloautorevotodata
CruisingVincenzo Patanè
07/06/2005

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