recensione diVincenzo Patanè
La caduta degli dei
La caduta degli dei è un potente affresco della Germania all'avvento del nazismo, in cui la tragedia di una famiglia, divorata dalla sete di potere e dal sangue, simboleggia ed esemplifica la dissoluzione della società. La "caduta" è quindi lo sfacelo di una società che non distingue più il bene dal male. Il film quindi identifica nella trasgressione morale - sia essa pedofilia, omosessualità o incesto - il più vistoso decadimento dei valori, tipico di un momento di un disordine più vasto in atto. Non a caso il lucido Aschenbach è l'unico personaggio che, lontano da ogni tentazione sessuale, raggiunge senza mezzi termini il suo fine.
Nonostante pertanto un netto giudizio morale carichi di valenze negative le trasgressioni, sono però proprio queste i momenti forti del film, contrassegnato da un'atmosfera morbosa.
Martin (uno splendido Helmut Berger) è il simbolo di questa complessa ambiguità, in cui si rispecchia l'incertezza del periodo e in cui innocenza e perversione si fondono inestricabilmente. La sua sensualità vive su più livelli: aperto ad ogni forma di sesso, è attratto fisicamente dalla madre e nel frattempo ama rifugiarsi nell'innocenza delle bambine, senza per questo celare il proprio polimorfismo, come nella celeberrima scena in cui interpreta L'angelo azzurro nei panni di Marlene Dietrich.
Il momento più famoso, di un debordante omoerotismo, è però quello che riguarda la "notte dei lunghi coltelli". Spinti dall'euforia e dalla birra, gli atletici giovani si bagnano nudi nel lago Tegernsee e poi si scatenano nella festa, travestendosi da donne ed facendo sesso. Quando, all'alba, le SS arrivano per sterminarli, li troveranno esausti dopo la gigantesca orgia. Tra di essi Kostantin, i cui gusti sono chiariti sin dall'inizio, quando è lascivamente lavato nella vasca da bagno da un aitante giovanotto biondo.
Come è proprio del cinema di Visconti, la ricostruzione è accuratissima e notevole è la recitazione degli attori, tutti di eccellente bravura. Tra gli altri spicca il bellissimo Renaud Verley (il Telemaco dell'Odissea televisiva), il figlio di Kostantin che, forse unico fra tutti i personaggi, suona il violoncello e sembra legato ai valori dell' arte e dello spirito anziché alla produzione dell'acciaio.