recensione diAlessandro Martini
La noia nel ventre
Il film si colloca a pieno titolo nel sotto-genere nazi-erotico: quel (fortunatamente corto) filone di pellicole ambientate durante la seconda guerra mondiale, in improvvisati campi di concentramento tedeschi e con trame che mischiavano scene di erotismo più o meno spinto con situazioni di violenza, aberrazioni e sadismo di varia natura cercando così di cavalcare l'onda del successo di film come Il portiere di notte o La caduta degli dei.
Come da copione fra i gerarchi del terzo Reich troviamo anche Frau Gruber, una crudele e sadica generalessa tedesca con spiccate tendenze lesbiche, qui interpretata da Marzia Ubaldi, già appezzata attrice teatrale e futura grande voce del doppiaggio italiano.
La Gruber ha il compito di gestire il bordello da campo a cui posso accedere gratuitamente i soldati tedeschi prima di andare in battaglia. Va da sé che la perfida gerarca tedesca cerca in ogni modo di sfruttare la sua posizione per soddisfare la propria libidine sulle malcapitate. Nella scena in cui cerca di sedurre Hannah, la bella ebrea protagonista del film, viene però nettamente rifiutata.
Di un certo interesse anche la scena in cui la protagonista e il gerarca nazista suo amante per poter consumare un rapporto sessuale si scambiano i ruoli vestendosi lei da uomo e lui da donna. La breve scena termina con questo dialogo chiarificatore:
Hannah: "Forse ti piacerebbe di più con un vero uomo?"
Generale nazista: (dopo averla schiaffeggiata) "Non è vero! Non ti permetto di dirlo. Non dirlo mai più"
Giusto per mettere in chiaro la natura non omosessuale del loro rapporto.
Il film comunque è davvero di scarsa qualità, con un paio di scene che sfociano nel ridicolo involontario, e può risultare interessante solo per gli amanti del genere.