recensione diDaniele Cenci
Storia della colonia infame
Aspettavamo da tempo questa indagine storica, giunta in porto dopo decenni di incontri con le poche vittime sopravvissute disposte a confidarsi, e dopo approfondite ricerche d'archivio che, partendo dalle pionieristiche ricognizioni di Dall'Orto, hanno superato atteggiamenti omertosi e sopperito con l'intuizione alle lacune delle fonti.
Ora possiamo condividere l'appassionata ricostruzione della semiclandestina comunità dei pederasti di Catania (la città del libro) e l'odissea che affrontarono, prima diffidati ed ammoniti, poi relegati in quarantena nelle più sperdute isole e colonie del Regno (i "luoghi di villeggiatura" del peronismo berlusconiano): per prevenire che contagiassero il 'corpo sano' della società.
La metafora del contagio rimanda al pamphlet manzoniano sugli 'untori' della peste: ma non occorre poi immergersi nel Seicento milanese, se a Carbonia si obbligavano i confinati omosessuali a tenere campanelli ai polsi e alle caviglie, in modo da poterli evitare, come lebbrosi. Il racconto si concentra sulla repressione condotta da questurini infarciti (come polli d'allevamento) di psicopatologia lombrosiana, fiancheggiati da grotteschi proctologi: costoro suffragano con diagnosi di "culo rotto" (si legge nel dossier di un condannato) la somatizzazione dello stigma dell'omosessualità passiva, alibi 'scientifico' alla discriminazione e ad un'infinita serie di stereotipi capillarmente radicati. Negli apparati dello Stato, funzionari d'alto rango od oscure comparse interpretano con scrupoloso zelo il ruolo di cinghie di trasmissione dei pregiudizi morali e religiosi dominanti. Con un unico scopo: ridurre al silenzio, annientare ogni primordiale embrione di socializzazione gay, cancellarne ogni traccia dalla faccia della terra. In un clima d'isteria collettiva, di ricatti incrociati e regolamenti di conti tra opposte fazioni [cfr. l'affaire Krupp a Capri in: L'omo delinquente. Scandali e delitti gay dall'Unità a Giolitti di Enrico Oliari (Prospettiva editrice), o il caso Umberto II in: Il nemico dell'uomo nuovo. L'omosessualità nell'esperimento totalitario fascista di Lorenzo Benadusi (Feltrinelli)], la criminalizzazione si fa più virulenta quando entrano in gioco differenze di età, di ceto e cultura: l'interclassismo e l'attrazione omoerotica verso i giovani 'sani' e gli uomini 'normali' sono tabù insormontabili per l'opinione pubblica e per chi la controlla. Ecco il delirante furore del questore Molina scatenare, a seguito di un 'omocidio' irrisolto, una caccia alle streghe contro una cinquantina di poveri cristi: in ossequio al machismo di regime, per sradicare a Catania "la mala pianta della pederastia". Rimane indelebilmente impresso nella mente del lettore questo funzionario più realista del re: un 'puparo' che muove, implacabile, le fila del teatrino repressivo, presto emulato in altre province. Dopo le leggi razziali e in una fase di clerico-fascistizzazione d'ogni aspetto della vita del paese, il paranoico Savonarola parve obbedire a un'occulta regia degli apparati centrali dello Stato. Rabbia e tristezza ci prendono quando gli autori ricostruiscono l'ultimo 'ballo delle checche', prima della seconda retata del febbraio 1939 che inferse il colpo di grazia al circolo di affetti e complicità di quel 'piccolo mondo antico' catanese. Rabbia e tristezza si acuiscono se vi immergete nello spietato diario a più voci che, montando lettere e denunce, suppliche e condanne, si offre come una documentatissima lezione di antropologia, restituendo l'anima dei 'senza volto'. Ragioni di riservatezza verso i perseguitati ancora in vita hanno indotto a modificarne i nomi, a oscurarne le sembianze. Ma basta l'attenta ricostruzione di tic e atteggiamenti, di caratteristiche fisiche e umori per farci rivivere 'splendori e miserie' degli arrusi, speranze e disillusioni di paria disprezzati di giorno, ma segretamente ricercati la notte dai masculi (etero o omo, con ruolo sessuale 'attivo'): gli agognati masculi, i soli a restare liberi e anonimi nonostante le velleità di Molina di indirizzare anche contro di loro i suoi strali. I suggestivi nomi di battaglia dei 'passivi' rivelano luci e ombre di esistenze giocate sul filo del rasoio: con l'ansia di ricavarsi uno spazio di comprensione e rispettabilità. Una sessualità proibita, vulnerabile, che ricorre a mille sotterfugi per rendersi invisibile nel momento del pericolo; un eros 'altro', antico quanto il mondo, da sperimentare in un microcosmo sotterraneo dove si contattano i propri simili e si architettano strategie di seduzione nei confronti del mitizzato 'pesce' da accalappiare nelle reti del desiderio. In barba al luogo comune di un'omosessualità da esteti, frutto delle classi ricche giunte all'apogeo della loro decadenza, la condizione degli arrusi catanesi rivela un'impronta 'nazional-popolare': è 'casareccia', spesso giovanile, d'origine popolare (e sottoproletaria). Gli autori non ne ignorano certo la diffusione trasversale, ma gli appartenenti ai ceti medio-alti, oltre a mimetizzarsi meglio, sono 'integrati' nel sistema: tanto da godere di appoggi e complicità che li fanno scampare ad indagini e retate. Quando giunge l'ora della persecuzione, pochi tra gli arrusi (e i loro parenti) rivendicano la propria natura o l'appartenza ad una comunità: molti rinnegano amici e amanti pur di scampare al confino. La narrazione (dove è palpabile l'apporto dello scrittore Giartosio) dipana e ordisce, per cerchi concentrici, le trame esistenziali degli arrusi, scandisce con commozione le tappe dell'assurda via crucis giudiziaria. Nel saggio in appendice (dove si segnala un'esaustiva bibliografia) viene inoltre focalizzata con raro acume l'omofobia diffusa in tutte le classi e il paradosso di una legislazione 'tollerante'. Agli autori, e in particolare a Goretti per aver sapientemente completato questo puzzle dopo annose ricerche, va il nostro ringraziamento non solo per aver riportato a galla una verità a lungo sottaciuta, insabbiata o negata, ma anche perchè, così facendo, aiutano a ricreare una memoria oggi ancor più necessaria per affermare in pieno le identità gay.