recensione diFabio Bazzoli
Un libro importante.
Un libro importante, pieno di informazioni, che si legge di filato.
Gad Beck neanche ventenne si è scoperto capace di tenere in piedi una rete di ebrei clandestini nella Berlino delle discriminazioni naziste e poi delle deportazioni, sfruttando la sua faccia tosta e anche la possibilità di sedurre uomini. Non lo dice mai, ma doveva essere un ragazzo molto, molto bello.
L'omosessualità è presente in tutto il libro in modo massiccio ma quasi casualmente, una cosa oggettivamente decisiva che tuttavia allora non era stata forse degnata di grande attenzione nemmeno da Beck stesso, e che solo retrospettivamente ha focalizzato come una tematica a sé.
Il tono è molto secco, spesso ironico e divertito, sinceramente sorpreso di esser stato allora così sventato e poco preoccupato della tragedia incombente. Lo stesso si fanno strada ogni tanto momenti di assoluta commozione, come quando racconta di avere fatto l'amore con il fratello eterosessuale del suo compagno, che era ormai stato catturato e deportato, ed è un momento di calore umano e dolcezza per tutti e due nel pensiero e nella dedizione alla persona assente.
Oppure quando parla delle attenzioni sessuali ricevute dallo zio sessantenne, a cui si abbandona addirittura come a qualcosa che completa il suo affetto per quell'uomo buono, dal quale non ha alcun motivo per temere nulla.
Lo stra-consiglio.