recensione diDaniele Cenci
Sconosciuti. Alla ricerca dei nonni perduti
Dopo aver presentato Rimbaud (2001), l'ditore Carocci fa tradurre un'altra intricata "mappa" di Graham Robb: Sconosciuti. L'amore e la cultura omosessuale nell'Ottocento.
L'opera è divisa in tre parti: nella prima viene indagata la repressione poliziesca e giudiziaria, e la successiva psichiatrizzazione del desiderio gay; nella seconda, l'organizzazione delle vita individuale e sociale delle lesbiche e degli omosessuali nel Vecchio e nel Nuovo continente; la terza esplora una serie di altri snodi del 19° secolo, come l'identità di genere e l'orientamento sessuale nel mondo delle fiabe vittoriane, i rapporti tra fede e omosessualità, il "protagonismo" gay nella vita moderna.
Il linguaggio è estremamente accattivante e riesce ad evitare il rischio di involuzioni accademiche o di un eccessivo sfoggio d'erudizione.
L'autore si diverte ad incastrare nel filo della sua appassionante ricostruzione un'incredibile messe di documenti che, come tessere di un monumentale mosaico, restituiscono la complessità di un'intera epoca fatta di molte ombre, ma anche di luci.
Robb ha "saccheggiato" gli archivi di mezz'Europa: leggi, verbali della buoncostume, sentenze dei tribunali, manuali psichiatrici, epistolari e diari, letteratura alta e "bassa", le icone dell'arte omofila e i fantasmi della pornografia gay e lesbica dei nostri nonni.
Il database della piramidale palude omofobica ammantata di scienza positivistica è impressionante: molte carriere vennero costruite sulla magmatica "fabbricazione" (nelle cliniche e nelle università) del "terzo sesso", nell'individuazione maniacale di una razza "degenerata" e "straniera" tanto contagiosa per l'intero corpo sociale da dover essere neutralizzata ricorrendo a qualsiasi mezzo:
"fu come se fosse stata inventata la terminologia che consentiva al pregiudizio e alla superstizione di sopravvivere in un idioma moderno".
Il delirio di questi spietati Dr. Balanzone è strepitosamente sintetizzato da Aron ne Il pene e la demoralizzazione dell'Occidente (p. 49), che così ironizza sullo zelo degli sciocchi guardiani del Sistema eterocratico e sessista:
"I discepoli di Tardieu partono alla ricerca del buco [del culo].
La coscienza borghese è tormentata da tanta ricchezza genetica inghiottita.
Al dolore per lo spreco e la rovina, reagisce con l'allucinazione degli abissi dove scompaiono e attore e paziente.
Perfino i più teneri sederini denunciano al medico legale l'insorgere del marchio"
dell'omosessualità: peni affilati come quelli di un cane e ani deformati a mo' di imbuto!
La medicalizzazione dell'omosessualità
"minacciò di sostituire il giudice e la guardia carceraria con il medico e l'infermiera del manicomio";
la catalogazione dell'omosessualità tra le malattie mentali autorizzò una pratica sinistra:
"la cura di qualcosa che non era suscettibile di essere curato".
Ma Robb fa riemergere anche una comunità omosessuale cosciente dei suoi diritti, in cui le coraggiose lotte dei pionieri si saldavano spesso coi prodomi di una resistenza e di una ribellione collettiva, una comunità con i suoi "cattivi" e le sue leggende viventi, i contatti internazionali, i locali e i bordelli,
"una rete di luoghi d'incontro con tanto di pattuglie di sorveglianza organizzata".
Stando alle statistiche criminali e alla documentazione esaminata da Robb, la maggior parte di loro non era perseguitata tanto dall'apparato giudiziario, quanto dall'odio di sé interiorizzato, dal timore di perdere amici, famiglia e stima, dall'incompatibilità tra fede ed eros, dall'isolamento sociale e mentale, dal doversi nascondere e mimetizzare (con matrimoni di convenienza), dissimulando i propri autentici sentimenti.
Per quanto concerne la pur ricca bibliografia, si evidenzia la mancanza di alcuni testi fondamentali su Ottocento e omosessualità:
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Tra tutti Il pene e la demoralizzazione dell'Occidente (1978; Sansoni 1979) assemblato (con l'aiuto di R. Kemp) da Jean-Paul Aron, fine uomo di cultura francese, gay, ucciso nel 1988 dall'aids;
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The seduction of the Mediterranean: writing, art, and homosexual fantasy (1993) di Robert Aldrich;
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The Wilde century: effeminacy, Oscar Wilde, and the queer movement (1994) di A. Sinfield;
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The trials of Oscar Wilde: deviance, morality, and late-Victorian society (1997) di M. S. Foldy;
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When men meet. Homosexuality and modernity (1997) di Henning Bech;
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Gli anormali. Corso al Collège de France (1974-75) del grande archeologo del sapere Michel Foucault (1999; Feltrinelli 2000);
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Climi bollenti. Viaggi e sesso dai giorni del Gran Tour (2001; Le Lettere 2004) di Ian Littlewood.
Oltre a una serie di perplessità poste dalla pur lodevole traduzione, avrebbe senz'altro giovato una maggior cura nell'indicazione delle versioni italiane delle opere consultate, dal momento che ne viene omessa una ventina:
- My father and myself di Ackerley è stato tradotto da Aldo Busi (Adelphi 1981);
- Vathek di Beckford da Giaime Pintor (Einaudi 1946);
- Christianity, social tolerance, and homosexuality di Boswell è stato edito da Leonardo (1989);
- On sexual inversion di H. Ellis da Newton Compton (1970);
- Le rapt de Ganymède di Fernandez da Bompiani (1991);
- La volonté de savoir di Foucault da Feltrinelli (1978);
- Le desir homosexuel di Hocquenghem da Tattilo (1973) col titolo L'idea omosessuale;
- Ulrichs di H. Kennedy da Massari (2005);
- Aussenseiter di Mayer da Garzanti (1977) col titolo I diversi;
- Sexual personae della Paglia da Einaudi (1993);
- The memoirs di Symonds da Frassinelli (1985) col titolo Voglie diverse;
- Femmes. Hombres di Verlaine da Savelli (1979) col titolo Poesie erotiche;
- States of desire di White da Zoe (1999).
Eccetera....