recensione diGianni Rossi Barilli
Sconosciuti. Panorama con vista sulla omosessualità
Sarà poi vero che l'identità gay è un prodotto assolutamente originale della modernità? Se lo domanda Graham Robb, già apprezzato autore di biografie ottocentesche come quelle di Victor Hugo, Balzac e Rimbaud, nelle prime pagine di Sconosciuti: l'amore e la cultura omosessuale nell'Ottocento (Carocci, pp. 366, 24.20 euro), un appassionante studio di storia sociale appena uscito in traduzione italiana.
Prima di imbarcarci nel viaggio alla scoperta di un passato meno remoto e molto più colorato di quanto generalmente si immagini, Robb avanza l'ipotesi che l'identità omosessuale sia vecchia almeno quanto il corpus di pregiudizi sociali che l'ha accerchiata per molti secoli.
Credenze comuni anche in epoche remote, come la convinzione che l'omosessualità sia un fenomeno abbastanza nuovo ma in forte aumento, o l'idea che debba avere una qualche bizzarra causa particolare, suggeriscono l'esistenza costante di una categoria di persone che non si chiamavano gay o omosessuali, ma avevano nondimeno "esperienze quotidiane molto simili, una cultura comune e, naturalmente, la capacità di innamorarsi di persone del loro stesso sesso".
Il bersaglio polemico di Robb è l'"influenza pervasiva" della teoria della costruzione sociale di Michel Foucault nella saggistica storica sull'omosessualità, che ha portato a ritenere che l'"omosessuale sia una creatura inventata dai medici vittoriani. Il precedente sodomita era semplicemente uno che indulgeva in certi atti".
O come scriveva Foucault nella sua Histoire de la sexualité, "il sodomita era stato un peccatore, l'omosessuale era diventato una specie a parte".
"Il grande vantaggio di questa teoria", punzecchia Robb, "è che ha permesso lo studio della sessualità alla luce della storia e della sociologia. Disgraziatamente, ha reso popolare l'opinione che i gay non avessero alcuna vera eredità prima del 1870".
È proprio ciò che Sconosciuti intende smentire con una ricognizione ampia nella cultura europea e americana del secolo romantico.
Certamente, leggiamo ancora, "omo ed eterosessualità sono concetti che portano il marchio del periodo in cui furono inventati. Ma dire che fino al conio di questi termini non esisteva una simile dicotomia sarebbe come sedersi sul dizionario e aspettare che funga da tappeto magico".
Tanto per cominciare, spiega Robb, gli antenati vittoriani non erano poi così sprovveduti e sessuofobi come il luogo comune insegna.
L'interpretazione della storia dell'omosessualità come pura storia di una repressione ha prodotto una visione distorta del passato. La repressione giudiziaria, ad esempio, era un fatto piuttosto eccezionale: "Gli omosessuali del XIX secolo vivevano all'ombra di grosse nubi ma pioveva di rado". A ben guardare, prosegue Robb, è piovuto parecchio di più nel secolo XX, con l'ondata di persecuzioni legali che si è scatenata tra gli anni Trenta e Cinquanta e ha prodotto disastri nei regimi totalitari ma anche nelle democrazie occidentali, come testimonia il picco statistico dei reati per "sodomia" raggiunto negli anni Cinquanta in Gran Bretagna e negli Stati uniti. Il XIX secolo appare in confronto come un secolo tollerante.
Pur di demolire il mito di un Ottocento lugubre e disperato, Robb piccona addirittura il martirio di Oscar Wilde, che a suo giudizio "sarà anche stato 'crocefisso' sulla croce della moralità pubblica, ma chiodi e martello li ha forniti lui".
Un'altra opinione comune da discutere meglio è quella che vede gli omosessuali del XIX secolo "come minoranza inerme e silenziosa, abbagliata dalla torcia delle indagini mediche" che via via entravano in contatto con la macchina della persecuzione legale candidandosi a prenderne il posto.
Robb sostiene che fisiologi e psichiatri, ben lontano dall'inventare l'identità omosessuale, si limitarono più spesso a tradurre nel nuovo linguaggio scientifico il bagaglio di eterne sciocchezze ereditato dalla cultura precedente. "Un cumulo di immondizia superstiziosa travestita da scienza", come la definisce, che però finì imprevedibilmente per creare condizioni di progresso.
Non tanto per via delle balzane scoperte che questi scienziati si attribuivano, quanto per l'inedita opportunità che offrirono all'amore che non osava pronunciare il suo nome di nominarsi e riconoscersi. Una valanga di casi clinici usciti dal segreto del confessionale medico diede un volto agli sconosciuti omosessuali.
E furono talvolta i pazienti a curare i medici, fornendo loro occhi per vedere e argomenti per sostenere una svolta umanitaria sul piano legale. In un complesso processo di scambio però, in cui gli omosessuali si lasciarono ampiamente plasmare dalla cultura scientifica, interiorizzandone in qualche misura le diagnosi mentre tentavano di liberarsi dalle catene dell'oppressione.
Considerarsi solo dei malati anziché peccatori destinati a patire per l'eternità nei più profondi anfratti dell'inferno rappresentava in effetti una conquista. Il problema tuttavia è che "la definizione dell'omosessualità come malattia mentale aprì la via a una pratica insieme benigna e sinistra: la cura di qualcosa che non era suscettibile di essere curato".
La via crucis terapeutica è lastricata di orrori manicomiali e l'idea che l'omosessualità sia un difetto da curare ha mantenuto fino a oggi una sua criminosa autorevolezza, dopo essere entrata nel senso comune nel corso del XX secolo e aver costretto le famiglie delle incipienti masse gay a dar lavoro agli psicanalisti.
Un giovane gay dell'epoca di Dickens aveva forse maggiori libertà di un suo pronipote di ieri o di oggi? L'autore sembra crederlo piuttosto fermamente. Dietro l'apparenza più arcigna della repressione, ci spiega, gli abitanti dell'Ottocento godevano di una "maggiore familiarità, rispetto ai loro discendenti del XXI secolo, con quello che Balzac chiamava 'il lato sommerso della storia contemporanea'. Il grosso delle loro conoscenze derivava dalla forma, immediata e più potente della conoscenza personale".
Il profumo del buon selvaggio si mescola qui alla critica della civilizzazione che ha prodotto una tolleranza più repressiva delle antiche e "sporadiche" persecuzioni.
L'età del controllo capillare dei comportamenti e delle coscienze ha insomma rubato l'anima a una libertà che per sopravvivere ha bisogno di zone d'ombra e di disordine.
In questo clima decisamente romantico si entra nel cuore della storia, per rianimare con la nostalgica partecipazione dei posteri vicende sepolte dal tempo.
Oltre gli inferni delle statistiche giudiziarie e dei trattati scientifici spuntano i ricchi pascoli della vita vera che si prende sempre ciò che le spetta, in un modo o nell'altro.
Scopriamo così un Ottocento pieno di sconosciuti e sconosciute intenti a combinarne di tutti colori alla faccia delle censure e della regina Vittoria, che secondo una leggenda postuma riteneva impossibile il lesbismo.
Coppie maschili e femminili che hanno vissuto insieme intere esistenze alla luce del sole con varie forme di accomodamento pubblico, donne-uomo e uomini-donna discretamente inseriti nei più vari ambienti sociali, scapoli voraci sempre a caccia di prede, professionisti del pensiero intimo, collezionisti di pornografia, militanti irriducibili e mistici estetizzanti. Quando non addirittura messaggeri "sciamanici" del mondo a venire, nascosti sotto le rassicuranti sembianze di una coppia come Sherlock Holmes e il dottor Watson.
Una folla di personaggi spesso protetti dall'"ingenuità" morale collettiva che non vedeva nulla di riprovevole nell'amicizia romantica tra uomini e tra donne, neppure quando portava a condividere lo stesso letto, ma a volte anche immersi fino allo scandalo nel wild side della vita metropolitana. O affiliati in segreto a misteriose consorterie in cui i famosi si mescolavano agli ignoti e nobili e cocchieri sedevano allo stesso tavolo, secondo le regole del "naturale" interclassismo omosessuale che costituirebbe, secondo la leggenda, una delle più solide basi della massoneria gay.
Da tutte queste storie riemerge un paesaggio perduto di letteratura esotica e romanzetti erotici, pagine strappate, messaggi in codice e perfino manoscritti trovati in una bottiglia che hanno galleggiato fino a noi per trovare i loro primi lettori.
Ci sembrerà, al termine del viaggio, di possedere un'immagine più definita dei cambiamenti che hanno portato l'identità gay dal pubblico interdetto alle soglie della normalità.