recensione diStefano Bolognini
La sodomia nella Roma barocca
Dopo approfondite indagini sulla condanna alla sodomia a Firenze, Venezia, Milano e Bologna finalmente è pubblicato un testo che analizza, attraverso gli incartamenti del tribunale Criminale del Governatore tra il 1600 e il 1666, l'atteggiamento dell'autorità romane nel perseguire la sodomia e l'incidenza e le dinamiche nella popolazione coinvolta nel reato.
La ricerca mette in luce il coinvolgimento massiccio della popolazione giovanile, sovente oraganizzata in bande, e in condizioni miserabili, nella perpetuazione del reato ed insiste sulla violenza ai danni di donne e sui rapporti pederastici con i fanciulli.
L'analisi si tiene a debita distanza dall'omosessualità.
"I processi presi in esame - dice l'autrice - non rispecchiano sul piano numerico l'effettiva pratica della diffusione omosessuale".
Mancano, ad esempio, inquisiti di classi sociali medio-alte, e i rapporti che finivano al vaglio della magistratura competente sembrano più far pensare alla pedofilia o alla violenza carnale che all'omosessualità.
Nonostante questo, si intravede sullo sfondo di alcuni dei processi analizzati una rete di luoghi, strade e piazze che ritornano sovente nella carte processuali. Tale rete, insieme alla chiarezza con cui alcuni testimoni indicano alcuni individui come "sodomiti", fa pensare all'esistenza di una sottocultura di sodomiti in qualche modo organizzata e che meriterebbe un approfondimento.